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Fleshgod Apocalypse - Veleno
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24/06/2019
( 4487 letture )
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Negli ultimi anni la carriera dei nostrani Fleshgod Apocalypse è stato un turbinio continuo di eventi e cambiamenti. Se la release di King soddisfò compiutamente fan e critica, appena un anno dopo, la formazione umbra ha subito un importante rimpasto degno degli ultimi governi politici del Belpaese: con l’improvvisa dipartita di Tommaso Riccardi, Francesco Paoli ha ripreso il timone della nave riposizionandosi alla voce e alle chitarre, lasciando il posto dietro le pelli a David Folchitto (Stormlord, Prophilax). Successivamente la band ha intrapreso un importante tour in Sud America con i Septicflesh, Francesco Ferrini viene invitato a curare alcune parti orchestrali dell’ultimo disco dei Dimmu Borgir; tornati in terra europea, i nostri si vedono costretti ad annullare le ultime date del tour nel vecchio continente, visto che qualcuno ha pensato bene di sottrarre importante strumentazione al gruppo. Insomma, non proprio tre anni di piattume e lavoro d’ufficio. Successi e difficoltà professionali a parte, la band, totalmente rivoluzionata nei suoi elementi essenziali, ritorna nel maggio del 2019 con questa nuova release dal nome Veleno, pubblicata anche a questo giro dalla fidata Nuclear Blast.
Già con i primi ascolti, si capisce sin da subito gli elementi di distacco di questa nuova release rispetto al precedente King; da una affascinante descrizione della decadenza, imbavagliata in un contesto di pura apparenza regale estetica, in questa circostanza, la band si mostra più interessata a trattare tematiche volte a scandagliare la coscienza umana e i suoi pesi esistenziali, come ben rappresentato dalla copertina che riesce a riassumere nel suo stile oscuro la tematica portante dell’intero disco. Venendo però di più al concreto, un cambio di line up così radicale, non poteva che avere le sue dirette conseguenze anche su quanto espresso in musica; Veleno, infatti, dimostra di essere un disco ricco di rabbia e livore; il background death metal di Francesco Paoli emerge in modo evidente e detta il leitmotiv che verrà rigorosamente rispettato per quasi tutta la durata del disco. Le chitarre, infatti, assumo nuovamente il ruolo di assolute protagoniste, con l’inedita coppia d’asce che sforna riff di chitarra sicuramente più elaborati, dinamici e graffianti rispetto al recente passato, in cui le sei corde, risultavano forse sin troppo sacrificate. Questo nuovo riassetto ha avuto un’evidente ricaduta sulle parti orchestrali e i classicismi, i quali, si limitano ad accompagnare l’irrefrenabile furia degli strumenti a corda, sebbene non mancano frangenti in cui le doti compositive di Francesco Ferrini, emergono ora in modo elegante, ora in modo più maestoso. Nel suo complesso, Veleno è un disco che suona sicuramente in modo più diretto rispetto al passato, sebbene, anche qui, non manchino elementi operistici, momenti di grande pathos e di epicità assoluta. Altresì, spuntano con una certa frequenza momenti di vera e propria narrazione, ma l’artifizio sembra non raggiungere il risultato sperato, visto che la voce viene completamente coperta dagli strumenti, risultando così poco comprensibile (oltre al fatto che, la lingua adoperata è il latino e in un'unica circostanza l’italiano). La traccia di apertura Fury riassume perfettamente lo stile dei nuovi Fleshgod Apocalypse le chitarre, di nuovo alla ribalta, sfornano riff a ripetizione, sposandosi bene con gli elementi orchestrali e operistici che, sebbene sulle retrovie, assumono un ruolo fondamentale per l’economia del pezzo; sulla stessa linea troviamo anche le successive Sugar, fra i pezzi di punta del disco, con i suoi ritmi più serrati e un ritornello che rimane tremendamente stampato in testa, Worship and Forget, pezzo ad alta intensità, dove l’anima più barocca della band emerge chiaramente sul finale e Pissing on the Score, la quale non avrebbe sfigurato nelle prime pubblicazione della band. A queste bordate assolutamente adrenaliniche, non bisogna dimenticare le ottime Carnivorous Lamb, con la sua intro maestosa e ricca di elementi folkloristici, la quale si sviluppa successivamente in un pezzo frenetico e nel classico stile dei Fleshgod Apocalypse. In questo contesto, per la prima volta, affiore la voce pulita e graffiante di Paolo Rossi che non mancherà di dare il suo contributo alla causa nella canzone Absinthe, un pezzo, quest’ultimo, dove gli elementi death e i cori di sottofondo danno vita a una trama avvincente e in costante evoluzione, alternandosi tra ritmi frenetici a passaggi più incalzanti. Per quanto riguarda il capitolo voce pulita, questa, insieme ai frequenti assoli di chitarra (abbastanza ripetitivi in quanto si muovono quasi sempre sugli stessi canovacci), è forse l’elemento