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CENTRALE ROCK PUB, VIA CASCINA CALIFORNIA - ERBA (CO)

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ALAIN JOHANNES + THE DEVILS + ANANDA MIDA feat. CONNY OCHS
RAINDOGS HOUSE, P.ZZA REBAGLIATI 1 - SAVONA

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TRAUMA hc
HEADBANGERS PUB, VIA TITO LIVIO 33A - MILANO

Earth and Pillars - Earth II
01/01/2020
( 1615 letture )
L'atmospheric black è sicuramente un genere astruso, che tende in certi casi a stirarsi verso direzioni estreme, quasi a voler fuggire da qualsivoglia giudizio. Vuole essere arte, bisogno, espressione, scevra da qualsiasi schema logico che possa ricondurla a una serie di stilemi e valutazioni, l'abiura della commercialità. Tutto ciò è sicuramente un bene, ma di rimando questa esclusività ha portato spesso e volentieri a una vanificazione del giudizio, e in generale basta semplicemente che un artista si cimenti in questo genere così criptico per lasciarsi andare a elogi e esaltazioni. Ritengo doverosa questa premessa per spiegare le conclusioni alla fine di questa disanima. Gli Earth and Pillars sono una band italiana con tre album all'attivo, compreso l'ultimo uscito Earth II. Dotato di una resa estetica decisamente intrigante, con la copertina che ricorda in parte lo stile dei Bunkoban de "Le bizzarre avventure di Jojo", il gruppo affianca a queste rappresentazioni un interessante concetto promosso dalla mente di Z., sia nel nome che negli album. L'immanenza della natura è uno dei principi che ispirano la band, e ad esso ci affiancano il suo complementare allo stesso tempo contrastante, la trascendenza, espressa come "pilastri". Senza sollevare una fiumana di discorsi filosofici, prendiamo in prestito un estratto della lyrics di Franco Battiato in Inneres Auge:

La linea orizzontale
Ci spinge verso la materia
Quella verticale verso lo spirito
(Franco Battiato, "Inneres Auge")


In questo modo è più facile intendere la trascendenza come un qualcosa che incorpora in sé un'accezione di verticalità, un elevamento al di sopra dell'immenso orizzonte terreno. A questo, il gruppo ci aggiunge una funzionalità strutturale: non solo lo spirito eleva, ma è anche elemento, che sorregge qualcosa o forse il nulla, chi lo sa, e per questo riusciamo a percepirlo appunto come una sorta di "pilastro". La band snocciola il tema della natura fin dai suoi inizi, e come suggerisce il “II”, il tutto fa parte di un unico disegno che fonde insieme la crudezza degli elementi naturali, le stagioni, e la furia contemplativa che ne può scaturire dalla sensibilità umana. Il gruppo propone in terra nostrana un interessante affluente meta-geografico del cascadian black metal, inserendoci un cantato che si tuffa tra gli stormi di chitarra e batteria, riportando alla mente vari progetti di Tobias Möckl quali Darkspace e Paysage D'Hiver. Quattro tracce compongono il disco, tutte abbondantemente lunghe da lasciarci cadere tra le placche tettoniche di una terra che si contorce, si dinoccola e si tramuta, proprio come suggerito dall'apertura Becoming. L'accoglienza non è fredda, glaciale, come in molti lavori dello stesso genere; le forti folate di vento non sono quelle di venti sferzanti su vaste lande innevate, bensì di spiragli tra anfratti e cavità che nessun umano potrà mai visitare. Un synth-choir molto ben realizzato anticipa di poco i dirompenti tonfi della batteria e i lunghi accordi della chitarra, lasciati andare ad oltranza.
Il tutto però tende a non evolversi fino al sesto minuto; la lenta fase di accumulo potrà piacere o meno, ma di base smorza l'interesse dell'ascolto dapprima suscitato dalla disposizione iniziale di tanti elementi così interessanti. Il canto delle rocce prende il via praticamente dopo metà brano, in una frana impetuosa. Il tutto è molto suggestivo e lascia vagare subito la mente nella dimensione che la band crea con lo scorrere dei minuti. Rispetto al passato, gli arpeggi di una chitarra classica e la presenza di un batterista umano al posto della drum machine riescono a donare al tutto una sensazione più umana.

