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Iggy Pop - The Idiot
02/12/2019
( 2735 letture )
Dimenticate il rovente proto-punk degli Stooges, i riff incendiari e le tempeste di watt che straripavano dai primi tre album del gruppo americano. Se Iggy Pop è unanimemente considerato il Godfather del punk, il suo primo album solista suggerisce tutt’altro. Pubblicato nel 1977, The Idiot si allontana nettamente dal rock sanguigno, muscolare e basato essenzialmente sul riff di chitarra della sua band precedente, in favore di uno stile decadente il cui intellettualismo si percepisce fin dal titolo, chiaro riferimento a Dostoevskij. Se la grinta strumentale degli Stooges se n’è andata, resta il loro carattere nichilista e corrosivo, che si trova però in qualche modo incanalato in una nuova dimensione sonora. Questo canale ha un nome. David Bowie. I due si erano conosciuti nel ’71, e The Idiot rappresenta prima di tutto il prodotto di un’amicizia che, oltre che estremamente fruttuosa sul piano artistico, ha salvato la carriera musicale di Iggy Pop.

Questa era infatti a un punto morto. Dopo la seconda separazione degli Stooges, nel 1974, Pop si ritrova senza un contratto discografico e con un grosso problema di eroina, tanto da decidere di ricoverarsi in istituto. Tra i pochi visitatori, proprio David Bowie, già produttore di Raw Power, ultimo album degli Stooges. Nel ’76, il Duca Bianco porta con sé l’amico durante il tour di Station to Station. I due atterrano poi a Berlino Ovest, abitano assieme e cercano di ripulirsi – Bowie era infatti tornato dal suo periodo losangelino con una bella dipendenza dalla cocaina. I brani che poi formeranno The Idiot sono registrati in momenti e luoghi diversi, a partire dal 1976. Inizialmente in Francia, presso il castello d’Hérouville, maniero del XVIII secolo che ospita uno studio di registrazione usato da band quali Pink Floyd, Elton John e lo stesso Bowie, poi a Monaco e infine a Berlino.
Come detto in apertura, l’album si scosta dallo stile bellicoso degli Stooges, e si avvicina piuttosto al sound della famosa trilogia berlinese di Bowie, che pubblica lo stesso anno i primi due episodi, Low e Heroes. Alcuni diranno perfino che The Idiot, uscito prima dei due succitati capolavori, sia l’inizio ufficioso della trilogia, una sorta di prova generale. Vero o no, poco importa. Non si può per contro negare la grande influenza del Duca su questo album. Una presenza visibile fin dalla copertina di stampo espressionista, vicinissima a quella di Heroes. Oltre che produttore, l’artista inglese scrive le parti strumentali dell’album, mentre Pop si occupa principalmente dei testi. I due si circondano di diversi altri musicisti, che intervengono nei vari momenti delle registrazioni.

