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11/04/24
A PLACE TO BURY STRANGERS
MONK , VIA GIUSEPPE MIRRI 35 - ROMA
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25/05/2019
( 2140 letture )
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Tic & Tac è probabilmente il disco meno considerato della discografia degli Area. Questo in virtù delle circostanze, a dir poco funeste, che hanno portato la band, o meglio i rimanenti componenti, a registrare le dieci tracce che riempiono il vinile. Circostanze che rendono questo album un prodotto a sé stante, con delle proprie peculiarità, nonché un unicum della carriera degli Area. La prima cosa da segnalare è l’assenza, o meglio il vuoto incolmabile, di Demetrio Stratos, cantante passato alla storia (e a miglior vita nel 1979 a causa di un’anemia aplastica) per le proprie doti vocali, ma anche per la sperimentazione ardita e gli studi sulla vocalità e la fonazione, oltre alle innate capacità interpretative che lo hanno reso una delle voci più iconiche della musica italiana dello scorso secolo. Da ricordare inoltre anche l’assenza del chitarrista Paolo Tofani, che già da qualche anno aveva lasciato il gruppo dopo la registrazione di Maledetti (maudits). Da qui la scelta di comporre un album interamente strumentale a eccezione della conclusiva Antes de hablar abra la boca.
Il disco suona diversamente rispetto alla produzione a cui gli Area ci avevano abituato durante il periodo Stratos. Mancano infatti la sperimentazione e la commistione di generi disparati volti a creare un ibrido molto particolare e indefinibile, in favore di sonorità puramente jazz fusion, componente comunque da sempre presente nella musica dei nostri. I brani qui contenuti richiamano a tratti i Weather Report, sia nell’impiego dei sintetizzatori, in verità piuttosto ariosi e alla ricerca di melodie quasi cantabili e frizzanti, sia per l'ampio spazio lasciato al sax di Larry Nocella, libero di esprimersi a più riprese durante i vari pezzi con assoli e fraseggi di pregio. Patrizio Fariselli dà varietà alla propria performance alternando i synth al pianoforte. La sua performance, quando non è protagonista con degli assoli, lo vede impegnato nell’imbastire temi musicali variopinti, non eccedendo con la sperimentazione sonora e dosando il tutto, lasciando molto spazio agli altri membri del gruppo (Nocella su tutti). Molto buona la performance complessiva dietro le pelli di Giulio Capiozzo, batterista decisamente avanti per l’epoca da un punto di vista strettamente tecnico, che in questo platter scandisce i tempi con una precisione e una varietà impressionanti, riuscendo in più di un’occasione ad inserire pattern di grande classe. Ultimo, ma non per importanza, Ares Tavolazzi, che firma due composizioni in questo disco (Quartet e Chantée d’amour), oltre a prestare la voce in Antes de hablar abra la boca e a incidere delle parti di chitarra nella title track. Certamente Tavolazzi dà il meglio di sé nel momento in cui si dedica al basso o al contrabbasso, riuscendo a conferire ai singoli brani rotondità e corposità, oltre a legarsi in perfetto sincrono alla batteria di Capiozzo.
Ad eccezione dell’anonima A.S.A., della piatta La luna nel pozzo e della conclusiva Antes de hablar abra la boca, dal titolo ripetuto ossessivamente ma fiacco, i brani risultano quasi tutti di buon, se non ottimo, livello. Tra i momenti migliori si segnala l’allegra partenza de La torre dell’alchimista, dove i synth sorreggono l’impalcatura del brano con un tema musicale piuttosto allegro e quasi catchy. Positiva la prova della seguente Danza ad anello, dominata da Nocella e da Tavolazzi, qui sugli scudi con un bel basso gorgogliante. Lectric rag è pura sperimentazione con le tastiere e i synth (impiegati per imitare il basso), ma è poco più che discreta, non convince in toto e soprattutto ad ascolti ripetuti dà la sensazione che manchi qualcosa a livello di arrangiamento. Tic & Tac ha toni puramente jazz fusion, con una prova corale di pregio, specie nelle parti più veloci e in quelle soliste. Quartet ha toni prevalentemente soffusi e placidi: è un brano jazz a tutti gli effetti, piacevole ma non memorabile. Il discorso fatto per la title track vale anche per Sibarotega, brano più folle della precedente e meno coinvolgente Quartet, connotato da tastiere acide e dai frenetici fraseggi solisti dei fiati. Chantée d’amour merita una menzione principalmente per l’ottima prova dietro le pelli di Giulio Capiozzo, che oltre a sorreggere l’impalcatura ritmica del brano si ritaglia una parte da protagonista dalla seconda metà del brano in poi.
