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Whitesnake - Slip of the Tongue
17/08/2019
( 3153 letture )
Dopo il megabotto di 1987, doppio platino e più di 8 milioni di copie vendute nei soli Stati Uniti, la vita dei Whitesnake cambia. E cambia soprattutto la pelle della creatura musicale di David Coverdale. Il guitar.man Vivian Campbell, che aveva sostituito il dimissionato John Sykes, lascia il gruppo per dedicarsi ad altri progetti, mentre il processo di scrittura del nuovo disco pesa tutto sulle spalle del voice master e del fido Adrian Vandenberg, con il dorato tour che aveva già fornito ispirazione per alcuni nuovi brani. Ma giungono, inattesi, alcuni contrattempi da risolvere. Prima dell'inizio delle registrazioni, Vandenberg subisce un infortunio serio al polso, che gli rende impossibile suonare sul disco, verrà infatti accreditato ma senza azione in studio. Coverdale, quindi, dopo aver atteso la guarigione completa, assai tradiva ad arrivare, si vede costretto a scegliere un nuovo chitarrista, chiamando a corte, nientepopodimeno che, sua maestà Steve Vai. La leggenda ci ha tramandato uno spiffero: il singer leonino conosceva Vai non per i suoi trascorsi musicali con Frank Zappa e David Lee Roth, ma per averlo notato nel film Mississippi Adventure del 1986. Lo stile di Vai, totalmente pirotecnico, però ha poco a che fare con l’approccio storicamente blues del “Serpente Bianco” e sulla nuova release, tutto ciò si percepisce nitidamente; lo stesso Vandenberg ha rivelato, anni dopo, di ritenere virtuoso il modo di suonare del funambolico guitar hero, ma leggermente inadeguato per lo stile del combo, ammettendo che un approccio più bluesy avrebbe migliorato parecchio il disco. Il frontman, chiede anche l’aiuto del suo vecchio amico e compagno di band nei Deep Purple, Glenn Hughes, al fine di implementare alcune parti vocali, ma in quel periodo Glenn era in avvolto in un turbine negativo, causa le sue pesanti dipendenze con la droga. Hughes, in pratica, non appare in condizione di poter cantare adeguatamente, tanto che la maggior parte dei cori vengono realizzati da Tommy Funderburk e Richard Page, con qualche piccolo contributo da parte dell’ex bassista dei Deep Purple, udibile all'interno di tre brani. Delle tastiere se ne occupa di nuovo il turnista Don Airey, in compagnia di David Rosenthal, che inciderà ben poco, anche lui, e verrà tagliato dalla versione definitiva dell’ellepì. L’ottavo capitolo della saga viene registrato durante il 1989 presso i Record Plant di Los Angeles, con la produzione associata del duo Mike Clink / Keith Olsen, che forniscono uno sviluppo di quasi 47 minuti di musica, spalmata su 10 pezzi.

Copertina con tanto di sigillo in ceralacca, poi esplode l’opener e titletrack. Tastiere a cascata, attacco frontale con le asce subito in evidenza, Coverdale si sgola, up tempo che vola verso un ritornello zeppeliniano e solo tipicamente alla Steve Vai, buon inizio seguito subito dalla anthemica Cheap an' Nasty, yankee fino al midollo, campanaccio che tuona, inciso che rimane stampato sulle orecchie, anche grazie a chitarre taglienti che procurano cicatrici ampie: assolo della sei corde furioso e devastante, con la leva del tremolo che schizza in orbita. Le arene a stelle e strisce hanno apprezzato parecchio, negli anni, questa song. Fool For Your Loving '89 è la rielaborazione del brano originariamente registrato con una formazione diversa per l'album Ready an' Willing nel 1980, qui viene reso più ficcante e levigato, mettendo in evidenza il grande feeling di cui era intriso: rifacimenti che sono diventati un classico nella carriera della band. Now You're Gone è una pregevolissima semi-ballad in 4/4, oltre 4 minuti da leccarsi i baffi musicalmente parlando, Steve Vai mette i brividi per le sue partiture, la voce massacra con i suoi toni arrochiti, la batteria di Aldridge picchia e la melodia zampilla a geyser, cori perfetti e video suggestivo on the road; che volere di più? Dimenticavo, assolo straordinario della Ibanez del “mostro”, ma questa non è novità. Kittens Got Claws è scampolo marginale, nonostante sia bello tirato e fino al chorus abbia un discreto tiro con un bel basso pompato di Sarzo: insomma “le gattine” avranno anche gli