Veniamo infine al contenuto. L’album si apre con Sister Midnight, un brano pulsante, ipnotico nella sua monotonia. Il basso fornisce spina dorsale, un continuo battito saltellante attraversato da scariche rumorose, mentre la chitarra tesse trame lontane, sullo sfondo. Su questa base sfuggente e robotica allo stesso tempo, un ispiratissimo e camaleontico Iggy Pop declama un testo dagli inquietanti risvolti edipici. La canzone è notturna, avvolgente, carica di un feeling decadente che si ritrova nell’intero album e che esplode nella celeberrima Nightclubbing. Bowie suona il piano, un’austera drum machine batte il tempo, mentre la voce dell’Iguana striscia languida dando vita a un blues urbano lascivo e decadente. Il testo, scritto in dieci minuti, è ispirato dalle scorribande dei due amici nei locali notturni berlinesi. Acida e corrosiva, Funtime trasmette invece un ironico nichilismo. La strumentale rumorosa e la voce volutamente monocorde del cantante lasciano trasparire un sentimento di noia, che stride con il titolo e il testo. Si torna in territori più seducenti con Baby, una ballata enigmatica e oscura, più in linea con il mood crepuscolare degli episodi precedenti. Inizia invece in maniera spensierata China Girl, grazie alla melodia pseudo cinese dello xilofono. Ripresa poi anche da Bowie, la canzone guadagna intensità con lo scorrere dei secondi, in un crescendo continuo dettato dalla voce sgraziata di Pop. Degna di nota pure la lunga coda strumentale, dove compare anche un sassofono. Inizialmente interpretato come un’ode all’eroina, il brano è invece ispirato da Kulean Nguyen, la compagna – vietnamita – di un artista conosciuto al castello d’Hérouville, e della quale Pop si era invaghito. La successiva Dum Dum Boys è invece dedicata ai vecchi compagni d’armi degli Stooges, a cui il titolo fa riferimento, e guarda caso è il brano che strumentalmente li richiama di più. Il testo evoca gli inizi di quell’avventura, un periodo che Iggy sembra rimpiangere, forse spaesato dall’ambiente artistico e intellettuale nel quale Bowie lo ha trascinato. Well, things have been tough without the Dum Dum Boys confessa il cantante, che chiude il brano in maniera quasi struggente: Hey, where are you now when I need your noise? Now, I'm looking for the Dum Dum Boys. The walls close in and I need some noise. La seguente Tiny Girls si accolla il titolo di canzone minore dell’album, forse perché più classica e “convenzionale”. Una breve e mielosa ballata, dall’andamento e dal testo malinconici, gradevole senza grandi scosse. Si torna nell’avanguardia con la conclusiva Mass Production, l’episodio più audace e difficile di The Idiot. Lunga, aspra e straniante, si tratta di un vero e proprio brano industrial, dove emergono chiaramente le influenze teutoniche che percorrono più o meno chiaramente tutto il lavoro.

Figlio di un periodo musicalmente eccezionale, The Idiot è la sintesi e il punto d’incontro di due artisti immensi. Con queste premesse, difficile aspettarsi qualcosa di diverso di un capolavoro. Non si tratta però di un exploit scontato, dal momento che Iggy Pop si trova lontano dai territori ai quali è generalmente associato. Lo stesso anno uscirà infatti Lust for Life, l’album simbolo del cantante americano, che riprende uno stile più rock e sanguigno. Proprio per questo motivo, The Idiot è una vera e propria gemma, un unicum all’interno della discografia dell’artista, che sembra vestire con grande facilità i panni dell’avanguardia più intellettuale. Un ruolo forse un po’ sconosciuto, poco considerato nella cultura generale, ma ugualmente affascinante e complementare con quello sfoggiato nei successivi lavori. Un Iggy Pop fumoso, nascosto nella penombra di un decadente night club berlinese, decisamente da (ri)scoprire. Tragico aneddoto per chiudere: The Idiot è l’album che Ian Curtis ha ascoltato prima di suicidarsi.



