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Benediction - The Grand Leveller
14/09/2019
( 2534 letture )
In ogni sottogenere del metal, ogni macroregione del globo ha sviluppato una propria scuola di pensiero musicale; nel metal della morte, accanto alle più blasonate, anche quella appartenente all’ UK è riuscita a identificarsi con artisti di grande spessore, in grado di incastonare gemme che con il passare del tempo non hanno ancora perso il loro splendore.
Oggi mettiamo da parte i più noti, per dedicarci a una formazione originaria di Birmingham, spesso colpevolmente non elevata come merita: i Benediction appunto, rispolverati quest’oggi con uno dei loro dischi di maggiore successo, considerando anche l’imminente rientro, annunciato nel maggio di quest’anno, di Dave Ingram, frontman storico della band che prestò la propria voce per questo disco.

The Grand Leveller venne pubblicato nell’ottobre del 1991. La band arrivava dalla pubblicazione di Subconscious Terror dell’anno precedente: un buon disco, in cui la formazione non diede però dimostrazione di tutto il proprio potenziale, contrariamente a quanto succederà con la pubblicazione di questo disco e dell’altrettanto ottimo Trascend the Rubicon, uscito tre anni dopo, in seguito a una serie di rimpasti interni, nel 1995.
The Grand Leveller è un disco che si lascia assimilare senza troppe difficoltà, sia per la sua durata complessiva (8 tracce per 32 minuti di esecuzione totali), sia perché la struttura delle diverse composizioni è abbastanza ricettiva e lo stile proposto dal quintetto inglese è davvero monolitico.
Il death metal portato dal gruppo originario di Birmingham è infatti un monoblocco ruvido morboso che si erge dall’oscurità. A contraddistinguere questa opera di malvagità sono sia la violenza sonora espressa, assolutamente di impatto, sia i tanti frangenti in cui la band tira i remi in barca, dedicandosi a passaggi che gravitano pericolosamente nell’orbita del doom metal.
Nella parte A dell’album, oltre l’ottima traccia iniziale Vision in the Shroud, in cui le feroci rasoiate delle sei corde si bilanciano perfettamente con quei improvvisi e distruttivi rallentamenti di cui si diceva sopra, troviamo Graveworm, canzone che si spinge verso un’intensità crescente, per poi esplodere in passaggi più thrash oriented.
Nel lato A spicca su tutte la successiva Jumping at the Shadow, una delle tracce migliori dell’intero platter, dove assistiamo per la prima volta alla comparsa di melodie che ammorbidiscono in modo deciso il suono, sicuramente più accostabili allo stile scandinavo; le chitarre imbastiscono riff dinamici, fra fraseggi più intricati ed elaborati ed altri maggiormente cadenzati, accentati con bending dal suon acido e con Dave Ingram alla voce che sfodera una delle migliori prestazioni di tutto il disco.
Il lato B si apre invece con la ottima Child of Sin; le chitarre aprono a tutta velocità, con un deciso Dave Ingram che si lancia in una prestazione demoniaca alla voce; in questo pezzo la band propone anche una buona tecnica nel districarsi tra i diversi cambi di tempo, per un pezzo di grande impatto. Sullo stesso livello troviamo anche la successiva Born in a Fever, mentre sicuramente a balzare all’occhio in questo frangente è la title track conclusiva. La canzone costituisce un’ottima summa di tutti gli elementi presenti all’interno del disco, perfettamente bilanciati tra loro; la parti rapide sono sicuramente più incisive rispetto a quelle lente e conferiscono maggiore piglio alla canzone, mentre quelle più raccolte vedono emergere anche in questo frangente melodie abissali, con la presenza anche di cori di ispirazione classica in sottofondo, sul finale.

