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TRAFFIC CLUB, VIA PRENESTINA 738 - ROMA

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SLAUGHTER CLUB, VIA A.TAGLIABUE 4 - PADERNO DUGNANO (MI)

Blood Thirsty Demons - ... In Death We Trust
24/08/2019
( 1505 letture )
LONTANO DALLA LUCE
Nell’oscurità della scena metal italiana, ancora non baciata da una vera luce, si possono ormai notare moltissime band di valore internazionale, alcune delle quali effettivamente toccate da un più che benvenuto riconoscimento, che le ha portate all’attenzione continentale o anche capaci di arrivare al successo oltreatlantico. Altre, forse non hanno neanche questa ambizione e di questa oscurità underground hanno ormai deciso di pascersi, preferendo invece rinnovare una tradizione antica del metal nostrano, quella legata a doppio filo all’esoterismo, inteso in chiave spiccatamente horror. In questo scenario sono ormai da anni di casa i Blood Thirsty Demons, creatura dell’ormai unico mastermind Christian Mustaine, che muove i suoi primi passi addirittura nel 1997 e che ha ormai una lunga e composita discografia, che dal primo demo Solve et Coagula del 2000, li ha portati alla pubblicazione di ben sette album da studio e un live ufficiale, ai quali si va ad aggiungere in questo 2019 l’ottava uscita, il qui presente … In Death We Trust. L’oscurità è naturalmente la prima fonte di ispirazione per la musica di Mustaine e questo nuovo album non fa che confermare quanto il leader abbia ormai pieno possesso di una materia ossianica e cimiteriale, horror nella sua più gotica e cinerea espressione.

La natura musicale del gruppo è definita e ormai assodata, ma va notato come nei dischi più recenti e in particolare in questo … In Death We Trust, si assista ad un vero recupero della matrice dark e puramente horror rispetto alla vena più thrashy degli episodi centrali della discografia dei Blood Thirsty Demons. Non si farà torto all’autore citando come fonte immediatamente riconoscibile della musica del gruppo i Death SS periodo Black Mass/Heavy Demons, anche e soprattutto proprio nella vocalità di Mustaine, quantomeno “ispirata” da quella di Steve Sylvester. La matrice è quindi un heavy classico grezzo e dannatamente robusto, molto vicino nelle linee di batteria a quanto fatto da Joe Hasselvander con i Pentagram, con una vena quindi piuttosto dinamica e comunque thrashy, che va a sposarsi a riff tipicamente doom e rimembranti la NWOBHM, ampiamente solleticati ed ispessiti dalle trame dell’organo, tipico elemento horror utilizzato ampiamente come tappeto atmosferico. Il risultato è un album che riesce ad evocare demoni e spiriti delle tenebre, così come la putrescente morte di antichi cimiteri abbandonati e senza nome, sui quali una lontana e pallida luna getta appena una luce spettrale e diabolica che nasconde più che rivelare una vita maledetta e senza alcuna speranza, dannata e vendicativa. Da notare come la parte strumentale, interamente appannaggio di Mustaine, si adagi all’incirca per tutto il disco su dinamiche piuttosto veloci, evitando quindi il ristagno di un eccesso manierista, sulle quali non mancano interventi solisti sempre piuttosto ben mirati e calibrati, che contribuiscono pur non in presenza di particolari -e qua del tutto inutili- sfoggi di tecnica a donare un respiro sepolcrale alle composizioni. In quest’ottica, dopo l’intro di organo che fa tanto King Diamond, si susseguono brani ottimamente concepiti e per i quali troviamo una qualità costante che non permette troppo al singolo episodio di spiccare, ma vede in I’m Dead, My Last Minute, Killed By the priest e bell’ottima Message from the Dead dei riuscitissimi episodi di horror metal, da raccomandare senza dubbio agli appassionati del genere. Appena più ossessive e forse ripetitive proprio la titletrack e, soprattutto, The Only Road che fa sfoggio di una vena decisamente più doom, ma soffre per una linea vocale non particolarmente frizzante. Cry on My Tomb cerca la strada della semiballad dannata e spettrale, mancando però il bersaglio a causa di una schematicità eccessiva della struttura, alla quale avrebbe probabilmente donato un arrangiamento appena più ricercato e forse l’introduzione di qualche chitarra non distorta. A venire a galla, in questo caso, ma in realtà per tutto il disco, è anche una non proprio entusiasmante prova vocale da parte di Christian Mustaine: bene il tentativo di ricreare quel ghigno malefico e maledetto che tutti associamo alla figura di Steve Sylvester, ma la verità è che un cantante vero e proprio avrebbe giovato e non poco al risultato complessivo, che soffre spesso di linee melodiche ripetitive e interpretazioni non esaltanti, nella loro marcata volontà di evocare atmosfere horror. Discorso a sé stante per la conclusiva … My Soul to Take, brano che supera i quattordici minuti di durata e si configura quindi come il più lungo e ambizioso nella carriera dei Blood Thirsty Demons. La canzone si configura in tutto e per tutto come summa compositiva complessiva dell’album, ribadendo e rilanciando gli elementi di base dell’album, con qualche riffone thrash sparato qua e là ad alzare l’adrenalina del brano e, di converso, qualche passaggio in acustico. Da notare la “pregheria della buonanotte de paura” posta in chiusura che ben si presta a congedarci da … In Death We Trust, col giusto carico di tensione.

