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21/03/24
KRASUE + ANTARES + WAH ‘77
FREAKOUT CLUB, VIA EMILIO ZAGO 7C - BOLOGNA
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22/09/2019
( 4054 letture )
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Difficile, al giorno d’oggi, trovare nell'affollatissimo panorama Heavy/Power una band così quotata e seguita come i Sabaton. Sulla scena ormai da circa vent'anni, pur tra alti e bassi e ricalcando sostanzialmente uno schema consolidato, gli svedesi si sono comunque imposti come uno dei gruppi più affidabili in circolazione. Proprio a proposito di bassi, il precedente The Last Stand non aveva affatto convinto, presentando un lotto di canzoni prive di quelle due o tre che staccassero sulle altre, facendo in modo di trascinare l’ascolto del lavoro nel suo complesso e con le altre di qualità sotto la loro media. Un difetto che The Great War non sembra presentare.
Solito tema guerresco stavolta svolto mediante lo sviluppo di un concept già evidenziato dal titolo e ben sviluppato dai testi, The Great War risulta adeguatamente epico, eroico, trascinante nei ritornelli e complessivamente abbastanza duro. Questo considerando il settore di riferimento e pur contenendo anche vari passaggi più ammiccanti ed altri concepiti con malizia per essere funzionali alla creazione di una certa atmosfera. Partenza cupa con The Future of Warfare e sviluppo tipicamente "sabatoniano" con il primo dei tanti ritornelli azzeccati a svegliare l’attenzione del pubblico. Più Heavy/Power Seven Pillars of Wisdom, brano discretamente riuscito e con un buon break posto più o meno a metà, ma tensione che cala leggermente. Ugualmente piacevole la seguente 82nd All The Way, che però può contare ancora una volta su un ritornello del tipo di cui sopra e su una certa solennità di fondo. Anche The Attack of the Dead Men avvince subito pur non presentando spunti particolari nella scrittura, ma sono sempre un chorus immediato ed un arrangiamento riuscito a rendere il brano più che piacevole. Il marchio Sabaton è impresso a fuoco nell'intero sviluppo di Devil Dogs, compresa qualche pacchianeria ed un approccio neoclassico allo sviluppo degli assoli di chitarra che non sarà limitato a questo episodio. Introduzione "russkiy" e poi ritmi trascinanti all'inverosimile per Red Baron, pezzo concepito per i concerti dal vivo che tra passaggi simil-folk ed anni 70, non mancherà di esaltare chi andrà a vederne uno. Più cadenzata e dannatamente epica Great War, anche questa molto adatta alle esibizioni dal vivo, ma dall'approccio completamente diverso rispetto alla precedente. Maggiormente rivolta al pubblico meno specializzato A Ghost in the Trenches, ma pratica risolta in modo molto elegante. Ancora un riuscito misto tra Heavy e Power in salsa dark per Fields of Verdun, prima dell’irrompere dell’inquietante The End of the War to End All Wars e della chiusura corale acustica di In Flanders Fields, la composizione di John McCrae, Tenente Colonnello dell’esercito canadese che la concepì il 3 Maggio del 1915 a seguito del funerale del collega e grande amico Alexis Helmer, deceduto durante la Seconda Battaglia di Ypres. Davvero molto evocativa se posta nella giusta relazione con lo svolgersi dell’album.
Sostanzialmente privo di filler nonostante la presenza di qualche brano meno interessante e più scontato rispetto agli altri, The Great War rappresenta in ogni caso un netto passo avanti rispetto alla prova precedente. Come al solito ben suonato, prodotto ed arrangiato e dotato di quei pezzi trascinanti che mancavano al suo predecessore, il lavoro in analisi ci restituisce i Sabaton nella loro forma più auspicabile. Quella che non cambierà certo la storia dell’Heavy Metal, ma che è in grado di regalarci momenti "metallicamente" appaganti, di indurci a cantare e muovere la testa mentre siamo a casa o guidiamo nel traffico. Facendoci sentire come cronisti/protagonisti di guerra per un po’ e distraendoci da quella che combattiamo tutti i giorni. Bentornati sui campi di battaglia.
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@AngiHard
Ma se non ti piacciono e li trovi ridicoli che diavolo ci fai a commentare nelle loro recensioni? Cioè per fartela breve, non ce ne fotte un cazzo dei tuoi pensieri fenomeno XD |
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Ok! Appena avrò ascoltato il disco una decina di volte almeno , ti farò avere il mio voto su questo lavoro dei Sabaton....... Ciao a tutti da dragon32 |
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(Continua) io ringrazio chi mi/ci legge |
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Un atteggiamento molto maturo. E |
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Infatti raven, io non parlavo del critico ma del fan il quale deve comunque avere una sua crescita , altrimenti perché dovrebbe leggere le recensioni.