Nella costanza della traccia conclusiva si racchiude il leitmotiv dell’opera dei Benediction: The Grand Leveller è un disco che gioca su dinamismo e costanza, senza perdere intensità per tutta la sua durata. La band originaria della Gran Bretagna riuscì ad affermarsi al grande pubblico con questa pubblicazione, sebbene la vera consacrazione arriverà con l’ancora successivo Trascend the Rubicon, disco che consacrò gli inglesi anche nella sfera di preferenza dei leggendari Death di Chuck Shuldiner.
Nel complesso questo album si dimostra un’opera di estremo spessore, perfettamente bilanciato sia nei suoi elementi estremi sia in quelli meno concitati, ma comunque dal grande impatto, con il vocalist Dave Ingram a fare da perfetto collante tra le diverse istanze che lo compongono.



VOTO RECENSORE
80
VOTO LETTORI
83.71 su 7 voti [ VOTA]
LucaNekrowizard88
Martedì 3 Ottobre 2023, 14.26.24
10
Per me, il primo capolavoro dei Benediction (seguito a ruota dal successivo), e anche il mio preferito e il loro album a cui sono più legato. Riprende totalmente lo stile con cui debuttarono nel meraviglioso debut, sporco, diretto e brutale, ma qui le canzoni iniziano a diventare leggermente più \"complesse\" e dinamiche. In questo disco ci sono tra i loro riffs più belli, mentre Ingram (qui al debutto) non fa rimpiangere minimamente il growling d\'oro di Barney (anche perchè ne riprende totalmente lo stile). Pezzi da brividi qui, \"Vision In The Shroud\" (goduria!!), \"Graveworm\", \"Jumping At Shadows\", \"Undirected Aggression\" (epica) e la mia preferita \"Born In A Fever\"...in due sole parole. DEATH METAL!!!
Legalisedrugsandmurder
Giovedì 19 Settembre 2019, 11.23.34
9
Buon disco e buona band dal vivo, ma personalmente non li ho mai considerati tra i grandi del genere.
Pacino
Mercoledì 18 Settembre 2019, 19.34.31
8
Grande band e grande album. Death Metal essenziale e potente. Voto 82.
LAMBRUSCORE
Lunedì 16 Settembre 2019, 19.31.32
7
Bel disco, io ne ho alcuni originali, tipo il primo col mini Dark...molto grezzi e come dice Galilee, siamo a livelli del crust
Galilee
Domenica 15 Settembre 2019, 9.58.39
6
Esatto. Dark is the Season. Gioiellino, a partire dalla copertina.
Doomale
Sabato 14 Settembre 2019, 21.44.53
5
Il mini dovrebbe essere Dark is the Season, ottimo ep ( anche se c'era pure Experimental stage ma Dark è più importante). Io lo presi una tanti anni fà ad un concerto non ricordo di chi, lo custodisco gelosamente assieme a Trascend.
Galiler
Sabato 14 Settembre 2019, 20.05.40
4
Discone, anche se preferisco il precedente più grezzo e quasi crust. Il terzo mi manca ma anche il mini uscito tra i due dischi che cerco da una vita.
Aceshigh
Sabato 14 Settembre 2019, 18.18.54
3
Bel disco di death metal nudo e crudo, senza fronzoli. Abbastanza evidente il miglioramento rispetto all’album d’esordio (su cui cantava Barney, poi rapito dai Napalm Death), che era ancora un po’ grezzotto. Il meglio però anche secondo me lo daranno col successivo. Bei tempi per il death quelli della giovane Nuclear Blast 🤘🏻 Voto 82
Doomale
Sabato 14 Settembre 2019, 16.27.27
2
Bello cavolo, era ora che tornasse un rispolverato dei Benediction. A mio avviso il discone però arriva con Trascend the Rubicon. 😍
Marcello
Sabato 14 Settembre 2019, 16.15.50
1
Cavolo! Come avete fatto a dimenticarvi di questo capolavoro per tutti questi anni!
INFORMAZIONI
1991
Nuclear Blast
Death
Tracklist
1. Vision in the Shroud
2. Graveworm
3. Jumping at Shadows
4. Opulence the Absolute
5. Child of Sin
6. Undirected Aggression
7. Born in a Fever
8. The Grand Leveller
Line Up
Dave Ingram (Voce)
Peter Rew (Chitarra)
Darren Brookes (Chitarra)
Paul Adams (Basso)
Ian Treacy (Batteria)
 
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