La prima traccia praticamente non si conclude. Al dodicesimo minuto, fino all'ultimo secondo, il flusso ininterrotto di suoni ha qui l'equivalente di una cesura in musica. Falling è letteralmente il precipitare da un climax che si è formato nel finale della traccia precedente, evidenziato platealmente dalla tragicità dei cori. Qui in generale si consolida un alternarsi tra correnti rocciose, flussi di macigni che si s'innalzano e s'affossano seguendo i riff delle chitarre, e camere d'aria che lasciano spazio a tempi di più ampio respiro. In particolare Ascending è il brano che più di tutti lascia il segno, suggerendo quel senso di solenne verticalità di pilastri senza fine. La percezione del dramma che va intensificandosi dall'inizio segna un primo stacco dalla massiccia mono-traccia di prima, e su questo se ne accavallano altri ammassati l'uno sopra l'altro, costituendo di fatto il monolite che si eleva sempre più.

Da quanto espresso finora ci si aspetterebbe quindi che il resto della recensione prosegua con ulteriori espressioni pittoresche, o che voglia a un certo punto gridare al capolavoro. Purtroppo, nei ripetuti ascolti i vari difetti dell'album non hanno levigato le rocce, bensì le hanno frantumate facendole diventare sassolini alquanto fastidiosi nelle scarpe. Primo su tutti il synth-choir: nonostante sia ben strutturato, risulta ostinatamente onnipresente per l'intera ora di ascolto. Non pago, a causa degli accordi tra cui oscilla, seppure in tonalità diverse, risulta estremamente ripetitivo nelle sensazioni che vuole suscitare. Un continuo effetto vocativo che sembra non finire mai, iniziato ma non concluso. Sicuramente fondamentale, avrebbe necessitato di una maggiore cura nel songwriting, e anche se nella ripetizione si ha l'effettiva creazione di atmosfera, il tutto si cristallizza in un blocco che diventa sempre più pesante. Come anticipato all'inizio, l'atmospheric black è un genere talmente di nicchia che soffre del vanto di rarità. C'è una certa propensione a voler porre su un piedistallo molte di queste uscite, e spesso il giudizio è offuscato dalla difficoltà nel distinguere cosa possa sembrare veramente ispirato e cosa no. Inoltre, è difficile capire se un buon concept sia effettivamente reso a dovere o se riesca a trasmettere il suo messaggio. Se gli album del genere dovessero essere lodati perché composti da brani lunghi, con giusto pochi ingredienti incaricati di reggere atmosfere complesse, allora questo è un ottimo album. Però, se si volesse andar oltre, cercando di capire se ci si è sbilanciati per eccesso di poetica dovuta, alcune prime impressioni necessitano poi di essere ridimensionate . In Earth II la ripetitività si rivela essere un'arma a doppio taglio, e nonostante riesca a creare qualcosa, è la stessa che disfa il tutto. Alle volte si ha la sensazione di aver ascoltato per quattro volte di fila la stessa traccia, e soprattutto gli elementi più ricorrenti risultano troppo prepotenti per essere gli stessi incaricati di stendere un tappeto comune su tutte le tracce.

La band ha dimostrato in altre occasioni di esser sicuramente una realtà interessante, capace di modellare brani stupefacenti, come con Myth nel precedente album. Tuttavia, Earth II non riesce a convincere per tutta la sua durata, e a parte un'interessante variazione nella terza traccia, risulta un ascolto che può andar bene se lasciato correre in sottofondo, ma che nei ripetuti ascolti e nell'osservazione più approfondita si sfalda fin troppo facilmente a causa della scistosità del terreno su cui si fonda. La chitarra classica, voluta dalla band come l'elemento cruciale dell'album, risulta alla fine un elemento secondario sì presente ma che non riesce a soddisfare appieno le aspettative. Nonostante tutto, ci si aspetta sicuramente un valoroso riscatto con Pillars II, già in programma, perché a livello di resa estetica e sonora gli Earth And Pillars non hanno nulla da invidiare a band che si cimentano in queste lande tanto affascinanti quanto poco frequentate.



