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19/04/24
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D-A-D - A Prayer for the Loud
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13/06/2019
( 2754 letture )
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Sì, finalmente era ora! Dopo otto anni di attesa i danesi D-A-D, sono tornati con il loro nuovo album, intitolato A Prayer For The Loud, uscito il 31 maggio via AFM Records. La band opera la scelta giusta, riapparendo sui sentieri del passato e gettandosi a capofitto in ciò che li aveva eletti ad idoli di tanti fans, ovvero suonare un hard rock diretto, corrosivo, eccitante, con magma esplosivo sparso su mitici pezzi e album immarcescibili che hanno conquistato per sempre scaffali del rock come No Fuel Left for the Pilgrims e Riskin It It All. Dischi ancora oggi attualissimi ed efficaci per sbrindellare le pareti divisorie della vostra casa e appiccare il fuoco alla cassa di peperoni che tiene vostra madre nella dispensa. I Disneyland After Dark, questo il loro monicker originale, che dovettero cambiare per intuibili motivi dopo le intimazioni ufficiali della company americana, tornano a graffiare, dall’alto della loro miscela musicale irresistibile e dei live infiammanti e le follie sul palco (ricordate il basso a due corde del mattoide con il caschetto Stig Pedersen?). Il quartetto ha recuperato il sacro fuoco, o almeno così pare, e lo si evince anche dalle loro parole sulla nuova fatica da studio:
“In passato, di tanto in tanto, ci siamo imbattuti in nuove strade da percorrere per provare cose, che erano piuttosto lontane dal cuore di ciò che abbiamo sempre fatto. È stato molto divertente, ma questa volta abbiamo voluto tornare alla nostra essenza primigenia. Questa volta siamo veramente i D-A-D!”
La copertina irriverente di Søren A. Olsen, al limite del blasfemo, è un segnale forte del loro ritorno con tanto di simbologia classica con il teschio di mucca, oltre 44 minuti di musica, registrata nei tre anni passati presso i Grapehouse Studio di Copenaghen, con il produttore Nick Foss, rappresentano una fedele istantanea scattata a riguardo della forma del gruppo e di ciò che oggi sono diventati i rocker danesi. Pattern di batteria e via si parte con Burning Star, vaghe reminiscenze alla Darkness del secondo album, poi scoppia l’anima dei danesi con un riff di chitarra quasi noise e la voce alcolica di Jesper a menare le danze e le vostre orecchie, un bel colpo iniziale nello stile minimale del combo con un assolo tirato allo spasimo; buona la prima. La title track svicola calma e ragionata con un sound pieno e con un feeling alle stelle, cori a salire, ritornello a bomba con l’armageddon sonoro che prende forma sotto lo scoppio di stacchi e controstacchi, e la voce diabolica del frontman che incenerisce ogni minimo pulviscolo nell’aria, randellata micidiale di hard rock rabbioso e ringhiante di un Jesper Binzer super, e un solo guitar profondo e tirato ma molto armonico. Devastazione in atto! Nothing Ever Changes è anthemica nel modo D-A-D di intendere il rock duro e aspro, con un loop di chitarra che inchioda e la solita prestazione vocale raschia cemento, The Sky Is Made Of Blues appare melodica, efficace, con un ritornello evocativo e dolce, con tanto di assolo chitarristico liquido, poi sfreccia la ruvidità di The Real Me che reca stampigliato il trademark dei quattro, refrain esplosivo, rauco e maledetto: tutto molto bello e godereccio. La pesantezza e l’oscurità di No Doubt About It fa da contraltare ad un inciso molto corale, un inno all’insegna della sei corde bollente che compone il brano, inseguita dalla voce granulosa e incazzata del singer, altra song che spara scintille con un assolo piroclastico. A Drug For The Heart si scioglie in una ballad acustica di buona fattura che farà illuminare accendini e display dei telefoni ai concerti. E boogie rock sia con Musical Chairs, scatenata, ad alto voltaggio, saltellante, incisiva come il morso di un crotalo, impossibile resistere seduti: qui la band tira fuori tutta l’energia accumulata in 8 lunghi anni d’assenza e si sente eccome; steccata micidiale. Time Is A Train è splendida nel suo riff americano anni settanta, letteralmente ossessivo e trapanante, prova vocale di Jesper molto matura anche sulle note medie, il tutto legato da ottime coralità ad incrociare, Happy Days In Hell è invece un brano tosto con una batteria solidissima, come in tutto il playing d’altronde, in cui tornano le melodie di chitarra dei bei tempi con un ritornello rotondo che rimane impresso, mentre l’ascia in solo riprende le note dell’inciso, finché giunge la finale If The World Just, Aerosmithiana fino al midollo in tutto e per tutto, armonie, cori, costruzione e melodie.
