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Killswitch Engage - Atonement
10/09/2019
( 3431 letture )
Killswitch Engage, e sai cosa ascolti. Un nome, una garanzia: nel senso che non ci si può sbagliare su ciò che si andrà ad ascoltare.
Fra i moniker più blasonati della NWOAWM, e non a caso, poiché i Nostri pur abbracciando e se vogliamo contribuendo ad inventare la nuova scuola, sono sempre rimasti fedeli a un gusto puramente heavy/thrash americano, cosicché la loro è sempre stata -ora più che mai- una versione moderna e in your face di esso: un vero e proprio “Heavy Metal -core”, sempre melodico, sentimentale ma mai smielato, bensì epico e con una melodia tanto made in Usa quando in Svezia. Proprio questa è l’unione decisionale che dà loro un’impronta stilistica unica: e anche alcune tematiche emotive scelte nei lavori di punta manterranno sempre una maturità e un’intensità elevata.

Era il lontano 2000 quando uscirono col primo lavoro self-titled, un po’ tagliato con l’accetta ma decisamente all'avanguardia per i tempi: sicuramente i KSE sono fra i primi alfieri del metal-core e deterranno un posto ad honorem nel genere anche grazie agli album successivi.
Una band che dunque ha fatto decisamente da ponte fra old school e new school: prendiamo special armonici e soli in stile Iron Maiden, ma anche possenti riff di scuola svedese, uniamoli al metal/hardcore americano e a breakdown massicci, aggiungiamoci dei ritornelli puliti passionali e intensi senza tralasciare sottili venature groove, e otteniamo i Killswitch Engage.
Band ulteriormente particolare perché nella loro carriera vedono il cantante originale Jesse Leech sostituito da Howard Jones; quest’ultimo poi fu impossibilitato ad adempiere al suo ruolo di frontman a causa di problemi di salute e fu nuovamente rimpiazzato dallo stesso Leech: è infatti bellissimo ritrovare entrambi i cantanti proprio in questo album, sul pezzo The Signal Fire.

I loro sono più di venti anni di carriera e forse un po’ si sentono, ma si apprezza la volontà di restare in gioco. Va premesso che gli anni d’oro di The End of Heartache e As Daylight Dies sono passati e tali masterpiece rimarranno ineguagliabili, soprattutto se contestualizzati nei loro tempi e per il loro lato emozionale perfettamente integrato con il metal estremo, che un po’ si è perso attualmente. Inoltre bisogna ammettere che si sente la mancanza della voce caratteristica di Howard Jones, che forse aveva dato quel quid in più all’ensemble peraltro negli album clou (il suo timbro davvero caldo sulle parti pulite rimane probabilmente unico nel genere). Tuttavia Jesse Leech ha acquisito man mano un suo stile notevole, rendendo giustizia alla sua posizione di cantante originario della band.
Detto ciò, senza fossilizzarci troppo sul passato e prendendolo per il suo significato intrinseco, Atonement è un buon lavoro, forse però un po’ anacronistico per l’attualità: proprio per la sua intenzione metal core dei primi anni, ma ancor di più heavy metal, non solo nei ritornelli ma anche nei titoli e nei testi, fra l’epicità heavy e la fierezza sfrontata e dignitosa dell’HC. Materiale per l’appunto già sentito in altri tempi, che tuttavia fa perlomeno rimanere la band fedele a se stessa, senza produzioni esageratamente elettroniche e digitali, o switch ad accordature bassissime.
Il songwriting non è eclatante, un po’ troppo semplice a tratti, ma i pezzi hanno una propria identità e orecchiabilità, come la traccia di apertura Unleashead , forse un po’ troppo focalizzata sul mid tempo per iniziare, ma dall’aria altisonante.
Si prosegue con la già citata The Signal Fire, magnificamente in your face e fiore all’occhiello proprio per il featuring con Jones , uno di quelli che si vorrebbe davvero vedere dal vivo. Ma forse molti vorrebbero vedere anche quello in The Crownless King, con niente poco di meno che Chuck Billy dei Testament: altra punta di diamante dell’album che sottolinea la devozione dei Nostri per il thrash americano.
Il pezzo I’m Am Broken Too fa l’inchino a certe power ballad degli anni ‘80 ed è più segnante per il significato lirico –inerente alla depressione– che musicalmente parlando; stesso gusto rock sarà dato alla successiva As The Sun Will Rise, che avrebbe potuto avere più aggressività. Si ritorna all’apice con la groovy Know Your Enemy, Ravenous e la cattivissima e riuscita Bite the End that Feeds,posta intelligentemente in chiusura.

Per concludere, ciò che si ascolta in questo lavoro è dunque qualcosa di estremamente affidabile per i nostalgici, per chi ama il metal e il metal core classico e alla buona, un può fuori tempo per i giorni nostri e che un po’ sbiadisce rispetto ai album del passato, ma nel complesso un lavoro non male davvero che sicuramente avrà una gran resa dal vivo. Quindi potremmo dire che i KSE forse non saranno ricordati per Atonement, ma per fortuna hanno tutta una carriera su cui fare affidamento e soprattutto la loro fierezza e voglia di rimanere sul pezzo.



VOTO RECENSORE
72
VOTO LETTORI
82.26 su 15 voti [ VOTA]
Enrico Bustaffa
Sabato 21 Marzo 2020, 16.52.03
6
gran disco...sono micidiali
Alex HeavySound
Venerdì 13 Settembre 2019, 10.31.58
5
Conrcordo in tutto con @Silvia! buon album voto 80
Carmine
Giovedì 12 Settembre 2019, 13.59.47
4
Nulla di particolare da aggiungere, è un buon disco anche per me e il voto è giusto.
Silvia
Mercoledì 11 Settembre 2019, 12.31.18
3
Io trovo ottima la prima parte e in calo la seconda. A mio parere Jesse non risalta nei brani meno tirati mentre devo dire che in tutta la prima parte si mostra piu' convincente rispetto al passato. Mi piacciono molto i pezzi in cui si sente l'ombra degli In Flames dei tempi d'oro e nel complesso anche x me l'album merita almeno 80. Si fa ascoltare parecchio (ripeto a parte qualche episodio non tanto azzeccato in chiusura). Insomma ottimo ritorno, peccato non abbiano dato piu' spazio ad Howard che x me e' un cantante strepitoso e molto particolare, fra l'altro molto atteso da tutti
Numbered Days
Mercoledì 11 Settembre 2019, 12.01.44
2
Album che non vuole riscrivere nulla ma anzi mantenere alta la bandiera degli KSE, secondo me miglior album da As Daylight Dies, ho risentito quella cattiveria e ricercatezza della melodia che mancava da anni, unico anello debole di questo album direi Is Against the World, Voto 83
UATU
Mercoledì 11 Settembre 2019, 11.37.44
1
Buon ritorno degli KSE. Per me un 80 se lo merita tutto
INFORMAZIONI
2019
Roadrunner Records
Metal Core
Tracklist
1. Unleashed
2. The Signal Fire
3. Us Against the World
4. The Crownless King
5. I Am Broken Too
6. As Sure as the Sun Will Rise
7. Know Your Enemy
8. Take Control
9. Ravenous
10. I Can’t Be the Only One
11. Bite the Hand That Feeds
Line Up
Jesse Leech (Voce)
Adam Dutkiewicz (Chitarra, Voce)
Joel Stroetzel (Chitarra)
Mike D’Antonio (Basso)
Justin Foley (Batteria)
 
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