VOTO RECENSORE
62
VOTO LETTORI
82.76 su 13 voti [ VOTA]
Moro
Domenica 12 Gennaio 2020, 22.47.17
15
È un disco clamoroso, di una bellezza incredibile. Si sentono da sempre i Paysage D'Hiver e i Wolves ma anche tanti Darkspace. Le ultime due tracce sono clamorose; i giochi delle tastiere e delle chitarre acustiche hanno qualcosa di distruttivo ma allo stesso tempo di caloroso e folk. Mi ha ricordato anche una versione estremizzata dell'ultimo capitolo di Bergtatt. Complimenti davvero. almeno 85
Deicidio
Giovedì 9 Gennaio 2020, 15.48.06
14
Gentile Candal ti ringrazio per l'aggiuntivo commento e per l'info sulla media. In questo modo la valutazione si legge sotto un'ottica diversa. Sono d'accordo sull'uso del synth. che non sopporto probabilmente in ogni forma di metal estremo o che, perlomeno, dovrebbe aver avuto un suono straordinario, guarda soltanto ai NIN! E che qui invece è veramente maltrattato, sottovalutato e, paradosso, messo così in evidenza. Sarebbe stato indubbiamente meglio porlo come sostegno.
Candal
Giovedì 9 Gennaio 2020, 12.19.11
13
Nella presentazione ho messo solo qualche gruppo così di riferimento per indicare i generi, dato che spazio anche abbastanza e non mi andava di fare un listone infinito. Per quanto riguarda il discorso del precedente commento, non era in particolare riferito a te, ma all'atteggiamento generale che si ha con questo genere. Per quanto riguarda la tua analisi mi trovo particolarmente d'accordo, soprattutto sulla batteria che alla fine è il punto più interessante dell'album. Anche la produzione mi è piaciuta, ma ho trovato alcuni elementi che ho gradito poco e hanno abbassato tanto il voto. Prima di tutto, il synth choir e la chitarra classica non mi hanno entusiasmato. Nonostante all'inizio il suono complessivo mi sia piaciuto, l'ascolto intero e i ripetuti son stati via via sempre più pesanti. A livello di accordi mi son soffermato parecchio, ma il fatto che ci siano soluzioni interessanti qua e là non mi ha fatto dire wow, e la complessità risolta a cui ti riferisci si diluisce fin troppo facilmente. Parlando con un altro recensore di Metallized, l'impressione che abbiamo avuto è stato quello di ascoltare il vocale su Whatsapp di un logorroico, che in 10 minuti se fai zapping qua e là sembra dire sempre le stesse cose. Ovviamente quest'album, come il genere stesso, implicitamente richiede l'ascolto in cuffia, cosa che ho fatto. Comunque ti ripeto, di questo gruppo ho trovato in Pillars I spunti molto più interessanti, e il voto basso è dato dal forte contrasto tra tanti elementi validi e altrettanti che abbattono il complesso, sostanzialmente è una media tra 4 e 8, non un 6 dato da una sufficienza minima in ogni aspetto valutato. Ho chiesto la tua opinione perché tra il mio voto e il tuo c'era una discrepanza rilevante, fosse stato uno scarto di 5-10 voti ok, ma quando ci sono contrasti così forti è sempre interessante sapere l'altro punto di vista.
Deicidio
Giovedì 9 Gennaio 2020, 8.59.13
12
Non leggo quello che voglio, è solo che mancano grandi band A.B.M. come Grift, Nasheim, Ennoven, Vaiya, Panopticon, Woods of Desolation, Fuath, Lilitu's Sarabande, Paysage D'hiver, None, solo per citarne alcune.
Deicidio
Mercoledì 8 Gennaio 2020, 22.29.22
11
Gentile Candal, innanzitutto non volevo offenderti, ma, mia opinione, il tuo 62 è davvero troppo basso per un tale lavoro, almeno 80, bitte! Il mio atteggiamento non era idolatrico, non sono quel tipo di persona. Era soltanto un esprimere le mie emozioni al riguardo. Poi non sono un giornalista e non devo essere "imparziale" o dilungarmi troppo nei commenti. Comunque, per risponderti brevemente. Perché ispiratissimo? Per l'atmosfera aliena ed estraniante (a tratti Cascadian) alla quale l'ascolto conduce (soprattutto dopo ripetuti ascolti. Quante volte lo hai ascoltato?) Perché è presente un grande dinamismo ritmico (batteria) - che mai stanca le orecchie - e che contrasta con le fasce delle chitarre creando quindi inaspettate relazioni (il contrasto crea nuova relazione e qui funziona). Le chitarre a loro volta, nelle loro sovrapposizioni e amalgama (pasta del suono, vero scalpo sonoro), sono davvero accomodanti ed a tratti, negli arpeggi ricordano i Tiamat di "Wildhoney" e Diary of A Madman". Forse un voler sottolineare le proprie radici? E perchè no? Per quanto riguarda l'armonia, immagino che ad un primo ascolto possa risultare fin troppo semplificata, ma in realtà non lo è. Non lo è affatto. Alcuni accordi sono presi in modo del tutto inusuale. Bisognerebbe sempre superare, da una parte, l'ordinario a portata di tutti e la difficoltà dall'altra, poiché la semplicità qui, non è altro che una complessità risolta. Ci son quindi poi ottimi riff e non è poco. In fine, c'è una grande attenzione ai dettagli e si sente. Andrebbe definitivamente ascoltato in cuffie come sto facendo da alcuni giorni.
