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19/04/24
DESPITE EXILE + LACERHATE + SLOWCHAMBER
BLOOM, VIA CURIEL 39 - MEZZAGO (MB)
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28/10/2019
( 1403 letture )
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Commentare Renegades senza menzionare la fatidica evoluzione compiuta dagli Equilibrium equivale ad ignorare un elefante nella stanza: l’epico immaginario viking pare essersi dissolto a vantaggio di un sound in cui prepondera la componente elettronica, in cui le parole sono prevalentemente in inglese e le tematiche vorrebbero focalizzarsi su qualcosa di introspettivo o su riflessioni esistenziali, senza attingere al bacino fantasy o mitologico che prima faceva da sfondo agli album. Quando avviene un mutamento così radicale in un gruppo si può pensare a quell’operato come ad un tentativo da esordienti nel campo, giudizio spesso erroneo che non riflette tutta l’esperienza pregressa dei singoli membri del gruppo. Credo sia fondamentale avere questa consapevolezza prima di valutare il debutto di un artista in un ambito; può sembrare scontato ma non lo è.
Detto ciò, si può però affermare che i testi presi esclusivamente da soli appaiono deboli: essendo buona parte del cantato in growl effettivamente può essere legittimo che le parole non siano il primissimo elemento di impatto nei pezzi. Tuttavia, visto l’entusiasmo di Berthiaume che si cela dietro a questo nuovo approccio, mi sembra opportuno notare con dispiacere come alla fine la qualità della scelta delle parole sia abbastanza mediocre. Figure e luoghi comuni sfilano anche in video -esempio fra tutti quello della dibattutissima Path of Destiny- in cui all’inizio scorrono domande a dirla tutta un tantino patetiche per come sono presentate. Sembra vogliano stupire o indurre a serie riflessioni, mentre invece risultano abbastanza banali. Testo a parte, che tecnicamente non è nemmeno giusto giudicare prescindendo dalla musica, la sperimentazione e la rivoluzione del genere sono i fattori che più lasciano sbalorditi: spadroneggiano synth che richiamano quasi la musica commerciale anni ’80, le linee melodiche sono stucchevolmente orecchiabili e si degenera spesso in una scarna forma di alternative. Molto presente è l’elemento elettronico, che frequentemente contamina riff o sequenze di accordi di chitarra ritmica che potrebbero reggersi bene autonomamente. Si avverte in più punti l’influenza metalcore, incarnata ad esempio nella novità del canto pulito: si pensi alla seconda traccia, Tornado, in cui ciò è proprio lampante. In quel pezzo l’assolo di chitarra richiama la linea vocale del ritornello, impoverendo lo sviluppo della canzone che comunque suona statica a causa dei synth che o ripropongono ossessivamente un motivo che non dà respiro al brano oppure donano l’illusione di un epico dispiegamento per poi invece ingabbiare la traccia in sè stessa. Limati alcuni elementi, sarebbe stato di certo un lavoro molto più apprezzabile. A seguire giunge Himmel und Feuer, unico brano in tedesco presente in Renegades: anche in questo caso il synth propone delle linee alquanto sconclusionate e poco coerenti con gli altri strumenti, rendendo il pezzo una sorta di opening di anime. Verso la metà della canzone compare però una parte strumentale interessante che si erge dal resto in quanto ad originalità e migliora nettamente una traccia altrimenti abbastanza fine a se stessa. A proposito di autoreferenzialità, la settima dell’album, cover di Johnny B, successo dei The Hooters uscito nel 1987, pare ribadire questo concetto: non si riesce a chiamare in causa una necessità di eseguire questa cover in quanto non omaggia granché l’originale. Lascia alquanto indifferenti questa rivisitazione in cui il tradizionale comparto strumentale metal esegue in modo abbastanza piatto, senza dinamiche rilevanti, il brano. Gli elementi elettronici aggiungono gli ingredienti che pervadono il resto dell’album e vengono inserite delle sezioni generiche e inconcludenti che non influiscono particolarmente sulla riuscita del pezzo. Maggiormente coinvolgente è invece Final Tear, dai toni più violenti e oscuri: le tastiere contribuiscano a mantenere il senso di sospensione e atmosfera che si ritrova anche nel resto di Renegades, in questo pezzo decisamente più calibrato.Hype Train raggiunge l’apice dell’orecchiabilità tramite elementi che lo rendono un brano in tutto e per tutto passabile in radio: il conclusivo cambio di tonalità, le percussioni, le tastiere che propongono un'intro “accattivante”… Questa brodaglia vorrebbe restituire l’essenza della gioia e dell’hype ma rischia di far scaturire l’esatto opposto per quanto si conformi alle banalità dell’industria musicale.
Tendenzialmente Renegades è un album che spiazza per l’eccessiva dose di sperimentazione che non si può considerare sia ben riuscita. Alcuni elementi come la partecipazione dei The Butcher Sisters, che rappano nella quarta traccia, sono positivi in quanto organici, in linea col resto del brano. Il problema risiede quindi, ovviamente, non nella sperimentazione in sé ma nella diminuzione della qualità dei pezzi e nell’aver attinto a generi non originali e dal consumo immediato per la creazione dell’album. Qualcosa di certo si salva, sarebbe ingiusto decretarlo un fallimento in toto: la maggioranza dei brani, però, necessiterebbe di ampie limature.
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Renegades - A Lost Generation 2. Tornado 3. Himmel und Feuer 4. Path of Destiny 5. Moonlight 6. Kawaakari - The Periphery of the Mind 7. Johnny B 8. Final Tear 9. Hype Train 10. Rise of the Phoenix
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Line Up
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Robse (Voce) Berthammer (Chitarra) Dom Crey (Chitarra) Skadi (Tastiere) Skar (Voce, Basso) Hati (Batteria)
Musicisti Ospiti:
The Butcher Sisters (Voce nella traccia 4) Julie Elven (Voce nella traccia 9)
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