Pertanto, eccoci giunti alle considerazioni finali. Tic & Tac è l’epitaffio che suggella la fine del primo periodo d’attività degli Area ed è un lavoro diverso, figlio delle conseguenze degli eventi elencati a inizio recensione. Tutto ciò per dire che, ancora oggi, risulta difficile approcciarsi a questo disco, sicuramente meno sperimentale e anticonformista dei precedenti lavori, a tal punto da far sembrare gli Area un’altra band rispetto all’insolita creatura camaleontica indefinibile del periodo Stratos. D’altra parte i brani, pur avendo sonorità -passatemi il termine- più tradizionali, rimangono complessivamente ben suonati e arrangiati, presentando diversi spunti d’interesse che ancora oggi fanno di Tic & Tac un disco assolutamente godibile se considerato come un unicum della carriera degli Area (e in quest'ottica va visto anche il voto in calce) nonché una sorta di testamento spirituale.
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8
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Mi sono accorto solo ora che nel 2014, in commento alla recensione di 1978-Gli dei se ne vanno..., chiedevo, per ben due volte : "arriverà anche una recensione di Tic&Tac?" |
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7
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Fu il primo album degli Area che ascoltai: sarà stato nel 1994 e da poco avevo iniziato ad ascoltare prog, jazz e fusion. All'epoca mi piacque e anche oggi lo ascolto volentieri, anche se non è paragonabile alle cose fatte con Stratos. Ritengo l'album più maturo degli Area "1978: gli dei se ne vanno, gli arrabbiati restano!", nel quale Demetrio ci regala una prestazione da urlo e i brani, pur meno sperimentali, sono di una bellezza disarmante. |
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6
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@Le Marquis de Fremont, Nah non penso, già dal tardo 75 inizio 76 in Italia il Prog (il Pop Italiano come lo chiamavano al tempo) stava perdendo terreno in favore della Disco Music e in misura minore del Punk (non che ci fosse una grande scena Punk considerevole, più che altro a livello di ascolti esteri)...
Chi faceva il Prog negli anni 80 é finito a fare cose effettivamente Pop (tipo PFM e Banco), musica da camera e poi roba più sintetica (Le Orme) e altri più cantautorali... qualcuno provò con la New Wave in modo fallimentare. Molti scomparvero per oltre 20 anni comunque.
In Italia c'é una scena Jazz o per meglio dire uno zoccolo duro di appassionati (composta spesso da collezionisti snob intellettualoidi) che dura... ma niente di mainstream intendiamoci.... in Italia poi dopo la Fusion dei 70 c'é stato qualche piccolo successo mainstream dell'Acid Jazz nei 90 (Dirotta su cuba, Lo Greco Bros persino la prima Marina Rei...) e poi negli ultimi anni qualche ottimo cantante e strumentista (Mario Biondi, Stefano Bollani e Chiara Civello).... |
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5
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Mi raccontavano amici Italiani, che in quel periodo di fine '70 e inizio '80 molti gruppo Italiani si stavano spostando su un sound stile Weather Report. Se mi ricordo, Toni Esposito, Il Perigeo e naturalmente ci sono finiti anche gli Area. Qui però, la tecnica e preparazione musicale dei protagonisti, era talmente elevata che non poteva non uscire un disco di altissimo livello. Non sono certo gli Area di Stratos e Tofani e non potevano fare più quelle sonorità. Ma suonano veramente bene e molti pezzi sono gradevolissimi. Bien sûr, non mettiamo un voto altissimo ma 75 mi sembra veramente basso. Au revoir. |
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4
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@Lele 12, ad essere sincero ho ascoltato solo gli Area originali, poi questo disco non so nemmeno se sia stato ristampato, l'assenza di Stratos non mi fa nemmeno venire la voglia di recuperarlo in prima o seconda stampa sinceramente.... considerando poi che non costerà manco poco... |
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3
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@Area: ma se la discriminante è la presenza di Stratos, allora non avrai ascoltato nemmeno gli Area II di Capiozzo... |
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2
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E' talmente tanto il meno considerato che io non ce l'ho e non l'ho nemmeno mai ascoltato... qui non c'era più il grande Demetrio... |
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1
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Ascoltato parecchio quand'ero nel mio periodo Area (metà anni 90)...certamente diverso dai predecessori, ma comunque disco di gran classe.
In quanti possono permettersi un trittico d'apertura come La Torre dell'Alchimista, DanzAnello e ASA?
Direi almeno 80.
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. La torre dell’alchimista 2. Danza ad anello 3. A.S.A. 4. Lectric rag 5. La luna nel pozzo 6. Tic & tac 7.Quartet 8. Sibarotega 9. Chantée d’amour 10. Antes de hablar abra la boca
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Line Up
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Patrizio Fariselli (Pianoforte, Clavinet, Sintetizzatori) Ares Tavolazzi (Basso, Contrabbasso, Chitarra, Voce) Giulio Capiozzo (Batteria) Larry Nocella (Sax, Sax tenore)
Musicisti ospiti Guido Guidoboni (Tromba nelle tracce 2, 8) Luciano Biasutti(Tromba nella traccia 10) Pino Vicari (Voce nella traccia 10)
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