Diverso invece, avere comunque la capacità di valutare in modo autonomo.
Pensa agli uriah heep ed altri, i quali fanno da sempre la loro musica, non per questo possiamo noi giudicarli in modo negativo. Li ascolterò finché mi daranno emozioni e quando non succederà più li ringrazierò sempre.
Così come ringrazierò sempre chi attraverso le recensioni che scrive , migliorerà la mia conoscenza musicale.
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Mi piace a prescindere va bene per il fan, per il critico è un ragionamento che non può essere applicato, |
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Non ho ancora ascoltato il disco ma dico già che mi piace a prescindere
ciò non significa che non terrò conto della vostra recensione altrimenti non sarei qui. Vorrei però dire che anche se un giorno dovessi stancarmi di loro ,li rispetterei sempre perché mi hanno accompagnato per un
tratto di strada di questa vita metal . Quindi dico a quelli che criticano per partito preso che anche io litigavo con i miei amici su chi fosse più bravo tra i Beatles ed i Rolling Stones o tra i Deep purple ed i led Zeppelin .e potrei continuare....... ma avevo 10 anni nel 70 ....poi già nel 73 amavo e rispettavo tutta la musica ed i suoi ascoltatori non giudicando nessuno
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Non ho ancora ascoltato il disco ma dico già che mi piace a prescindere
ciò non significa che non terrò conto della vostra recensione altrimenti non sarei qui. Vorrei però dire che anche se un giorno dovessi stancarmi di loro ,li rispetterei sempre perché mi hanno accompagnato per un
tratto di strada di questa vita metal . Quindi dico a quelli che criticano per partito preso che anche io litigavo con i miei amici su chi fosse più bravo tra i Beatles ed i Rolling Stones o tra i Deep purple ed i led Zeppelin .e potrei continuare....... ma avevo 10 anni nel 70 ....poi già nel 73 amavo e rispettavo tutta la musica ed i suoi ascoltatori non giudicando nessuno
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dal vivo esagerano coi loro siparietti, meno chiacchiere alla lunga annoiano.Il disco solita solfa ormai, mi fermo ai primi 3 |
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Prima mi piacevano molto, dopo Heroes li ho abbandonati. Purtroppo ripetono all infinito sempre le stesse canzoni: durata circa 3 minuti, assoli minimi o quasi inesistenti, coretti sempre uguali,tastiere invasive. Concordo con chi dice che se scambiate le canzoni di un disco con quelle di un altro non se ne accorge nessuno. Queste non suonano tutte quasi uguali a quelle di Heroes? Peccato Coat of arms e The art of war mi piacevano molto... |
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Eh, l'uovo alla Bismarck però avrebbero dovuto includere... |
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Miglior disco da Carolus Rex: certo le canzoni sono sempre quelle, i cori bene o male lo stesso, ma almeno qui a livello di canzoni in generale siamo un po' più in alto degli ultimi sciapi dischi.