E’ legittimo chiedersi se forse non si potesse aspirare anche ad una maggiore ambizione, arrivati in chiusura. Siamo al cospetto di un album che si nutre di atmosfere maledette e che giova indubbiamente dell’essere un prodotto underground, nell’anima e nella realizzazione. Produzione minimale, ma alla fine anche curata, arrangiamenti che esaltano la ritmica e le parti di organo, voce multieffettata e recitata, più che cantata, riff potenti e ossessivi. Un terreno questo nel quale i Blood Thirsty Demons si muovono ormai da oltre vent’anni. La dimensione di one man band è per certi versi ideale, per altri inevitabile, per altri ancora appare in realtà un po’ ristretta. In particolare, sembra mancare un cantato all’altezza della situazione e, forse ancor di più, una varietà nelle soluzioni di arrangiamento che facciano la differenza in senso assoluto, rispetto al già buonissimo livello messo in mostra. Perché, questo sia chiaro, … In Death We Trust è palesemente un album in grado di far felice chiunque ami l’horror coniugato in chiave metal e che conosca i nomi tutelari del progetto. La robustezza delle linee di chitarra e il più che consono lavoro sulla ritmica compiuto da Mustaine, così come i puntualissimi assolo, garantiscono ormai da anni un consolidato risultato complessivo. E’ evidente che per Mustaine sia comunque preferibile questa dimensione e che l’introduzione di ulteriori elementi non sia ritenuta compatibile con la natura della band. Considerato che si parla di una band all’ottavo album, è in ogni caso da rimarcare come il tutto suoni ancora ispirato e, nei limiti estetico/filosofici del genere, capace di regalare momenti di raggelante quanto confortevole paura. D’altra parte, una maggior varietà di soluzioni e qualche elemento più a fuoco, avrebbero portato il risultato finale decisamente più in alto. Vedremo, alla prossima uscita, se qualcosa può ancora cambiare.



VOTO RECENSORE
72
VOTO LETTORI
72.37 su 8 voti [ VOTA]
Pink Christ
Venerdì 30 Agosto 2019, 11.07.33
1
Musicalmente è fatastico, la voce non mi piace granchè, con un altro cantato potrebbe essere un grandissimo album
INFORMAZIONI
2019
The Triad Rec/C.M. Releases
Horror Metal
Tracklist
1. AL II, 63
2. I'm Dead!!
3. My Last Minute
4. … In Death We Trust
5. Message From the Dead
6. The Only Road
7. Cry On My Tomb
8. Killed By The Priest
9. … My Soul to Take
Line Up
Christian Mustaine (Voce, Tutti gli strumenti)
 
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