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19/04/24
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CCCP - Fedeli alla Linea - Canzoni Preghiere Danze del II Millennio - Sezione Europa
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30/06/2019
( 2580 letture )
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E’ il 1989 e il mondo sta per cambiare irreversibilmente. Chi c’è lo sa, si sente nell’aria, come dicono gli Scorpions in Wind of Change. Scorrendo i fatti di quell’anno, iniziato con il nuovo imperatore giapponese Akihito e finito con il crollo del Muro di Berlino e la fine di fatto della Guerra Fredda, a cui seguono la fine del regime in Romania e in quasi tutti i Paesi dell’Est e del Baltico, il ritiro dell’esercito sovietico dall’Afghanistan e lo scioglimento del Partito Comunista Sovietico, la chiusura dell’esperienza del Partito Comunista Italiano, piuttosto che il riconoscimento di Solidarność in Polonia, si capisce già che questo non è un anno qualunque. Anche fatti del tutto “secondari”, come la prima puntata dei Simpson o l’uscita di Mons. Marcinkus dallo IOR del Vaticano, piuttosto che la prima commercializzazione dello storico Game Boy della Nintendo, testimoniano che davvero i tempi stanno cambiando. E se l’URSS piange o magari festeggia la propria fine, certo i nostrani CCCP – Fedeli alla Linea non ridono. La band di Ferretti e Zamboni sta infatti attraversando a sua volta un momento di cambiamento e, in un certo senso, di crisi. Anzitutto, la propria posizione nello scenario musicale italiano è costantemente al centro di critiche: per alcuni, band da boicottare a prescindere, per altri con tipica mentalità sinistrorsa, band di falsi e venduti, a partire proprio da Giovanni Lindo Ferretti. Attratti dalla notorietà e dal colore dei soldi, secondo i critici, come confermato ad esempio dalla collaborazione con Amanda Lear dell’anno precedente, con conseguente apparizione a Saint Vincent e dalla firma per la major Virgin. Proprio in quel fatidico 1989, invece, il gruppo assieme ai Litfiba e ai Rats sarà in tour proprio in Unione Sovietica e, a Mosca, si troveranno un palazzetto gremito di militari. Queste le parole di Ferretti, estrapolate da Wikipedia:
«... usciti di lì i CCCP non avrebbero potuto dare più nulla. Dopo aver cantato a Mosca, con addosso i postumi di una sbronza colossale, nel mezzo di uno spettacolo secondo me straordinario, con i militari in piedi durante A Ja Ljublju SSSR; che altro potevo chiedere?» (Giovanni Lindo Ferretti)
Insomma, anche per i CCCP – Fedeli alla Linea il vento del cambiamento comincia a soffiare e questo si riflette anche nella musica contenuta nel terzo album Canzoni Preghiere Danze del II Millennio - Sezione Europa e nelle collaborazioni di questo periodo, che hanno come curioso riferimento Luca Carboni, col chitarrista Carlo Chiapparini che inizia a collaborare col cantautore, Ignazio Orlando che suona il basso in Persone Silenziose e il fonico di Carboni che diventa fonico dei CCCP – Fedeli alla Linea. Anche a livello di produzione e arrangiamenti di conseguenza le cose cambiano e neanche poco. Meno spazio alle chitarre, che sono però meglio registrate e molto più spazio a sintetizzatori, sequencer e suoni artificiali. La musica assume così una connotazione diversa, uscendo in buona parte dal post punk carico di folk e di riferimenti sovietici e aprendosi a sonorità new wave e pop, nelle quali a dire il vero non si può dire che il gruppo sfiguri o perda la propria identità, ma probabilmente non si trova del tutto a proprio agio e neanche sembra giovare particolarmente delle novità. Non mancano comunque momenti di elevatissima qualità, come solo questi fuoriclasse sembravano in grado di creare e in generale la qualità dei testi di Ferretti resta elevatissima.
