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Laetitia In Holocaust - Fauci tra Fauci
12/07/2019
( 1751 letture )
La penisola italica non sembra essere territorio di facile presa per un genere musicale estremo e dissonante come il black metal. Nonostante non siano poche, di rado band italiane sono riuscite davvero a emergere a discapito dei colleghi nordeuropei, ma anche rispetto ad altri paesi dalle radici profondamente mediterranee come la Grecia. Tuttavia, la nera fiamma è presente anche nel Bel Paese e in sfaccettature peculiari: numerosi i casi nei quali è stata in grado di generare opere non prive di fascino e che molti si sono lasciati sfuggire, ma che rimangono nel cuore di chi è stato abbastanza lesto da afferrarle, perfino all’estero, dove band come Morturary Drape o Necromass, incontrano sicuramente più apprezzamento che in patria.

I Laetitia in Holocaust sono un duo emiliano, composto da S., voce e chitarra, e N., basso e chitarra, che fa black metal dal quasi vent’anni, con qualche produzione minore e due album tra 2009 e 2011. Fauci tra fauciarriva quindi oggi dopo un lungo silenzio, ma è pronto a rimettere in gioco una band che sicuramente aveva ancora qualcosa da dire. “Letizia” e “olocausto” non sono opposti, ma sono chiaramente due parole che suscitano delle emozioni nel minore dei casi contrastanti. Semplicemente partendo da qui emergono due delle caratteristiche fondanti del black metal di Fauci tra fauci: un’aggressività tagliente e spietata da un lato, che guarda maggiormente (ma non solo) alla scena scandinava, fa da contraltare a diversi passaggi di un particolare gusto melodico tutt’altro che banali o ariosi inseriti perfettamente nel contesto. L’intelligenza e l’esperienza dei Laetitia in Holocaust consentono quindi di armonizzare tra loro le due componenti e di creare qualcosa di personale e riconoscibile, in un album compatto, violento, introverso, malinconico. Un percorso fatto di sette brani che si spargono su poco più di quaranta minuti, un minutaggio saggiamente non eccessivo che trova la sua ragion d’essere nel non stancare l’ascoltatore e nel valorizzare al meglio la musica che raramente diventa meramente riempitiva. Anche per gli aspetti più tecnici le cose funzionano bene: la produzione è graffiante e nitida quanto basta, la batteria suonata dall’ospite Marcello Malagoli è velocissima e versatile, un vero valore aggiunto. L’album si divide virtualmente in due parti, ovvero quella iniziale, più diretta e impattante, seguita da una seconda più distesa, introversa e complessa. A tagliare di netto le due metà come una ghigliottina è Exile, il brano centrale fatto di voce pulita e pianoforte, la pausa tra i due atti principali. Il primo parte alla grande con Dea Fortuna, che come l’antica dea è contraddistinto da due volti, ovvero quello furioso del riffing e quello più ragionato e ricercato del refrain, di grande efficacia e potenza. Si sviluppa poi con la furente e maligna Through the Eyes of Argo e si conclude con la turbolenta, vorticosa, a tratti progressiva, In Cruelty and Joy. Dopo la pausa di Exile invece si riapre con The Elders Known, buon e scorrevole pezzo che a conti fatti serve a introdurre i due successivi e conclusivi. Parte forte The Foot that Submits, ma la sua evoluzione centrale tocca suggestioni quasi epiche che poi sfociano nell’intimista, in un rallentamento accompagnato da un arpeggio inaspettatamente limpido, che tuttavia è destinato a imputridirsi e a reimmergersi nella perdizione di queste fauci. Chiudono i nove minuti di Gods in the Swarm, che se nella prima metà procede piuttosto lineare, nella seconda dà sfogo a una certa suggestione evocativa che va a costituire un finale adeguato, sfumato e più asettico per Fauci tra fauci.

I Laetitia in Holocaust dunque si ripresentano sulle scene con un lavoro maturo e compatto, costruito sulle basi solide di un songwriting di livello, di una bella produzione e di un adeguata preparazione. La loro proposta emerge per personalità, fatta di un sound estremamente tagliente, cattivo, ma al contempo non privo di aperture melodiche particolari di grande classe. Una proposta che può far avvicinare i Laetitia a band nostrane come Spite Extreme Wing o Janvs, band che peraltro hanno anche saputo utilizzare molto bene la potenza evocativa della lingua italiana nei contesti black. Il titolo di Fauci tra fauci e l’opener Diva Fortuna potrebbero infatti trarre in inganno, perché l’album del duo emiliano è cantato in inglese, laddove in più di qualche frangente la lingua madre forse avrebbe saputo incidere maggiormente. Ciò comunque non nega la bontà di un lavoro che, nonostante qualche passaggio meno riuscito di altri, si dimostra degno di più di una chance per un blackster che si rispetti.



VOTO RECENSORE
77
VOTO LETTORI
60.5 su 6 voti [ VOTA]
INFORMAZIONI
2019
Third I Rex
Black
Tracklist
1. Diva Fortuna
2. Through the Eyes of Argo
3. In Cruelty and Joy
4. Exile
5. The Elders Know
6. The Foot that Submits
7. Gods in the Swarm
Line Up
S. (Voce, Chitarra)
N. (Basso, Chitarra)

Musicisti ospiti:
Marcello Malagoli (Batteria)
Dark Shaman (Piano su traccia 4)
 
RECENSIONI
75
 
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