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Atlas Entity - Beneath the Cosmic Silence
29/07/2019
( 953 letture )
Disco di debutto per gli Atlas Entity, duo composto dal polistrumentista Alex Gallegos e dal batterista Samus Paulicelli ( già conosciuto per il suo lavoro nei Decrepit Birth e per la sua performance nell’ultimo album di Devin Townsend). La band vuole proporre un progressive death metal con tanti rimandi ai primi Opeth, ricco di melodia e di incursioni in un black/folk metal in stile Agalloch. Nomi senza dubbio di grande importanza: saranno stati in grado i due di soddisfare le aspettative?

L’iniziale Adorned in Red non è altro che un’intro acustica lunga ben tre minuti e mezzo (forse un po’ troppo), ed è quindi con In the Shadow of the Mountain che abbiamo il primo vero assaggio della proposta degli Atlas Entity. Siamo di fronte a una canzone divisa in due parti per circa dodici minuti complessivi di durata, in cui possiamo assaporare un prog death che sembra provenire dal fratello gemello di Morningrise: cambi di tempo, ritmiche rallentate e accelerazioni repentine, intermezzi acustici, growl cavernoso e parti cantate in clean. Il tutto suona però un po’ troppo scolastico, la personalità della band non riesce a risaltare e anche la componente emozionale, fondamentale nella musica dei primi Opeth, fatica ad emergere. Fortunatamente, la successiva Murmurs of Dissent nasconde più di una sorpresa. Si parte con un riff tiratissimo di scuola death/thrash e si prosegue su questa strada macinando un riff dietro l’altro, ottenendo cinque minuti di ottimo swedish death che faranno la gioia di ogni headbanger. Visions of Gold replica il successo della traccia precedente, ed ormai è chiaro che i due di Tampa danno il loro meglio nei pezzi più tirati e tecnici in cui si staccano dai loro riferimenti e, di conseguenza, anche il songwriting si fa più personale. Tutto troppo bello per essere vero, ed infatti con Windswept i nostri tornano alle origini e ci regalano un’imitazione -non troppo riuscita- degli Agalloch di The Mantle, che lascerà qualche traccia anche nella successiva Scorned by the Snow, che nonostante la presenza di parti più aggressive degne di nota tende a risultare un po’ frammentaria. Conclude il lavoro Celestial Noise, traccia ariosa dai ritmi rallentati e ricca di parti acustiche che finalmente ci regala quell’emotività che dovrebbe essere il punto focale di un lavoro di questo tipo; degno di nota anche l’assolo dell’ospite Rafael Trujillo ( Obscura).

Per concludere, cosa possiamo dire di questo debutto? Non è sicuramente da bocciare, ma non raggiunge neanche una promozione a pieni voti. Gli Atlas Entity sembrano molto più a proprio agio nelle tracce che richiamano il death svedese più melodico, che in quelle in cui tentano senza troppo successo di imitare i propri riferimenti. Basterebbero pochi piccoli accorgimenti: meno intermezzi acustici, più riff coinvolgenti e parti tirate, maggior compattezza nel songwriting. La tecnica non manca, le potenzialità ci sono tutte. C’è solo da trovare una propria personalità ben definita.



VOTO RECENSORE
69
VOTO LETTORI
42 su 5 voti [ VOTA]
INFORMAZIONI
2019
Autoprodotto
Prog Death
Tracklist
1. Adorned in Red
2. In the Shadow of the Mountain Pt.1
3. In the Shadow of the Mountain Pt.2
4. Murmurs of Dissent
5. Visions of Gold
6. Windswept
7. Scorned by the Snow
8. Celestial Noise
Line Up
Alex Gallegos (Voce, Chitarra, Basso)
Sam Paulicelli (Batteria)

Musicisti Ospiti:

Rafael Trujillo (Chitarra solista nella traccia 9)
 
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