Peccato non aver incluso Bismarck, probabilmente il loro pezzo più bello da anni....mistero... |
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Ma cosa vi scaldate tanto per 'sta minestrina riscaldata ormai una decina di volte |
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Evitiamo battibecchi privati e apprezzamenti poco rispettosi verso chi ascolta ciò che a noi non piace, grazie. |
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Bravo, tu si che te ne intendi. Fenomeno. |
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Sandro70 puoi anche non fissarti su una frase che è chiaramente una battuta... Comunque che piacciano a tanti o a pochi sai che mi frega? Niente. Qua non è questione che hanno un loro stile e lo portano avanti come migliaia di altre band, ma è questione che prendi le canzoni di The Great Power e le metti in Carolus Rex o Art of War o qualsiasi altro disco e neache ti accorgi che sono state scambiate (se non per le tematiche). Tra un disco e l'altro dei Marduk c'è molta più differenza che tra tutti quelli di questi sopravalutati buoni solo per ragazzini e incompetenti. |
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Quindi se uno non ha fatto il servizio militare non può scrivere testi riguardanti fatti storici ? Questa si che è un'affermazione ridicola. Se non sono di vostro gusto ascoltate altro, ma purtroppo per voi attualmente sono uno dei gruppi metal che ha più successo in Europa ( andate a vedervi i dati di vendita ) . Quindi se a tanti piacciono e raccolgono recensioni positive non vedo il problema . A me il black metal non piace ma non per questo vado a scrivere che i gruppi devono sparire e che fanno la solita canzone, semplicemente non li ascolto ed evito di commentarli . Nei confronti dei Sabaton vedo un astio spesso ingiustificat. Hanno un loro stile e quello portano avanti ,come migliaia di altre band. |
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9
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Basta con questi ridicoli, basta! Fra un po' saranno 20 anni di stesse canzoni, sempre la solita solfa, sempre e solo battaglie e guerre (poi magari neanche hanno fatto il servizio militare...), soliti ritmi, soliti riff, soliti coretti. Ma chi se ne frega se qualche album è un po' meglio di altri, questi producono in serie sempre la stessa roba. |
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8
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Personalmente mi è piaciuto e non poco. Di sicuro migliore rispetto al deboluccio The Last Stand, qui il reparto chitarristico torna prepotentemente ad essere protagonista, con sonorità molto simili a quelle che si possono sentire su Heroes. Un heavy metal dalle tinte epic e power con ritornelli da cantare a squarciagola, esattamente quello che si vuole sentire dai Sabaton. Una nota a sfavore purtroppo è la mancanza (già da diversi anni ormai) di una cannonata power metal da headbanging sfrenato (canzoni come Screaming Eagles e Lion from The North), così come A Ghost In The Trenches, un po' deboluccia. Ma nell'insieme direi che un bel 75/76 come voto lo porta a casa, mia personale opinione |
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7
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Concordo con il Marchese. Carolus Rex purtroppo getta ombra su tutti gli album successivi. E comunque sì, anch'io ho la spiacevole sensazione di ascoltare sempre le stesse canzoni. Segno che il songwriting si è appiattito di brutto negli ultimi anni. |
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6
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Un pochino meglio del precedente. Però forse da una parte una certa monotonia di fondo nei brani, dall'altra, come nel precedente, la mancanza di un songwriting di livello, lo hanno fatto scivolare via senza che mi interessasse molto. Carolus Rex era tutt'altra cosa, lo ho ripetuto varie volte e si vede che non è facile ripetersi a quei livelli. Non ho tempo per riascoltarlo, non serve. Au revoir. |
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5
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Leggo commenti troppo critici. Non sono d'accordo. Questo album, migliore del precedente, è ben suonato ed arragiato, un buon metal gradevole e ben strutturato. Personalmente i Sabaton mi sono sempre piaciuti anche se hanno avuto degli alti e bassi, ma questo, in vent'anni di carriera, è un denominatore comune a molti.Definire questo album il "nulla cosmico" è decisamente eccessivo. Poi, per carità, ad ognuno la sua. Saluti. |
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4
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Anche per me meglio di The Last Stand. Secondo me fino a The Great War (compresa) scorre tutto molto bene, con i soliti problemi della musica dei Sabaton ovviamente, A Ghost In The Trenches e Fields of Verdun non mi prendono molto e le trovo abbastanza sottotono. In ogni caso, non male dai, anche se la solita proposta comincia a stancare e già mi aveva stancato molto con The Last Stand, qui per loro fortuna se la sono giocata meglio. Un altro appunto, avrei peferito delle chitarre più in evidenza, come era in qualche album passato |
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3
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Recensione perfetta . Album trascinante , sicuramente più heavy del mediocre precedente e privo di filler . Voto 78. |
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2
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Solita solfa, hanno scritto 200 canzoni in una settimana di 15 anni fa e ce le rifilano a rate. |
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Insieme ai Powerwolf e i più recenti (ma che stanno ottenendo parecchia popolarità) l'emblema del nulla nel Power Metal odierno. Tanti coretti facili, tante tastiere, ma alla fine il nulla cosmico. Non capisco come possano essere durati così tanto negli anni. Se devo trovare le canzoni migliori direi The Attack Of The Dead Man, Devil Dogs, e Fields Of Verdun. Voto 45. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. The Future Of Warfare 2. Seven Pillars Of Wisdom 3. 82nd All The Way 4. The Attack Of The Dead Men 5. Devil Dogs 6. The Red Baron 7. Great War 8. A Ghost In The Trenches 9. Fields Of Verdun 10. The End Of The War To End All Wars 11. In Flanders Fields
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Line Up
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Joakim Brodén (Voce) Chris Rörland (Chitarra) Tommy Johansson (Chitarra) Pär Sundström (Basso) Hannes van Dahl (Batteria)
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