Non so fino a che punto riuscirò ad essere imparziale scrivendo questa recensione. Il fatto è che i CS sono stati, e sono ancora, una delle band che più mi porto nel cuore. Li conobbi per la prima volta nell’85, nel pre-concerto dei Maiden a Bologna; li intervistai poi per una radio locale sperduta tra i monti che trasmetteva un programma chiamato “Sonic Slaughter”, condotto da due loschi figuri, uno dei quali era il sottoscritto; indi incontrai Alberto Simonini , sempre a Bologna nell’86, in occasione del primo HM Festival Italiano di un certo livello, con Skanners, CS, Vanadium, Twisted Sister, e Motorhead, bei tempi, pensare che avevo ancora i capelli alla cintola, ora mi accontenterei di avere i capelli. Se a ciò si aggiunge che io ed Alberto ci siamo scambiati qualche Mail negli ultimi 12 mesi, il gioco è fatto. Al di la’ di queste considerazioni personali il ritorno della formazione storica dei CS è da salutare in maniera positiva, il discorso interrotto bruscamente negli anni 80 con “On the Prowl” sembra non essersi mai interrotto, e lo speed-power di matrice Priestiana dei tempi d’oro rimane intatto nella sua potenza e nella sua aggressività. L’approccio tipicamente CS immette però nel corpo metallico di “The Steel is Back” il loro solito ricorso a cori quasi americaneggianti che rendono la loro proposta per certi versi più facile, (“Raptor” ne è un ottimo esempio), ma mai commerciale, anzi, mi pare di poter dire che non ostante l’età, (‘sti tizi hanno tutti tre o quattro anni più di me , credo), TSOB picchia forte, pur non concedendo assolutamente niente alle mode più moderne. Nella seconda metà il disco tende un po’ troppo a ripetersi, e questo non gli giova, anche perché, la produzione demodé, (credo cercata, e giustamente dato il sound della band), certe volte non li aiuta. Nel complesso un ritorno da promuovere e sostenere, perché hanno fatto la storia del metal Italiano e perché credo abbiano ancora qualcosa da dire. Welcome Back!!
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