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Scardust - Sands Of Time (Reissue)
17/09/2019
( 1944 letture )
Gemma proveniente da Israele, gli Scardust passano sotto l’egida di M-Theory Audio, label che per l’occasione ristampa il loro full-lenght di debutto Sands Of Time, uscito nel 2017, in diversi formati: il CD include la bonus track acustica Mist mentre l’LP comprende l’intero EP Shadow del 2015.
Dall’album traspare chiaramente come i membri del gruppo possano vantare un background musicale multiforme: ognuno ha accumulato negli anni esperienza in diversi generi, dalla musica classica al jazz passando per il punk, sempre in un’ottica di polistrumentismo. Questo ha condotto ad un disco che racchiude sonorità trasversali a diversi mondi, sonorità che si amalgamano e si fondono organicamente.

La componente symphonic è preponderante e si intreccia con quella progressive metal, facendo risaltare la polifonia che si crea grazie alla maestosità dei cori, degli archi e di ogni strumento in generale, elettrico e non. La titletrack Sands Of Time si suddivide in cinque atti interdipendenti ma autonomi.
Il primo atto, Overture, cattura immediatamente l’attenzione dell’ascoltatore che si smarrisce tra il pizzicato degli archi e l’epicità delle voci, tra le sognanti note di tastiera e la crudezza della chitarra elettrica distorta che si sposa con un organo. Tecnicamente il lavoro è molto limato, tra assonanze e dissonanze e cambi di ritmo. L’epicità e il potere evocativo di ogni istante caricano di densità il pezzo. Da un punto di vista testuale si ha una serie di parole, espressioni concise, che ripercorrono sinteticamente il fluire, letteralmente, del vivere. Si passa poi al secondo atto, Eyes Of Agony, in cui un inquieto pianoforte introduce la versatile voce di Noa Gruman che esplora l’estesissimo range vocale che le appartiene, dal pulito al growl. Il basso talvolta segue, rinforzandola, la linea della voce. Verso la metà del brano suonerà invece uno stacco da solista. Riemergono poi gli archi senza alleggerire minimamente l’atmosfera, ricca di immagini truci e ricordi scritti su pietra, nonché interrogativi deliranti nel terrore. Il finale sospeso conduce a Act III: Dials. L’esordio spetta sempre al coro, inframmezzato da chitarra, basso, batteria e tastiere: si verifica un’apocalisse, una rinascita che accoglie la strofa. Quest’ultima suona precaria fino a quando gli unici strumenti rimasti in scena sono pianoforte e voce. È il momento quindi di un intermezzo tipicamente progressive rock, prima di un assolo ricco di shredding. Il brano si incupisce ulteriormente, in seguito, e si sentiranno svariati richiami all’Overture. Da climi con elevato uso di doppia cassa ci si distende in un finale fatto da voce e lunghe note d’archi, con qualche pizzicato.
Il quarto atto, Hourglass, apre con un giro di chitarra sostenuto da tastiere psichedeliche. Sono ancora presenti i richiami agli altri pezzi, come dei leitmotiv, che donano un gran senso di familiarità al brano e facilitano la memorizzazione dei temi. I climax, le parti solistiche, il soprano, i botta e risposta tra strumenti e anche le parti più monolitiche donano forte dinamismo.
È l’ora dell’ultimo atto, l’omonima Sands Of Time: più lineare delle precedenti in quanto a struttura, coerente epilogo alla macrotraccia, pare un lungo respiro precedentemente trattenuto o spezzato dai crescendo et cetera. Arrowhead, la sesta traccia, non si distanzia eccessivamente dallo stile della prima parte dell’album: altrettanto suggestiva, rincara il tono epico presente nel disco. Gli accenti e gli staccati, in contrasto con le parti maggiormente legate, mostrano come questo gruppo rappresenti la sintesi tra poli opposti. In Out Of Strong Came Sweetness compare come ospite la voce di Kobi Fahri, cantante dei celebri Orphaned Land, conterranei degli Scardust. L’intero brano ha una tinta molto solenne: la batteria segna ritmi costanti, le chitarre accompagnano con armonie scandite da un tempo remoto, quasi sacro. L’ottava traccia, Queen of Insanity, rende effettivamente l’idea della paranoia e dell’angoscia distillata: con sonorità inizialmente affini a quelle death metal, sprigiona follia ma le tastiere si mantengono progressive e spesso stemperano l’ansia proveniente invece dalle percussioni ossessive, dal basso e dalla chitarra. Verso la fine del brano, però, proprio le tastiere contribuiscono all’inquietudine fondendosi con gli altri strumenti e con il growl in un bridge penetrante. Blades, canzone incalzante e orecchiabile, ha melodie abbastanza semplici e assoli altrettanto dilatati e immediati, pur non rinunciando ad una struttura mai banale e a punti inaspettati. La voce maschile di Jake E dona un senso di pienezza e si coniuga bene a quella della cantante, giungendo a creare una sorta di scenario particolarmente narrativo.
Ultimo pezzo per quanto riguarda la prima uscita del 2017 e penultimo in questa reissue, Gift Divine apre con un raffinato pianoforte al quale si aggiungono gli altri strumenti, non in modo invasivo. Dapprima intimo e introspettivo, si evolve poi in un tripudio di stili e melodie impregnate di storia. I cori onirici donano un tocco passato, determinati riff richiamano il progressive metal più moderno e ogni elemento congloba l’altro in perfetta armonia. L’ultima nota vibrata sentenzia la fine di una suite davvero azzeccata.
La sopracitata bonus track acustica Mist chiude con freschezza l’album. Gli accordi di pianoforte si invocano l’un l’altro mentre la voce risuona nostalgica e potente, tra suoni gravi e acuti.