VOTO RECENSORE
95
VOTO LETTORI
88.72 su 11 voti [ VOTA]
Cavaliere nero
Mercoledì 6 Gennaio 2021, 1.16.27
15
The idiot e'uno dei primi esempi ,forse il primo di proto darkwave o gothic rock,chiamatelo come cazzo vi pare.pietra angolare per cio' che verrà dopo.gelido e oscuro.da avere e basta.adieu.
VomitSelf
Lunedì 6 Gennaio 2020, 0.48.15
14
100. Idem per "Lust For Life".
The Sisters of Benson
Mercoledì 1 Gennaio 2020, 11.31.39
13
Il miglior album di Iggy, seguito dai piacevoli Brick by brick e American Caesar
Stagger Lee
Mercoledì 4 Dicembre 2019, 20.30.00
12
Ciao No Fun!!! il nuovo Nick Cave è un capolavoro...un'elaborazione del lutto che lo ha colpito quattro anni fa..davvero toccante. Naturalmente i biglietti per 9 giugno ad Assago sono già in mio possesso. Tornando ad Iggy Pop considero questo album e Lust For Life il suo top. A questi livelli si è espresso, per me, anni dopo con American Caesar.
No Fun
Mercoledì 4 Dicembre 2019, 19.08.02
11
Mi fa piacere! Infatti la mia preferenza per questo è molto recente, dovuta forse al fatto che L f L l'ho ascoltato talmente tanto da giovane che adesso mi ha anche un po' rotto le balle. C'era una mia amica che dopo essere stata in Norvegia mi aveva prestato due dischi di un gruppo norvegese, i Dum Dum Boys, che si chiamano così per la canzone. Qualcuno li conosce? Non me li ricordo assolutamente.
Rob Fleming
Mercoledì 4 Dicembre 2019, 17.51.02
10
Ok. Scusa l'intromissione, mentre partiva la mia "brillantissima" risposta mi era venuto il sospetto: "E se fosse un qualcosa tra loro due? Che figura da patacca...". Vabbè. Però a me piace di più Lust For Life che The Idiot. Tié!
No Fun
Mercoledì 4 Dicembre 2019, 17.42.49
9
no @Rob, la mia era una domanda seria, dopo aver ricevuto diversi consigli da Stagger su Nick Cave mi sono messo ad ascoltarlo per bene, dall'inizio, avendolo ascoltato anni fa e solo in maniera disordinata, e approfittavo del suo passaggio qui sotto per chiedergli del nuovo album che mi incuriosisce molto. Scusate OT.
Rob Fleming
Mercoledì 4 Dicembre 2019, 17.31.01
8
@No Fun, non disturbarlo. E' uscito con Henry Lee e sono andati a cercare dove crescono le rose (ho abboccato all'amo?)
No Fun
Mercoledì 4 Dicembre 2019, 17.11.05
7
... @Stagger, com'è...
No Fun
Mercoledì 4 Dicembre 2019, 17.09.33
6
Gran disco, molto particolare, un Iggy con la giacca new wave, lo preferisco al successivo Lust for Life del quale alla fine ascolto sempre le più famose, ma preferisco comunque di molto il precedente Kill City, fatto nel 75 con James Williamson ma pubblicato dopo, con un suono maleducato, sax, urla e atmosfere blues. La differenza tra la cover di Kill City e quella di questo Idiot: un Iggy stile fumetto a petto nudo con una bottiglia rotta in mano vs un Iggy con la giacchetta e movenze robotiche, spigoloso, con i capelli corti. Molto inquietante questa, come il disco, sfiorano il gothic malato del periodo successivo. Passare dalle furie precedenti a questa calma inquietante, o ti salvi o ti sparì. Ne approfitto, non resisto: @Stagger, come il nuovo Nick Cave?
Rob Fleming
Mercoledì 4 Dicembre 2019, 16.21.54
5
Nightclubbing; China Girl e Tiny Girls svettano su tutte. Preferisco il successivo altrettanto iconico Lust for life. Due parole su Bowie. Oltre ai tanti meriti musicali acquisiti sul campo con autentici capolavori ha avuto il pregio di - letteralmente - salvare la vita prima a Lou Reed con Trasformer e quindi a Iggy Pop con la doppietta The idiot/Lust for life. Sebbene anche lui fosse immerso nella coca sino al collo, a me non me lo toglie di testa nessuno, che se non si fosse attivato a produrre, comporre e arrangiare quei dischi, gli altri due sarebbero morti. 80
Stagger Lee
Lunedì 2 Dicembre 2019, 20.08.38
4
Album bellissimo, nightclubbing su tutte.
Carmine
Lunedì 2 Dicembre 2019, 14.03.33
3
Che discone avete tirato fuori... grandi!
Nòesis
Lunedì 2 Dicembre 2019, 13.59.39
2
Personalmente a Fun House degli Stooges do 110 e lode, questo lavoro però è totalmente diverso e ancor più geniale in un certo senso. Coppia Bowie-Iggy easy tra i top 5 sodalizi artistici di sempre
Galilee
Lunedì 2 Dicembre 2019, 12.51.57
1
Disco particolare, interessante e anche un pò atipico per il suo stile, ma d'altronde è il risultato di più menti. Però secondo me lontano dall'essere un capolavoro. 85 è più che giusto per me. Il 95 lo do ai primi due degli Stooges..
INFORMAZIONI
1977
RCA Records
Rock
Tracklist
1. Sister Midningt
2. Nightclubbing
3. Funtime
4. Baby
5. China Girl
6. Dum Dum Boys
7. Tiny Girls
8. Mass Producion
Line Up
Iggy Pop (Voce)
David Bowie (Tastiere, Piano, Chitarra, Sassofono, Xilofono)
Carlos Alomar (Chitarra)
George Murray (Basso)
Dennis Davis (Batteria)
Phil Palmer (Chitarra)
Michel Santangeli (Batteria)
Laurent Thibault (Basso)
 
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