L’album si apre con quella che all’epoca poteva sembrare una provocazione tipicamente punk e che vista in prospettiva è stata invece un’anticipazione: la strofa cantata dal vivo da Ferretti de Il Testamento del Capitano, canzone degli alpini della Prima Guerra Mondiale, fischiata ferocemente dal pubblico dell’Arezzo Wave (rassegna peraltro mai sufficientemente rimpianta). Un inizio curioso, che però lascia il posto a Svegliami, inno assoluto con le celeberrime strofe:
Intanto Paolo VI non c'è più E' morto Berlinguer Qualcuno ha l'AIDS Qualcuno il PRE Qualcuno è POST senza essere mai stato niente
E:
Cerco le qualità che non rendono In questa razza umana Che adora gli orologi E non conosce il tempo Cerco le qualità che non valgono In questa età di mezzo
Al solito, perfettamente consapevoli del momento e contemporaneamente tesi al futuro, i CCCP – Fedeli alla Linea raccontano anche la realtà post-sovietica dei Paesi dell’Est di Huligani Dangereux, tracciando il quadro di una transizione in corso verso un qualcosa di non chiaro. Le sonorità addomesticate si fanno invece avanti in B.B.B. con un arrangiamento davvero poco credibile e “morbido” e un cantato da parte di Ferretti pacato e quasi da crooner, non proprio riuscito. In compenso la chiusura del testo è come di consueto raggelante:
Si rimane così Magari un po' perplessi sui treni fuori orario Scendendo scale mobili aspettando un passaggio Che non so se verrà Che non so se verrà ma non credo che venga
E se Fedele alla Lira? non nasconde il proprio intento punk (musicalmente piuttosto annacquato, a dirla tutta) di reazione alle critiche già espresse sul presunto sputtanamento del gruppo, con una veemente presa di posizione di Ferretti contro chi lo vuole simbolo ed eroe incorrotto e sempre al passo con l’avanguardia e con la visione che gli altri hanno di lui (concetto che poi sarà ripreso anche in A Tratti dei nuovi C.S.I.), Roco - Roço – Rosso con i suoi richiami spagnoleggianti e funky ci regala un testo che è una vera poesia splendente. Decisamente più credibili a livello musicale invece le influenze mediorientali di La Qualità della Danza, gran bel pezzo, tra i più interessanti del disco. Influenze che si ritrovano in parte anche in E’ Vero, che però apre decisamente a sonorità pop nel refrain, che si avvicina al “pop mediterraneo” di Mango, per poi nascondere un testo ferocissimo di critica al mondo moderno, il mondo della bomba atomica, della perdita della spiritualità, del degrado ambientale e, con un concetto molto interessante, di “eccesso di concentrazione” spaziale delle persone. Arriviamo così all’anticipo di Palestina (15/11/1988) con le durissime parole
Le nostre case ad altri le vedove Pietre disperse all’imbocco della strada Guidano i passi dell’Intifada Agli insolenti l’ira ai giusti la grazia
che non lasciano proprio dubbi sull’interpretazione dei fatti data da Ferretti e soci e che aprono poi a Madre, in tutto una invocazione alla Madonna, rappresentata anche in copertina con la tipica iconografia ortodossa. Pezzo controverso per antonomasia, che valse alla band una recensione con intervista su Famiglia Cristiana e sul quale si sono sparsi i letterali fiumi d’inchiostro, si segnala oltre che per l’accorata interpretazione, per la assolutamente inedita base strumentale, che ci porta lontanissimi dalle sonorità tipiche della band, lanciandosi verso un synth-pop che per molti è davvero un colpo al cuore. Conviene torna invece appieno sia musicalmente che tematicamente alla tradizione dei CCCP – Fedeli alla Linea, con la sua critica penetrante al mondo consumista nella quale, ricordiamolo, l’attacco non è tanto e non solo al sistema produttivo capitalista, quanto piuttosto alle sue conseguenze disumanizzanti, mesmerizzanti e distruttive delle relazioni sociali e familiari. And the Radio Plays combina reggae e new wave. Anche in questo caso, siamo di fronte ad un pezzo che resta e incide profondamente, con un substrato musicale solare e allegro che crea un contrasto strano e che mette a disagio. Resta però il dubbio che questo contrasto non sia del tutto voluto. L’album si chiude con due brani molto particolari: Vota FATUR, affidata ovviamente alla voce di Danilo Fatur, Artista del Popolo, dietro il testo quasi incomprensibile, è invece un ferocissimo quadretto futurista dance di denuncia al turismo sessuale italiano in Thailandia: il ritornello, se così vogliamo chiamarlo, è infatti la declamazione della tariffa per un “rapporto completo” e, se vogliamo, l’arrivo della polizia che interrompe l’amplesso è quasi troppo “lieto fine”, rispetto alla tremenda realtà dei fatti. Reclame nella quale invece a prendere il proscenio è Annarella Giudici, è in realtà solo la presentazione del gruppo su base new age, affidata inevitabilmente alla Benemerita Soubrette, che declama i nomi dei “suoi gioielli”.