Graziano
Mercoledì 8 Gennaio 2020, 18.22.59
10
Abbandonati dopo l'esrodio, per me molto ripetitivo ed acerbo con buone idee mai a fuoco. Di questo ne leggo molto bene ovunque, anche in termini di produzione, laddove il primo capitolo presentava suoni impastati al limite dell'amatoriale (non che abbia chissà qauli pretese in album di ABM). Penso che tornerò a dare loro un'occasione.
Candal
Mercoledì 8 Gennaio 2020, 17.34.42
9
@Deicidio, nella lista delle mie preferenze ci son anche gruppi di questo genere che apprezzo molto. Se poi vuoi leggere solo quello che ti serve per parlare a vanvera è un altro discorso. Oggettivamente parlando, ho trovato molto più interessanti i precedenti lavori della band. Se poi, come ho già ribadito nella recensione, ogni cosa che dura un quarto d'ora e presenta build up lentissimi dev'essere valutato 90,95 o 200, si pecca chiaramente di imparzialità. L'album è interessante, ma a livello compositivo si perde subito. Non bastano degli arpeggi di chitarra e lunghissimi tunnel sonori per creare un capolavoro o comunque qualcosa di valore. Tuttavia, sarei interessato a un'argomentazione riguardo alla tua opinione, spiegandomi perché lo definisci ispiratissimo. Commentare con atteggiamento idolatrico è banale, un confronto con le tue motivazioni invece mi interessa molto di più.
Deicidio
Mercoledì 8 Gennaio 2020, 17.05.55
8
Ah, poi, un'altra cosa. L' Atmospheric Black Metal, un genere astruso? Da quando?? Anche mia nonna ascolta con piacere l'ultimo dei W.I.T.T.R.
Deicidio
Mercoledì 8 Gennaio 2020, 17.02.30
7
62 a quest'album? Per di più qui si sta parlando di una grandissima realtà italiana che non ha nulla da invidiere alle altre scene internazionali, sopratutto quella polacca direi, nella quale nuove band non fanno altro che imitare la cifra stilistica del marchio Mgla. Tornando ad "Earth II", album ispiratissimo, di grande impatto e personale visione e, mondo sonoro del tutto estraniante! Gran lavoro! Se al recensore non piacciono band che non ricordano nell'ascolto Taake, Gorgoroth, W.I.T.T.R. ecc. (Prendo dalla lista di preferenze, le sue s'intende n.d.r.), beh, allora, significa che la redazione ha peccato, diciamo così, di un pochino di superficialità nell'affidare un grande album probabilmente nelle mani sbagliate. Ma l'oggettività dov'è? Signori, qui si ha urgente bisogno di una nuova recensione. Voto 95 come 90 ad "Earth I".
gennaro
Domenica 5 Gennaio 2020, 2.56.57
6
@ Jan Hus . concordo sui due dischi precedenti, i quali erano decisamente più sottotono. Quest'ultimo sta sul livello del primo grandissimo album, forse è anche di poco superiore
Jan Hus
Sabato 4 Gennaio 2020, 22.03.42
5
Viva il senso dell’ironia. Tolta la quale, chiederei, a chi lo ha apprezzato, che pensa dei precedenti due album. Cioè se questo lo considera in linea o un’evoluzione. Per me, ripeto, rispetto ai precedenti due questo è discreto, nel senso che supera il 7, ma proprio perché migliora il pastone dei precedenti. Ovviamente chiunque può gridare al capolavoro.
valz
Venerdì 3 Gennaio 2020, 22.44.14
4
dell'anno in cui é uscito, evidentemente. le provocazioni te le lascio volentieri, mi limito ad esprimere le mie opinioni
gennaro
Venerdì 3 Gennaio 2020, 22.12.16
3
Che disco avete sentito? Se non vi piace questo tipo di black ascetico recensite altro. Voto 85
Jan Hus
Venerdì 3 Gennaio 2020, 20.15.19
2
Di quale anno? Se è il 2019 è una provocazione. Se è il 2020 è un battutone. Comunque discreto, i precedenti due per me erano insufficienti, avevo già commentato sotto la precedente recensione.
valz
Mercoledì 1 Gennaio 2020, 22.48.15
1
ma scherziamo.... per quanto mi riguarda, disco dell'anno. capolavoro mistico.
INFORMAZIONI
2019
Avantgarde Music
Black
Tracklist
1. Becoming
2. Falling
3. Ascending
4. Howling
Line Up
Z (Voce, Chitarra, Tastiera)
I (Basso)
F (Drum programming)
Bestia (Batteria)
 
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