debole del disco; ad opinione di chi scrive infatti, le clean vocals sono troppo ariose e sfarzose, volte a conferire ulteriore epicità alle trame del disco, apparendo però poco autentiche e naturali. E a proposito di epicità, Monnalisa è, invece, uno dei pezzi che funziona più all’interno del disco; si parte con un motivo melodico che si susseguirà per tutta la canzone, la quale, si svilupparsi su ritmi più contenuti, dove le parti sinfoniche assumono un ruolo chiave. In questo caso è la vena più teatrale dei Fleshgod Apocalypse ad emergere, in un pezzo autentico e che si va a posizionare tra i migliori mai incisi dalla band umbra. Sulla stessa linea, ma dai ritmi ancora più contenuti, la ballad The Day We’ll Be Gone, dove Veronica Bodacchini culla e ammalia con la sua voce l’ascoltatore, in un pezzo dai tratti cinematografici. La canzone potrebbe andare bene con la sola voce femminile, ma viene quasi rovinata dalla voce maschile che si lancia in improbabili gorgogli stucchevoli, ad imitare lo stile “Beauty and the Beast”.
Per concludere, Veleno è un disco destinato inevitabilmente a far discutere nuovamente i fan o più in generale gli ascoltatori. Sebbene qualche passaggio a vuoto, nel suo complesso, il disco scorre in modo coerente con quanto espresso negli ultimi tempi dalla band umbra, la quale, nel corso degli anni, ha assunto un ruolo di primo piano per il metal nostrano. Veleno è un disco potente, ricco di ottimi spunti e canzoni di primissimo livello, resta il fatto che i Fleshgod Apocalypse, visto il ribaltone di cui sono stati protagonisti, appaiono alla ricerca di un nuovo equilibrio che arriverà solo con il tempo.
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26
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Disco praticamente perfetto, migliore uscita dell'anno e non solo nel suo genere. 95. |
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Probabilmente il miglior gruppo estremo italiano assieme ai Fulci, di cui ho notato non c'è neanche una recensione, bisogna rimediare perché Tropical Sun è un capolavoro! |
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Sinceramente mi aspettavo di meglio. I singoli (soprattutto "Sugar" e "Worship and Forget") mi avevano fatto ben sperare. Ora, non è che l'album sia brutto, ma sinceramente non mi prende quanto "King", in cui già solo le prime 4/5 canzoni sono su tutto un altro livello, o "Labyrinth", che per quanto caotico riesco comunque ad apprezzarlo moltissimo. La voce pulita mi sembra abbia fatto un passo indietro rispetto a "King", e sembra spesso forzata ed esagerata. "Absinthe", però, risulta comunque un pezzo molto interessante, atipico forse ma uno dei migliori. "Pissing on the Score" e "The Day Will Be Gone" per me non sono molto riuscite, e nella seconda il dialogo tra voci è venuto malissimo. In ogni caso, gli altri pezzi sono senz'altro buoni o molto buoni, però non so, manca quel che in più che fa decollare davvero l'album |
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Erano già presenti in quello precedente. |
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...pensavo di avere trovato un gruppo con le contropalle e questi mi vanno ad inserire le clean vocals... NCS (Non Ci Siamo) |
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Uno dei migliori gruppi italiani..su disco e dal vivo👍 |
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20
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Ferali su disco, ma come già detto dal vivo non si capisce un cazzo. |
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Gruppo inutile anche no, delle macchine da guerra. Con questo si sono superati secondo me, pur avendolo ascoltato ancora poco sulle prime mi ha impressionato come neanche King (seppur bello) aveva fatto a suo tempo. E concordo che siano migliorati molto anche in sede live, ormai una realtà internazionale per il genere in questione. |
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18
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trasher ai primi tempi erano sicuramente zoppicanti sui live, soprattutto per il marasma di suoni. Oggi sono notevoli pure live, pochi discorsi... |
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17
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Non sono d'accordo con la recensione. Il gruppo non mi e' sembrato affatto in cerca di equilibrio, anzi sembra averlo finalmente trovato. In Veleno tutti gli elementi chiave del sound della band sembrano in ottimo equilibrio, cosa che in aggiunta ad una buona ispirazione generale regala ai fan dei Fleshgod Apocalypse qualcosa di cui non discuteranno affato. Questo disco, infatti, e' un concentrato di emozioni per coloro che li hanno seguiti fino ad ora, e lo dico io che non sono affatto un loro fan. Per il voto toglierei diversi punti agli ultimi loro dischi per aggiungerli a questo. |
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16
