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The Black Keys - 'Let`s Rock'
15/12/2019
( 1560 letture )
The Black Keys sono uno di quei piccoli grandi regali che il mainstream ci dona di quando in quando. Probabilmente perché in fondo non hanno niente di mainstream, se non il fatto che, del tutto improvvisamente, con l’album Brothers del 2010 sono esplosi a livello continentale, bissando subito dopo col successo mondiale di El Camino, consolidato al volo con Turn Blue, il quale però, già dal titolo, rivelava che qualcosa stava cambiando o si era altrettanto velocemente rotto. Nello specifico parliamo del matrimonio di Dan Auerbach, come anche del fatto che i due cominciavano ad essere stufi della giostra mediatica scatenata, che li vedeva di fatto snaturare la propria identità di band essenzialmente da studio, underground e quanto più lontana possibile dalla logica delle grandi arene e dei grandi tour colmi di stress e rituali che non sentiva propri e che viveva quindi come una imposizione esterna non gradita. Inoltre, l’incidente alla spalla occorso a Patrick Carney, che aveva costretto a cancellare tante date, si rivelò essere più grave del previsto e richiese del tempo per essere superato. Occasione perfetta per Auerbach, il più stressato dei due, per chiedere al compagno un break e recuperare ispirazione e motivazione. Come sempre in questi casi, il tempo vola e così, mentre il chitarrista si dava alla produzione per altri artisti e a collaborazioni varie, il batterista nel frattempo prestava i propri servigi in altrettante band, fino ad arrivare alla collaborazione con Michelle Branch, che porterà i due al matrimonio nell’aprile del 2019. La pausa avrebbe potuto durare ancora di più, non fosse che ad un certo punto, Auerbach si ritrovò a collaborare con Joe Walsh ed entrambi condivisero la propria passione per lo stile di Glenn Schwartz, primo chitarrista della celeberrima James Gang: da lì a chiamare Schwartz per suonare assieme e registrare musica fu un attimo. Riscoprire uno degli eroi di infanzia, il suo stile, la sua poesia musicale e riportarlo a registrare nuova musica, aiutò Auerbach a uscire dalla stasi e recuperare voglia di suonare e comporre. Fu così che ricontattato Carney, i due decisero di chiudersi in studio, co-producendo il nuovo album, il nono per la band nata nel 2001 ad Akron, Ohio.

La decisione di escludere stavolta la collaborazione con il producer Danger Mouse, che aveva partecipato agli ultimi quattro album della band, riflette la volontà del duo di riportare la musica ad una dimensione basica, chitarra e batteria e sfruttare al meglio le potenzialità del duo, suonando quello che Carney ha definito “un omaggio alla chitarra elettrica”. Non che la band abbia perso in questo passaggio la propria proverbiale vicinanza al pop, ma ‘Let’s Rock’ ha davvero lo status di album garage rock per eccellenza, con le influenze tipiche del blues, del rock degli anni cinquanta e sessanta e una grande attenzione per la composizione dei brani, ciascuno caratterizzato da riff e melodie ricercati e curatissimi, seppure all’ascolto molto semplici ed epidermici. Se in questo il gruppo ha perso quegli arrangiamenti che ne avevano fatto la fortuna nei dischi di maggior successo commerciale, d’altra parte è innegabile che ‘Let’s Rock’ possieda una costruzione inattaccabile, solida, ispirata e felice. Le dodici tracce che compongono l’album sono tutte piacevoli, catturano immediatamente, ma richiedono diversi ascolti per schiudere tutte le proprie potenzialità, nascoste dietro l’immediatezza della proposta. Se la linearità delle strutture, tutte volutamente essenziali, mette alla prova la capacità del duo nel diversificare a sufficienza un brano dall’altro, la scelta di non avvalersi di collaborazioni esterne e di altri strumenti che non fossero quelli basici, mostra sicurezza e volontà da parte del duo di recuperare se stessi e la propria identità.
Il trittico iniziale mette subito le carte in tavola, con Shine a Little Light che è la canzone rock perfetta, Eagle Birds che segue sullo stesso solco con maggior dinamicità e Lo/Hi che come primo singolo ha subito fatto breccia nelle charts mondiali, raggiungendo la prima posizione nelle quattro charts rock statunitensi e confermando l’attesa per il nuovo album, dopo cinque anni di assenza. Non c’è un solo cedimento in questi brani, che entrano dritti tra le migliori composizioni dei The Black Keys. Walk Across the Water, unico brano che vede la presenza di sintetizzatori, è una dolcissima ballata, non priva di elettricità e di fraseggi da parte di un ispirato Auerbach. Da qui si apre la parte centrale del disco, appena più riflessiva e sixties nelle melodie, senza scordare le rockeggianti Every Little Thing e Get Yourself Together, che culmina in Sit Around and Miss You, quanto di più vicino al puro plagio della famosissima Stuck in the Middle degli Stealers Wheel, immortalata da Quentin Tarantino nel suo esordio Reservoir Dogs. Da Go, altro potenziale brano spaccaclassifiche, il disco recupera maggior incisività rock e il trittico conclusivo, con Breaking Ground e Under the Gun sugli scudi, si ricollega direttamente a quello iniziale, risultando forse anche più movimentato e chiudendo ottimamente, dopo neanche trentanove minuti, questo buonissimo ritorno.

