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19/04/24
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Astra (USA) - The Weirding
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17/08/2019
( 679 letture )
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Negli ultimi tempi si è parlato molto delle cosiddette "revival band", gruppi che si sono ispirati ai numi tutelari della musica rock, riprendendone le sembianze al 99%, dalle sonorità all'abbigliamento alle movenze sul palco, quali ad esempio i Greta Van Fleet. Poco tempo fa, inoltre, il nostro portale ha dedicato un articolo a questo fenomeno, che continua a generare discussioni tra gli appassionati. In questa sede ci occupiamo di una band che può essere definita "revivalistica", poiché ha tratto grandissima ispirazione dal movimento progressive/space rock inglese che ha caratterizzato gli anni '70. Stiamo parlando degli Astra, gruppo proveniente da oltreoceano e formatosi nel 2001, i cui componenti hanno arbitrariamente deciso di essere nati nel decennio sbagliato. The Weirding è il loro debutto, pubblicato nel 2009 e seguito a tutt'oggi solo da un'altra uscita discografica, The Black Chord.
Se per alcuni gruppi prendere ispirazione dai maestri significa meramente scopiazzare, gli Astra dal canto loro rielaborano il tutto con gusto personale e lo fanno con grande classe in questo The Weirding, a cominciare dalla splendida copertina, che riporta alla mente i lavori di Roger Dean con gli Yes. L'introduzione è affidata a un breve –per il genere- brano strumentale, in cui le atmosfere pastorali, tra flauti e chitarre elettriche in clean, e la parte conclusiva dal sapore di jam session cominciano a delineare la direzione della proposta musicale dei cinque americani. Le influenze dei Pink Floyd in questo caso sono palesi, ma le chitarre quasi stoner ci traghettano verso la title track, ben quindici minuti di passione durante i quali stupiscono le belle melodie del ritornello e (di nuovo) i delicati inserti di flauto. Il fulcro del brano tuttavia –in realtà di tutto l'album- sono indubbiamente i sintetizzatori, tra mellotron, organi e chi più ne ha più ne metta, che restituiscono tutto ciò che di bello la psichedelia degli anni '70 ha prodotto. Uno spettrale riff elettrico squarcia il buio all'inizio di Silent Sleep, sostenuto dai fill di batteria. Qui fanno capolino le influenze dei Camel di Moonmadness e The Snow Goose, seppur con un taglio più spaziale e malinconico che richiama i già citati Pink Floyd e gli Hawkwind. Da menzionare, inoltre, anche l'ottimo lavoro al basso di Stuart Sclater, in uno degli highlight del disco. The River Under è un altro trip guidato dal mellotron, che pur godibile non fa gridare al miracolo, in particolare per la linea vocale che ricorda un po' troppo la title-track e per la produzione decisamente scarna. Tutto l'album, infatti, manca totalmente di definizione, il suono è molto impastato e sembra essere stato registrato in presa diretta in uno scantinato, forse per mancanza di budget o, più probabilmente, per restare fedeli alle origini. Ouroboros è la traccia più lunga del lotto, interamente strumentale e sebbene la struttura sia più o meno delineata, alcune parti hanno tutta l'aria di essere il prodotto di una sorta di jam session lisergica improvvisata in studio. La breve Broken Glass mostra il lato più folkeggiante e psichedelico del gruppo, mentre la successiva The Dawning of Ophiucus è forse l'episodio meno interessante, dominato da synth e chitarra elettrica, ma non particolarmente memorabile. Di tutt'altra pasta la bellissima e lunga conclusione Beyond to Slight the Maze, in un ipotetico miscuglio di ispirazione tra Shadow of the Hierophant di Hackett ed Echoes dei Pink Floyd in salsa più "groovy".
The Weirding è quindi il personale tributo degli Astra a tutto quel decennio pregno di innovazione, e pur sapendo già che cosa si andrà ad ascoltare, lo si farà con grande gusto, tornando con la mente a tutti quei dischi che hanno reso grande il progressive rock negli anni '70. Al netto di alcuni difetti quali la produzione e alcuni brani non particolarmente ispirati, l'album merita un ascolto senza pregiudizi, che saprà certamente ricompensare.
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3
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A suo tempo durante l'uscita c'era molta curiosità tra gli appassionati, alla fine l'unico merito della band californiana è che hanno un suono molto europeo evitando del tutto la durezza e a volte la fin troppa mielosita' di certe band americane. Nel complesso un lavoro ben fatto ma troppo omogeneo e statico. |
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2
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Clamorosamente bello. Un album di prog autentico, sincero, sognante. 85 |
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1
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....bel prog rock fatto con gusto e tecnica....debitore dei gruppi del passato......ma davvero interessante.... |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. The Rising of the Black Sun 2. The Weirding 3. Silent Sleep 4. The River Under 5. Ouroboros 6. Broken Glass 7. The Dawning of Ophiuchus 8. Beyond to Slight the Maze
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Line Up
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Richard Vaughan (Voce, Chitarra elettrica e acustica, Mellotron, ARP Odyssey, Echoplex) Conor Riley (Voce, Chitarra elettrica e acustica, Mellotron, ARP Odyssey, Organo, Pianoforte, Pianoforte elettrico) Brian Ellis (Chitarra, Moog) Stuart Sclater (Basso) David Hurley (Batteria, Percussioni, Flauto)
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RECENSIONI |
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