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Non vedo l ora di ascoltarlo |
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15
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Vi dirò di più dal punto di vista della voce pulita che noto essere il punto debole individuato dai più, nell'elaborare lo scritto ho dovuto riascoltare più volte King (che ho sempre recensito io) perchè me le ricordavo migliori e non così sforzate (infatti, ricordavo bene). |
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14
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Molto bello, ma in generale lo trovo un po' inferiore a King. Inoltre trovo orripilanti le linee vocali della voce "pulita" (se vogliam chiamare così quelle urla). Secondo me, 78 sarebbe un voto giusto, visto che a King darei tra 80 e 82. Che poi, oh, il 77 della recensione mica è un voto basso! |
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13
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Mi stà piacendo moltissimo, epico e poetico. Difficile far meglio |
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12
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Analisi e voto finale ingenerosi. In generale sono d'accordo con la recensione, ma questo disco è clamoroso. Alla pari se non superiore a King del 2016. Per me 90/100. Ora li possiamo finalmente accostare ai Septicflesh come punta di diamante della scena estrema europea. |
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11
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Disco straordinario, ottimo songwriting, orchestrazioni più asciutte e grandissimi riff. Produzione che migliora disco dopo disco (finalmente si sente tutto e bene). L'unica pecca effettivamente sono le clean vocals; vi prego Fleshgod eliminate le clean vocals e date questo spazio a quel mostro di bravura che è Veronica, che in questo disco è fenomenale. Monnalisa è una delle cose più belle che ho ascoltato ultimamente. Voto 87 |
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10
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77...77...77... no mi dispiace. Forse volevate dire 87 |
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9
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Grande band che da lustro alla nostra scena, discreto album, voto 72. |
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8
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A mio avviso King è finora l'apice della loro produzione, ma questo lavoro è straordinario per songwriting e impatto. Giuduzio troppo severo del recensore, roba così non se ne sente in giro. |
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7
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Per me è un capolavoro. Un grandissimo disco che non ha un minimo di caduta di tono. Al momento, è il mio disco dell'anno. |
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6
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Top ten di fine anno e miglior disco della loro storia ad oggi. Chapeau |
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5
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Confermo quando scritto sotto da lux chaos. Album incredbile, capolavoro che meritava sicuramente un voto migliore...ma come sempre Nemo propheta in patria. |
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4
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Straordinario, un disco pazzesco, sarà spero riconosciuto come capolavoro fra un po di anni |
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3
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Grazie della segnalazione, chi di dovere provvederà! |
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2
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*Septicflesh tutto attaccato, scusate |
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1
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Nella recensione ci sono dei refusi: "Prophillax" al posto di "Prophilax" alla sesta riga, e "Septich Flesh" al posto di "Septic Flesh" alla settima. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Fury 2. Carnivorous Lamb 3. Sugar 4. The Praying Mantis’ Strategy 5. Monnalisa 6. Worship and Forget 7. Absinthe 8. Pissing on the Score 9. The Day We'll Be Gone 10. Embrace the Oblivion 11. Veleno
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Line Up
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Francesco Paoli (Voce, Chitarra, Batteria) Paolo Rossi (Basso, Voce) Francesco Ferrini (Piano, Orchestrazioni)
Musicisti ospiti:
Veronica Bordacchini (Voce Soprano) Fabio Bartoletti (Chitarra) Aurora Bacchiorri (Violino) Lucrezia Sannipoli (Violino) Federico Micheli (Viola) Tommaso Bruschi (Violoncello) Federico Passaro (Contrabbasso) Daniele Marinelli (Mandolino) Maurizio Cardullo (Uilleann Pipes) Matteo Flori (Percussioni)
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