artigli ma non colpiscono più di tanto. Wings of the Storm sfodera una sontuosa vocalità matura e gode di atmosfere fumose e ispirate, Vai imprime il suo trademark in ogni secondo del timing. The Deeper the Love risulta un grande pezzo, magari un po’ leccato, ma con un pathos eruttante. Tutto è perfetto, dalla melodia di partenza all’ultima plettrata, passando per un ritornello splendente, salite di tono da applausi, arrangiamenti di classe cristallina, la voce tocca le corde dell’emozione, il solo guitar è etereo e rimane dentro all’ascoltatore, intatto negli anni. Judgement Day: i primi due minuti del pezzo sono un vero capolavoro, ascoltare le note filate del cantante, l’attacco degli strumenti, secco come una ghigliottina, duro come granito, peccato che poi qualcosina si perda nel prosieguo, però l’inciso è di livello altissimo, così come i ghirigori chitarristici, un ottimo spaccato del gruppo sul finire degli eighties, con tanto di rullante a sparo: j'adore. Slow Poke Music ha in sé un’anima blues che con Vandenberg sarebbe affiorata e sbocciata, qui invece rimane celata da hooklines hard corrosive tipicamente USA, con un solo-guitar semplicemente favoloso. Chiude il lotto lo slow di Sailing Ships che gode di climi quasi medievali, barocchi, salvo l’accelerata finale.

Nonostante le buone posizioni in classifica, il disco non riuscì a bissare l'enorme successo della release di due anni prima, ricevendo alcune critiche, la maggior parte delle quali accusavano i Whitesnake di essersi troppo allontanati dal loro sound originale. Vendite decisamente minori rispetto al predecessore, 100 mila copie e disco d’oro nel Regno Unito, un milione e disco di platino negli States, una mezza delusione in termini di copie smerciate, mi pare ovvio. Dopo aver concluso il tour mondiale più lungo della loro carriera, i Whitesnake si sciolsero sul finire del 1990 per volere del factotum dietro al microfono, intenzionato a prendersi una lunga pausa dal mondo della band, ma non valida per nuovi esperimenti, tant’è che poco dopo darà vita al progetto Coverdale-Page insieme al mitologico chitarrista dei Led Zeppelin. Nel 2009, in occasione del ventennale dall'uscita dell'album, è stata lanciata un'edizione speciale comprendente il CD originale rimasterizzato, con la lista dei pezzi leggermente mutata e l'aggiunta di alcuni lati b, più un DVD bonus, con video musicali e performance dal vivo. Slip of Tongue rimane un’opera di indubbio valore, figlia dei tempi e dell’abbandono momentaneo di Vandenberg per motivi già citati, gli amanti di Steve Vai troveranno molti attimi goduriosi, ma anche il “capo” Coverdale sfoggia ottime performance vocali. Non il miglior disco della band, ma ampiamente godibile ancora oggi. I Whitesnake, intesi come combo/produzione di dischi degli anni 80, da questo momento non esisteranno più, Coverdale attraverserà svariati problemi e i picchi del successo milionario spariranno per sempre.



VOTO RECENSORE
81
VOTO LETTORI
94.25 su 12 voti [ VOTA]
Alessandra02
Mercoledì 13 Marzo 2024, 21.45.08
24
Voto bassino per me merita di più
Tino
Giovedì 8 Aprile 2021, 13.47.41
23
Sopravvalutato 1987? Ma anche no. Disco poco riuscito questo? Idem
DP
Giovedì 8 Aprile 2021, 13.07.27
22
certo il suo carattere da primadonna ( come lo fu con Page ) in netta contrapposizione con il predominante alter ego di Coverdale non aiutò certo la buona riuscita del disco ma a mio avviso il vero problema è che si sia voluto fare ( come con i' ampiamente sopravalutato "1987" , il disco con Page anche questo insignificante per non parlare dell orribile e stilisticamente fuori luogo Purple Album ) una forzata operazione prettamente commerciale mirata solo ai verdi dollaroni tralasciando in modo tragico la vera vena artistica che Coverdale ha nel suo DNA.....il profondo rock blues in cui David stesso è maestro . Non a caso i lavori migliori che hanno caratterizzato e fatto grandi i Whitesnake sono relativi al periodo 1977 - 1982 quando coadiuvato da insigni musicisti del British Rock Blues realizzarono pietre miliari del genere . Ma purtroppo già dal 1984 ( Slide It In ) il vento stava rapidamente cambiando consacrando la definitiva fine dei Whitesnake per come erano stati giustamente concepiti .