Canzoni Preghiere Danze del II Millennio – Sezione Europa è insomma un disco che riflette un momento di transizione, tanto esterno quanto interno, il che conferma la profonda connessione poetica, retorica e programmatica alla realtà e alle ferite del mondo e della società contemporanea. Una visione lucidissima, feroce e senza sconti, condotta dagli occhi di chi ideologicamente va oltre tanto al capitalismo, quanto al formalismo liberticida e affatto rivoluzionario, di ciò che resta del comunismo sovietico. Eppure, in questo album, proprio il crollo dello scenario comunista chiama inevitabilmente un futuro in divenire, nel quale ancora non si riesce a spingere appieno lo sguardo. Musicalmente come detto le cose cambiano e cambiano drasticamente, forse anche più che a livello lirico e con l’impressione che il passaggio non sia vissuto nella piena consapevolezza e forse penetri dall’esterno senza un controllo chiaro di cosa davvero si voglia e dove infine si voglia arrivare. Questo naturalmente comporta che Canzoni Preghiere Danze del II Millennio – Sezione Europa sia generalmente considerato il disco meno riuscito della band. Come tutti i dischi di transizione, porta con sé alcune cose del passato, alcune del futuro e alcune che non saranno mai più percorse, il che di per sé potrebbe renderlo in qualche modo anche più affascinante e meno invecchiato di altri dischi più omogenei. Resta il fatto che il giudizio su di esso non possa prescindere dai suoi chiari limiti, declinati in primis dalla band stessa che, ancora una volta, proprio in quel fatidico 1989, compirà la propria metamorfosi ultima, con l’arrivo degli ex-Litfiba, Maroccolo, De Palma e Magnelli, che andranno ad integrare il nucleo emiliano, per quello che sarà l’ultimo capolavoro dei CCCP – Fedeli alla Linea, prima della trasformazione in Consorzio Suonatori Indipendenti e l’inizio di un nuovo mondo.
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6
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Sul finire degli anni 80 e di come conoscevamo il mondo fino ad allora,poi è cambiato tutto,i CCCP hanno rappresentato anche questo,almeno per me,e forse erano già andati oltre quello che potevano andare,ci sono dei bei pezzi ma manca appunto "il tempo",gli anni 80 sembravano già lontanissimi ma dove stavamo andando?non do un voto perché mi resta difficile essere obiettivo,separare la pancia dal cuore,oggi siamo già in quel dopo e,se posso dirlo,fa cacare,e lo sono anche certe scelte.vabbhè ciao |
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5
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Premettendo che non sono mai stato un loro grande fan... qui c'è la loro canzone che preferisco ovvero "Le qualità delle danza".
Anche se li ho visti anni dopo furono mitici gli spot televisivi per la promozione dell'album, tipo quello con Ferretti dove diceva "Le linee nere stanno salendo e sono in procinto di far crollare, corrompendole con la propria azione, l'ultima linea forte e chiara! E' lo sgretolamento, nessun luogo é propizio" o una cosa del genere. Vi invito ad andarlo a vedere. |
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4
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@Lizard Fatto |
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@Alex Cavani: scusa se mi permetto... Ti andrebbe di scrivermi alla mail che trovi nella pagina staff? Grazie |
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Ufficiale allora: manca solo il "mio" disco dei CCCP da recensire ahah Questo qui è l'album che ho ascoltato meno della loro discografia, ma basta solo "Madre" per renderlo imprescindibile (la versione più bella di questo pezzo rimane quella di qualche anno fa in chiesa con coro e fisarmonica a mio parere, da brividi veri; c'è anche un disco di quell'evento, ma ora non ricordo il nome). Unico rimpianto B.B.B., che su disco suona malissimo, mentre la versione presenta su Live in Punkow è meravigliosamente alienante. Rimane un disco da scoprire, forse più nel profondo rispetto a tutti gli altri dei CCCP. |
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È un collage incasinatissimo, mi piace da matti per questo, tra i loro album veri e propri è quello che preferisco. La prima parte mi fa sorridere, è punkeggiante e scanzonata poi da Roco etc arrivano suoni inquietanti orientali che fanno girare la testa, poi È Vero è la quiete prima dei toni apocalittici di Palestina e mistici di Madre. La prima volta che li sentii ci rimasi che... boh... che cavolo è sta roba! E poi l'ultima parte di nuovo allegra caotica assurda. Vado a memoria quindi non sono sicuro ma mi sembra che le strofe di Palestina citate nella rece siano diverse: "le nostre case ad altri le donne vedove ... ... ... agli insolenti l'ira la grazia ai giusti"
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Il Testamento del Capitano 2. Svegliami (Perizia Psichiatrica Nazionalpopolare) 3. Huligani Dangereux 4. B.B.B. 5. Fedele alla Lira? 6. Roco - Roço - Rosso 7. Le Qualità della Danza 8. È vero 9. Palestina (15/11/1988) 10. Madre 11. Conviene 12. And the Radio Plays 13. Vota FATUR 14. Reclame
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Line Up
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Giovanni Lindo Ferretti (Voce, Testi) Massimo Zamboni (Chitarra) Carlo Chiapparini (Chitarra) Ignazio Orlando (Basso, Tastiera, Drum Machine) Danilo Fatur (Artista del popolo, Voce) Annarella Giudici (Benemerita soubrette, Voce)
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RECENSIONI |
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