‘Let’s Rock’ (con gli apici) deve copertina e titolo ad un episodio tutt’altro che scontato: il primo novembre 2018, infatti, il condannato a morte per sedia elettrica Edmund Zagorski, al momento di dire le sue ultime parole prima dell’esecuzione, disse esattamente questo. Una risposta così forte e sconcertante rimase nella mente di Auerbach, il quale propose a Carney questo titolo che, ironia o tragedia della sorte, si attaglia perfettamente al nuovo album. ‘Let’s Rock’ non è forse il miglior disco della band e per molti, dopo cinque anni di assenza, si è trattato di una mezza delusione, mascherata dall’inattaccabilità dei brani. Si sa che i critici in particolare sono sempre scontenti e non vedono l’ora di azzannare una preda succosa. E cosa c’è di più succoso di un duo che torna dopo anni di assenza e ha tutti i fari puntati addosso, dopo aver raggiunto un grande e forse anche inaspettato successo? Per chi si diletta di “verità”, diremo che ha ragione chi sostiene che il disco non è al livello dei predecessori, ma nemmeno poi così inferiore. Recupera la tipologia dei primi album ed assomiglia in tutto e per tutto a quei dischi necessari, che una band deve fare, per poter riprendere la propria esistenza e un nuovo percorso. Trattandosi di un album necessario, sarebbe ingiusto non dire che è un piacere ascoltarlo, che tanta qualità compositiva impacchettata in tanta semplicità espressiva è un balsamo per le orecchie e che se metterete ‘Let’s Rock’ in macchina mentre guidate, probabilmente vi ritroverete ad ascoltarlo a ripetizione, senza alcun rimorso o pentimento. Come detto, The Black Keys sono un regalo e sarebbe un peccato non rendere loro omaggio, come loro lo rendono sulla copertina all’uomo che direttamente e indirettamente ha contribuito al loro ritorno in studio, Glenn Schwartz, morto il 2 novembre 2018 (il giorno dopo Edmund Zagorski) all’età di 78 anni. Buon ascolto.



VOTO RECENSORE
77
VOTO LETTORI
30 su 1 voti [ VOTA]
Luigi
Mercoledì 25 Dicembre 2019, 8.05.30
3
La svolta pop comuncia con Brothers (gran disco però) prosegue con El Camink e Turn Blue in cui tuttavia lo spirito blues originario fa sempre capolino , in quest'ultimo laviro manca del tutto, come sono assenti pezzi degni di nota. Magari avra succesdo ma per me conclufe una parabola discendente in termini di qualità musicale
Lizard
Domenica 22 Dicembre 2019, 14.04.14
2
@Luigi: la scelta deriva dal fatto che l'album è uscito quest'anno. Sul fatto che sia un polpettone pop temo di non essere affatto d'accordo... Questo è un album rock, di chiara matrice sessantiana. Il gusto pop il gruppo ce l'ha da anni e se è per questo El Camino è decisamente piu' pop di questo.
Luigi
Domenica 22 Dicembre 2019, 13.41.08
1
Il peggior disco della band, che in passato ha prodotto ottimi lavori, specie ad inizio carriera. Questo è moscio, un polpettone pop che non ha nulla delle radici blues che caratterizzavano il loro sound Pessima scelta per la recensione.
INFORMAZIONI
2019
Nonesuch Records/WEA
Rock
Tracklist
1. Shine a Little Light
2. Eagle Birds
3. Lo/Hi
4. Walk Across the Water
5. Tell Me Lies
6. Every Little Thing
7. Get Yourself Together
8. Sit Around and Miss You
9. Go
10. Breaking Down
11. Under the Gun
12. Fire Walk With Me
Line Up
Dan Auerbach (Voce, Chitarra, Basso, Percussioni)
Patrick Carney (Batteria, Chitarra, Percussioni)

Musicisti Ospiti
Leisa Hans (Cori)
Ashley Wilcoxson (Cori)
 
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