Tbone77
Lunedì 5 Aprile 2021, 12.36.05
21
Secondo me Steve vai è stato proprio uno dei motivi della non riuscita del disco in questione.... Per non parlare poi dal vivo quando si presentava con la chitarra a forma di cuore con due manici sparando assoli interminabili, che due palle!!!!!! Troppo ingombrante in un gruppo dove c'è già un leader come Coverdale. Meno male che dopo è arrivato dough Aldrich, tutta un'altra storia.
DP
Lunedì 5 Aprile 2021, 12.30.36
20
forse il peggiore album della band in cui non basta Steve Vai a renderlo degno di nota. Lo stesso Coverdale lo definì tale e solo ultimamente lo rivalutò ma non abbastanza. Le canzoni ? Una più insignificante dell'altra che non lasciano nessun segno nella discografia del serpente bianco
Jyorg
Martedì 1 Settembre 2020, 9.58.48
19
Grande tecnica poco cuore troppa america voto 65
paju
Sabato 18 Gennaio 2020, 22.00.25
18
vero che è u ndisco fatto a tavolino come l oe' 1987. Ma è un grandissimo disco e che cazzo.fenomenale quando è uscito. Un flop? solo nella testa di uno svitato e di alcuni discografici che pretendevano vendite come il predecesssore (16000000) . Mentre questo flop ha solo venduto 4 milioni di copie. Disco di u nepoca andata e perfetto per quel lepoca. Grande
cowboy big 80
Sabato 28 Dicembre 2019, 21.48.11
17
Tim cosa vuole dire costruito a tavolino? Semmai ragionato in uno studio di registrazione come oggi poco professionalmente si fa sempre meno. Poi per te puo' essere 30, ci sta, Signorelli avra' detto la sua cosi' come altri altrettanto attendibili affibbiarono il massimo dei voti
Shock
Sabato 28 Dicembre 2019, 20.01.31
16
È la prima volta che leggo un commento contro il voto dei lettori ma al contrario, e ancora non capisco tutto questo stupore in positivo o negativo su un voto che per un motivo o l'altro non è così importante, anzi.....mah!!
Tim the Tank
Sabato 28 Dicembre 2019, 15.12.55
15
Voto lettori 97,5? Ma voi scherzate! Questo è considerato uno dei più grandi flop da parte della critica obiettiva e da recensori di primo livello come Luca Signorelli. Pretenzioso, pacchiano, commerciale, costruito a tavolino. Il disco più falso dei Whitesnake.
cowboy big 80
Venerdì 27 Dicembre 2019, 22.45.28
14
Per fare un paragone un po' forzato o forse no, si puo' dire che 1987 sta a back in black, come questo sta a for ..sempre grande rock. Sempre difficile replicare al capostipite di un genere specifico
dani3121
Venerdì 23 Agosto 2019, 19.24.55
13
Da amante di Steve Vai,disco che ho consumato,insieme a eat’em and smile dell’86 di DLR. È vero che Vai stravolge non poco il suono del gruppo,ma se vai a chiamare Steve Vai sai gia che sará “ingombrante” all’interno del disco,soprattutto nell’89 istava scrivendo Passion and Warfare e sfuttera il tour del ‘90 per promuovere anche il suo disco suonando For the love of god durante la setlist. In ogni caso qui ci sono canzoni strepitose,Judgement Day,chep’n’nasty,la tiltle track,wings of the storm e saiiling ships sugli scudi per me.
Hellion
Venerdì 23 Agosto 2019, 17.02.22
12
Per me, disco stupendo.
Voivod
Venerdì 23 Agosto 2019, 14.05.44
11
Io che non ho mai amato troppo il serpente bianco (lo apprezzo comunque più ora rispetto a 20 anni fa), ritengo questo album il loro masterpiece. Song come "Wing Of The Storm", la title-track e "Now You're Gone" sono tra le cose più belle mai incise dalla band.
