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GOATBURNER + ACROSS THE SWARM
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Il Vuoto - Vastness
17/04/2019
( 2510 letture )
Non è una novità, non è la prima volta che succede (e non sarà ragionevolmente l’ultima), in passato ci sono indubbiamente stati casi ancora più eclatanti… eppure, tutte le volte che ci si imbatte in qualche caso in cui la realtà sembra smentire tutte le premesse che preannunciano un grande futuro per una band o un artista, non si può non restare perplessi di fronte all’imperscrutabile aleatorietà delle strade che portano, se non proprio al successo, quanto meno a una meritata visibilità pentagrammatica che sia in grado di frantumare i confini dei ristretti cenacoli dei solcatori compulsivi dell’underground alla ricerca di perle e gioielli nascosti alla vista dei più.
Con buona pace di tutti coloro che si illudevano che l’avvento dell’era socialcentrica fosse di per sé garanzia del trionfo della qualità, invece, il mondo delle sette note continua a essere dominato da forze misteriose, che da un lato dispensano prosceni e luci della ribalta non sempre in linea con il corredo genetico delle proposte in campo e dall’altro stendono un velo di indifferenza su moniker e lavori che finiscono per passare quasi inosservati a dispetto di valori oggettivamente ben oltre la soglia della semplice accettabilità. Riconosciuto per onestà d’analisi che, se non altro, il metal non è (ancora?) affetto dalla madre di tutte le pestilenze, vale a dire il virus dei talent con tutto l’inesorabile corollario di fenomeni costruiti in laboratorio amalgamando musica e immagine col mestolo del mercato, rimane il mistero di come alcune realtà facciano fatica a essere inquadrate e celebrate nonostante il moltiplicarsi dei segnali che ne confermano l’iscrizione al ristretto novero delle eccellenze.

Come classico caso di scuola possiamo rivolgere lo sguardo a un artista che da cinque anni dispensa ottimi rilasci alla guida di due autentiche fuoriserie del metal più oniricamente oscuro e che rispondono al nome di Chiral e Il Vuoto. Due carriere formalmente separate ma assimilabili innanzitutto per la scelta della modalità one man band, una serie di full length, EP, singoli e split in cui non sono mai mancati i momenti di grande ispirazione e i tratti inequivocabili di una personalità in prepotente emersione, Matteo Gruppi può a (più che) legittimo titolo essere considerato tra i principali alfieri di una declinazione delle materie black e doom che non ponga al centro del sistema le abrasioni o la pesantezza tradizionalmente intese e attese in base alle coordinate tradizionali dei due generi, ma che punti piuttosto sulle opportunità offerte dai due linguaggi quando si tratti di disegnare mondi dominati da tinte crepuscolari in cui la malinconia ha già celebrato il trionfo sulle convulsioni della disperazione.
Se a questo aggiungiamo l’innata capacità dell’autore di affrescare paesaggi giocando sulle infinite possibilità di combinazione offerte dalla tavolozza dei grigi, capiamo subito perché Gruppi abbia da tempo meritato una citazione d’obbligo tra i maestri d’atmosfera, in una sorta di trasposizione cinematografica delle umane solitudini tutta giocata su campi lunghissimi in cui il soggetto si perde lasciando il posto a un senso di rassegnato abbandono al cospetto degli infiniti che ci sovrastano. Sia nell’ottimo Weakness sia nella parte di propria competenza in Senseless Painful Lives in Tears (split del 2016 con i Failor), il mastermind piacentino aveva in realtà sfoderato anche un altro indubbio punto di forza, giocando con intelligenza e raro senso della misura con gli allettamenti drone, tanto da finire non troppo lontano dagli esiti di un mostro sacro del calibro di Colin H. Van Eeeckout alle prese con la creatura CHVE e dimostrando così di potersi aggirare con sommo costrutto nel regno per antonomasia delle rarefazioni e delle dilatazioni di tempi e spazi.