A Prayer For The Loud va salutato come un ottimo lavoro di ritorno dei D-A-D, una notizia che farà felici tutti i loro seguaci e in generale i cultori del rock tosto e temperato al titanio. La voce di Jesper è mischiata con il kerosene e non ha perso nemmeno un centilitro di smalto, anzi con il tempo ha acquisito uno spettro dalle coloriture ulteriori, il reticolato di chitarre è potente, incivile e sbruffone, sempre pronto, però, a mettersi a disposizione della scrittura dei pezzi, gli interventi solisti sono tutti azzeccatissimi ed emozionanti, la sezione ritmica molla ceffoni ovunque. Insomma, il livello di questo nuovo lavoro è decisamente molto alto. I quattro sono pronti a partire in tour tra nord Europa e Germania, con la speranza di poterli vedere anche sui nostri lidi. Welcome back danish rocker, Welcome back D-A-D! Sinceramente ci siete mancati.
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13
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Grande ritorno di una grandissima band che ho amato alla follia da ragazzino! 88/90 il mio voto |
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12
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....ho sempre seguito i D.a.D dalla mia ormai lontana adolescenza....una grande band di originale mistura rock!...loro sono sempre poco classificabili ed e' il loro pregio!...molti album a seguito i due capolavori a cavallo degli anni 90 sono ben riusciti e modernizzati efficacemente!...mi viene in mente everything glows o monster philosophy...ascoltando questo nuovo platter pero' non mi trovo daccordo con il recensore....questo album ha brani poco riusciti e distanti anni luce da quelli migliori !....suggerisco di ascoltare l'album solista di jesper binzer uscito l'anno scorso a nome dying easy!....quello ha brani favolosi e vicini a quanto fatto a meta' anni 90!!!! |
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11
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ahahah!!!! il voto dei lettori fa ridere, ma avrenno dei problemi di u dito, non dello stesso valore di no fuel left for the pilgrims, tra l'altro piu' o meno nei Big usci', per assonanza , modern pilgrims di Ashton, poi vate della now &then che spero che il Sig. Leonetti prima o poi recuperera'. Il voto e' corretto, manca il nuovo dei Backyard B. piu' o meno in linea. Sul versante piu' soft rock aspettatevi grosse sorprese dall'imminente album di Mark Backer |
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10
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I D.A.D. ! Li avevo quasi rimossi dalla mia mente! Ricordo ai tempi, prima metà anni '90, ebbero un certo 'successo'. Avevo un loro album, 'Helpyourselfish', che da quel che ricordo non era male. |
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9
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C'è un problema nel sito credo. Ho provato a votare ultimamente e mi riesce solo se voto 30..ahahah... Ci sarà qualcosa da mettere a posto... |
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8
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Io ho provato a votare ma mi da "Non puoi votare due volte per lo stesso disco!!" quando io questo disco non l'ho mai votato... ma come si fa? |
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7
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Per la serie la mamma dei crediti è sempre incinta... due voti dei letto con 30 di media.
Signori, questo è un grande disco di hark rock.
Sturatevi le orecchie, preparate una birra, rutto libero e play. |
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6
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Curioso di ascoltare la loro ultima fatica....grandi D A D , no fuel left for the pilgrims capolavoro assoluto. |
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5
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Li seguo dagli esordi, mai deluso. Nemmeno nelle fasi alternative e in quelle pseudo western. Immensi!!! |
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4
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Mi è arrivato oggi a casa... fremo dall'ascoltarlo. Non mi hanno mai deluso, e negli ultimi anni hanno comunque saputo continuare a costruire "anthem" come "Lawrence Of Suburbia","Scare Yourself", "Monster Philosophy", "Money Always Takes the Place of Life", "A New Age Moving In", "Last Time in Neverland" e molti altri... senza stare li a scomodare lo SPLENDIDO "Non Fuel Left for the Pilgrims" e "Riskin it all".... |
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3
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Chiedo venia per il refuso, ovviamente il nome originale della band è Disneyland After Dark... |
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2
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Quello sarebbe D.A.B. |
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1
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D. A. D. = Disney after Bomb... GRANDISSIMO! |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Burning Star 2. A Prayer For The Loud 3. Nothing Ever Changes 4. The Sky Is Made Of Blues 5. The Real Me 6. No Doubt About It 7. A Drug For The Heart 8. Musical Chairs 9. Time Is A Train 10. Happy Days In Hell 11. If The World Just
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Line Up
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Jesper Binzer (Voce, Chitarre) Jacob Binzer (Chitarre) Stig Pedersen (Basso, cori) Laust Sonne (Batteria)
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RECENSIONI |
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