Celtico
Giovedì 22 Agosto 2019, 23.21.15
10
1987 è stato uno di quegli album che mi ha avvicinato al mondo hard e metal. Ricordo la delusione dopo aver ascoltato Slip on the Tongue...Sinceramente lo considero un album discreto e niente più. A parte la celeberrima Fool for.... e forse Wings of the storm è un album che non mi dice niente di particolare...
marmar
Martedì 20 Agosto 2019, 14.49.47
9
Anch'io come Rob Fleming sono amante del Serpente Bianco versione british; quello a stelle e strisce non mi ha mai entusiasmato, anche se all'epoca ero felice del successo planetario di "1987", in quanto vedere un disco hard rock surclassare ogni classifica era fonte di enorme piacere. Il lavoro in oggetto non è affatto male, ma viene dopo il botto e oggi come allora fa fatica a spuntare, anche se le canzoni ci sono e molte sono più che valide. Che dire, risente delle influenze del periodo e come tale va accettato e la "stranezza" Steve Vai è la conferma di tutto ciò; chi come me era al Monster of Rock del '90 penso se ne sia accorto.
Awake
Lunedì 19 Agosto 2019, 0.57.33
8
Vocina da niente, chitarrina da niente, come si suol dire "la classe non è acqua". Per il resto se non ci fosse sua maestà Coverdale il songwriting non risplenderebbe propriamente di luce propria, ecco.
Diego75
Lunedì 19 Agosto 2019, 0.42.39
7
Grande disco....del periodo d’oro americano degli snake....lo considero allo stesso livello di 1987....poi con un magnifico Steve vai alle chitarre....una produzione fantastica...voto 90 !
tino
Domenica 18 Agosto 2019, 15.35.45
6
io adoro gli snake americani mentre i lavori prima di 1987 li conosco poco, e questo per me è uno dei dischi migliori del genere, sicuramente un 90 pieno se non di più
duke
Sabato 17 Agosto 2019, 21.05.58
5
...un buon disco.....con un ottimo steve vai .....voto giusto....
Rob Fleming
Sabato 17 Agosto 2019, 20.22.03
4
Ho sempre detto di preferire i Whitesnake "inglesi" a quelli "americani" e di preferire, di conseguenza, Coverdale quando canta con il suo tono sinuoso ed elegante a quello che urla. E basterà ascoltare le prime note della title-track per comprende al meglio il mio pensiero. Ma basterà anche immergersi nelle bellissime note di Wings of the storm, The judgment day e Sailing ships per ritrovare immediatamente una delle più incredibili voci del rock di tutti i tempi. E tra Steve Vai e John Sykes preferirò sempre il secondo. Il primo è per quanto stupefacente troppo avulso rispetto all'hard rock. 80
Sadwings
Sabato 17 Agosto 2019, 20.17.26
3
86 non il capolavoro dei whitesnake e proababilmente steve vai non si inserisce al meglio nel sound della band, ma rimane comunque un ottimo lavoro.
Aceshigh
Sabato 17 Agosto 2019, 18.01.11
2
Che dire... Per me album strepitoso. Coverdale non è mai stato troppo contento di quest’album (ci trova troppa tecnica), io - col dovuto rispetto a sua maestà - mi azzardo vergognosamente a dissentire 😄 A parte una discreta Slow Poke Music, le altre 9 canzoni le ho sempre trovate stupende. A cominciare dalla title-track, passando per la più divertente e “arena”-style Cheap An’ Nasty, la bellissima ballad The Deeper The Love, Judgement Day col suo andamento quasi kashmiriano o la conclusiva Sailing Ships, per me l’apice emotivo di tutto l’album. Certo, Steve Vai permea non poco il sound del disco, ma per lui è sempre stato così, è lo stesso discorso dell’album degli Alcatrazz o di Skyscraper; è preponderante di natura... insomma è Steve Vai; comunque i solos fanno impressione. Importanti anche le tastiere di Don Airey ma menzione d’onore per Tommy Aldridge: prestazione devastante e suono della madonna (ascoltate Kittens Got Claws). Oppss... dimenticavo David : per me qui prestazione magistrale. Per dirne solo una... gli ultimi due minuti di Sailing Ships sono da standing ovation. Voto 93
InvictuSteele
Sabato 17 Agosto 2019, 16.56.37
1
Il sequel di 1987,di poco sotto ma pur sempre un capolavoro. Voto 86
INFORMAZIONI
1989
EMI/Geffen
Hard Rock
Tracklist
1. Slip of the Tongue
2. Cheap an' Nasty
3. Fool For Your Loving '89
4. Now You're Gone
5. Kittens Got Claws
6. Wings of the Storm
7. The Deeper the Love
8. Judgement Day
9. Slow Poke Music
10. Sailing Ships
Line Up
David Coverdale (Voce)
Steve Vai (Chitarra)
Adrian Vandenberg (Chitarra)
Rudy Sarzo (Basso)
Tommy Aldridge (Batteria)
 
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