E, a dir la verità, è proprio su una frontiera artistica di tal fatta che chi scrive immaginava di ritrovare Gruppi appena appresa la notizia del rilascio del nuovo full length, ma questo Vastness si è rivelato fin dai primi ascolti strepitosamente sorprendente, andando molto oltre i confini raggiunti nelle precedenti release. La sensazione immediata è quella di un tentativo di ridurre ad unità ciò che finora era stato affidato ai due progetti paralleli, realizzando rispetto a Weakness una compenetrazione ancora più spinta tra doom e black e alzando ulteriormente l’asticella della qualità grazie a un dosaggio delle componenti per larghissimi tratti semplicemente impeccabile. Il press sheet in arrivo dalla label canadese Hypnotic Dirge Records, in realtà, ci inviterebbe a collocare Il Vuoto in un orizzonte funeral/drone, ma ci permettiamo umilmente di dissentire almeno in parte, perché, se è pur vero che soprattutto la prima delle due spinte assume un ruolo di primissimo piano nel cuore pulsante del platter, va detto che i refoli drone spirano molto meno convintamente rispetto al passato e risultano meno decisivi nell’economia dell’album se paragonati ad esempio al peso specifico della componente folk/acustica, sia nella declinazione tipicamente agallochiana che in quella Mournful Congregation (chi associa il combo australiano esclusivamente all’idea di plumbee pesantezze non dovrebbe mai dimenticare una traccia come When the Weeping Dawn Beheld Its Mortal Thirst, che in The Monad of Creation demolisce certezze apparentemente granitiche).
A complicare il quadro in vista di una puntuale classificazione provvede oltretutto una vena melodica tutt’altro che trascurabile, affidata soprattutto a inattesi assoli e arpeggi di sei corde che affondano solide e proficue radici in territori classic/atmospheric rock e finanche blues. Certo, il “comparto oscurità” è saldamente presidiato sia sul versante vocale, dove Gruppi sfoggia un buon growl sabbioso/catacombale alternato a uno scream da consumato blackster, sia nell’impianto complessivo dell’opera (che, senza essere un concept canonicamente inteso, indaga il dolore in tutte le sue molteplici manifestazioni, da quello universale ai tormenti individuali, passando per la malattia mentale e gli istinti suicidi), ma la sensazione di fondo rimane quella di un’uggiosa luce autunnale permanente, più che di un buio pesto pronto a inghiottire nell’abisso qualunque forma o colore gli capiti a portata di mano.
Con simili premesse, è altamente sconsigliata una fruizione dell’album per singoli episodi, pena la perdita dell’incanto che si materializza lasciandosi trasportare dal flusso delle emozioni, così come risulterebbe del pari sterile sezionare le singole tracce isolandole dal contesto, ci limitiamo qui pertanto a segnalare solo la traccia-monstre dell’album, V (The Fifth Nail) , un interminabile viaggio di diciotto minuti che riassume alla perfezione l’arcobaleno di registri, toni e linguaggi che Gruppi è in grado di maneggiare tra sospensioni eteree, passaggi cadenzati, improvvise aperture corali, cammei gilmouriani, devozioni swallowiane…

Un mondo di chiaroscuri e penombre che si illuminano malinconicamente a comporre una sorta di struggente poesia che accompagni, senza lenirla, la quotidiana fatica delle umane esistenze, una trama intessuta di eleganza e raffinatezza che conduce senza apparente fatica verso le vette della commozione artistica, materia e trascendenza in inestricabile intreccio, Vastness è un album che lascia un’orma significativa su metal sentieri decisamente poco battuti ma non per questo meno ricchi di opportunità, per chi si avventuri sorretto dalla forza dell’ispirazione. Non sappiamo se e quando la sorte o le Muse faranno scoccare per Il Vuoto l’ora fatale della visibilità, ma di sicuro, per quanto ci riguarda, ogni minuto che passa è un minuto di ritardo.



VOTO RECENSORE
85
VOTO LETTORI
60 su 3 voti [ VOTA]
Giasse
Sabato 20 Aprile 2019, 10.22.51
5
Mi piace molto. L'Italia in queste sonorità ha sempre dato ottimi riscontri!
SOM
Giovedì 18 Aprile 2019, 16.05.19
4
Datemi una lametta che mi taglio le vene.....
gamba.
Giovedì 18 Aprile 2019, 15.18.06
3
recensione molto stuzzicante. weakness era un buon album, ascolterò volentieri anche questo.
Pacino
Giovedì 18 Aprile 2019, 13.18.45
2
... di idee. Voto 51
Devil1
Mercoledì 17 Aprile 2019, 20.51.09
1
Altamente evocativo. Musica che colpisce nel profondo dell'anima. Veramente un ottimo lavoro
INFORMAZIONI
2019
Hypnotic Dirge Records
Doom
Tracklist
1. Vastness
2. Weakness
3. Her Fragile Limbs
4. V (The Fifth Nail)
5. As The Whole World Failed Me
Line Up
Matteo Gruppi (Voce e tutti gli strumenti)
 
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