Sands Of Time è un lavoro magistrale che merita di essere ascoltato. Gli Scardust suonano live calcando gli stessi palchi di Riverside e Anathema e questo disco, inizialmente autoprodotto, è stato masterizzato ottimamente da Jens Bogren, che ha lavorato ad esempio con gli Opeth. L’ampia esperienza dei singoli membri del gruppo assicura un lavoro accurato in ogni parte, capace di muovere l’animo e al contempo di impressionare per la tecnica.



VOTO RECENSORE
82
VOTO LETTORI
92.66 su 9 voti [ VOTA]
Luky
Martedì 1 Ottobre 2019, 0.44.57
5
Ho scoperto il disco grazie a questa recensione una decina di giorni fa e devo dire che è stata veramente un'ottima sorpresa
Enrico86
Domenica 22 Settembre 2019, 10.28.44
4
Disco enorme, un po' confusionario in certi punti, ma enorme
deris
Mercoledì 18 Settembre 2019, 10.12.15
3
li sto ascoltando un po su YouTube….mi ricordano gli Haken
Necrolust
Martedì 17 Settembre 2019, 22.16.48
2
Attendevo questa recensione da un paio di anni quando è uscita la prima versione. Quando l'ho ascoltato per la prima volta devo ammettere che mi sono letteralmente innamorato di questa band soprattutto per la voce di Noa Gruman che trovo semplicemente stupenda e straordinaria. Qualsiasi cosa canti, ha uno stile meraviglioso. E non sono da meno gli altri della band che ho trovato veramente molto bravi e preparati in special modo Yani Avnet al basso. Personalmente avrei alzato il voto di almeno 6 o 8 punti ma questione di gusti. Spero onestamente che riescano ad ottenere il successo che meritano. E attendo il loro prossimo passo discografico avendo letteralmente divorato "Sands Of Time"
Fabio Yaaaaaaaahhhhh
Martedì 17 Settembre 2019, 19.20.15
1
Tra i migliori gruppi che ho scoperto in tempi recenti, si sente che sono preparatissimi in ogni genere e hanno un range compositivo non indifferente. Vado a risentirmeli
INFORMAZIONI
2019
M-Theory Audio
Prog Metal
Tracklist
1. Sands Of Time Act I: Overture
2. Sands Of Time Act II: Eyes Of Agony
3. Sands Of Time Act III: Dials
4. Sands Of Time Act IV: Hourglass
5. Sands Of Time Act V: Sands Of Time
6. Arrowhead
7. Out Of Strong Came Sweetness
8. Queen Of Insanity
9. Blades
10. Gift Divine
11. Mist
Line Up
Noa Gruman (Voce)
Yadin Moyal (Chitarra)
Itai Portugaly (Tastiere)
Yanai Avnet (Basso)
Yoav Steel Weinberg (Batteria)
Musicisti Ospiti:
Kobi Farhi (voce nella traccia 7)
Jake E (voce nella traccia 9)
 
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