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20/04/24
THE OSSUARY
CENTRO STORICO, VIA VITTORIO VENETO - LEVERANO (LE)
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Wayward Sons - The Truth Ain’t What It Used To Be
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09/11/2019
( 1038 letture )
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Cosa è il rock n’ roll? Sono certo che se proviamo a porre questa domanda a cento musicisti o a cento appassionati ascoltatori avremmo cento risposte diverse. Infatti, e non sembri un paradosso, pur nella classicità del genere ognuno trova le sue caratteristiche peculiari, le sue preferenze specifiche e, in ultima analisi, il suo particolare modo di esprimersi. Per gli inglesi Wayward Sons del leader Toby Jepson, le idee sono semplici e chiare: due belle chitarrone “spesse” che triturano a ripetizione riff di matrice AC/DC, una voce aspra e ficcante, ma che non disdegna anche melodie interessanti, basso e batteria che martellano potenti ritmi quadrati e veloci quando serve, e, per chiudere, tastiere e piano che fanno capolino quando e dove è utile, arricchendo il suono senza prevaricare o diventare eccessive. Detto così, sembra facile; dopotutto, non è una ricetta particolarmente originale o ricercata. Ma, esattamente come in cucina, è il “manico” che fa la differenza, e che può trasformare un disco rock come tanti in un album da ricordare a lungo. Può farlo, ma non è detto che ci riesca sempre. Toby Jepson, ex Little Angels e ora anche noto produttore, oltre che musicista, ed i suoi Wayward Sons arrivano con questo nuovo The Truth Ain’t What It Used To Be al secondo album, a due anni di distanza dal debutto, senza variare di una virgola le coordinate sonore della propria proposta; coordinate che sono quelle sopra descritte.
La partenza è molto valida: Any Other Way unisce in un solo brano una potente ritmica figlia dei migliori AC/DC con un coro a pieni polmoni che non può non ricordare le più riuscite canzoni dei Foo Fighters. Si tratta di uno di quei brani che entrano in testa al primo colpo, e che non ne escono così facilmente; dato in mano a band comeThe Darkness, Greta Van Fleet o stessi Foo Fighters sarebbe probabilmente ai primissimi posti delle classifiche radiofoniche e di vendita. Purtroppo, a fronte di tale ottimo inizio, il disco non riesce a mantenersi sulla stessa lunghezza d’onda. Il problema principale dei pezzi dei Wayward Sons, almeno in questo album, è l’incapacità di dare ai brani quel quid in più, necessario per rimanere in testa e non farsi dimenticare. In ogni brano, salvo alcune lodevoli eccezioni, sembra che manchi qualcosa: in alcuni casi è il riff portante che non convince al 100% (As Black As Sin, Feel Good It), in altri casi è la voce che sembra non riuscire ad adattarsi pienamente alla linea vocale (Jokes On You, Have It Your Own Way), in altri ancora è la sezione ritmica che non riesce a dare la spinta necessaria (Little White Lies, The Truth Ain't What It Used To Be). Paradossalmente, ma non troppo, il secondo brano a centrare in pieno il bersaglio è la ballata Fade Away, dominata dal piano più che dalle chitarre e con un delizioso retrogusto in stile Queen che ne fa facilmente dimenticare la non particolare originalità.
Intendiamoci: il disco nel suo complesso è tutt’altro che pessimo, e si sente che la mente compositiva ed esecutiva che sta dietro al gruppo è persona esperta e capace, anche a livello di produzione (ottima). Il problema di fondo è che se si decide di cimentarsi in un genere assai inflazionato, e di mettersi in diretta competizione con un numero sterminato di band, grandi e piccole, che hanno proposto più o meno le stesse coordinate sonore, è necessario proporre qualcosa di speciale per emergere dalla massa. I Wayward Sons ci provano, ma i dodici pezzi qui presenti riescono a colpire nel segno in maniera troppo incostante e discontinua per poter rimanere nella memoria degli ascoltatori. Il rischio, temo assai elevato, è di finire troppo presto nell’oblio; potrebbe essere utile dare loro una seconda possibilità ascoltandoli dal vivo, dimensione che pare essere ottimale per esaltarne i punti di forza, e per coprire alcune lievi debolezze compositive o esecutive. Per il momento rimandati, ma siamo pronti a concedergli una prova d’appello quanto prima.
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Consumai Young gods e Jam ai tempi. Questo purtroppo è uno spettro in confronto.....Peccato perchè speravo in un album alla Defiants..... |
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Il problema fondamentale di questo disco, come del primo, nonostante l'ottima voce di Toby , sono le canzoni in se: dopo aver finito il disco (dodici tracce.....ma perché, perché??), purtroppo in testa rimane ben poco.
Si lascia ascoltare per carità, ma è la sostanza che manca, peccato.
Vabbè, rimangono sempre i dischi dei Little Angels,.....chi?? ....Si vabbè 🙄 |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Any Other Way 2. As Black As Sin 3. Joke’s On You 4. Little White Lies 5. Feel Good Hit 6. Fade Away 7. Have It Your Own Way 8. Long Line Of Pretenders 9. (If Only) God Was Real 10. The Truth Ain’t What It Used To Be 11. Punchline 12. Us Against The World
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Line Up
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Toby Jepson (Voce, Chitarra) Sam Wood (Chitarra) Nic Wastell (Basso) Phil Martini (Batteria) Dave Kemp (Tastiere)
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RECENSIONI |
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