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26/04/24
KARMA
CSA RIVOLTA, VIA FRATELLI BANDIERA 45 - VENEZIA
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Thorns of the Carrion - The Gardens of Dead Winter
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11/01/2020
( 821 letture )
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Tra le cose più belle dei rispolverati, c'è il fatto che ogni occasione è buona per riscoprire lavori dimenticati o generalmente conosciuti solo dai più fanatici di certe sonorità. È il caso dei Thorns of the Carrion e del loro esordio The Gardens of Dead Winter. Il gruppo, composto da ben sei elementi, si forma nel 1993 a Cincinnati, e dopo poco tempo, un anno, debutta per l'allora rispettabilissima (andate a sfogliarvi il roster) Wild Rags Records. Ah, per i fanatici: limitato a mille copie.
Le sensazioni che vi danno la copertina e il titolo del disco sono tutte confemate, e se associate, così a naso, il gruppo ai Winter di Into Darkness, vi diciamo che non siete tanto lontani dalla proposta dei sei. The Gardens of Dead Winter è un album di puro doom/death che gioca moltissimo sul ricraere atmosfere di un certo tipo. Sicuramente si prova un senso di gelo ed immobilità, ma non mancano accenni a soluzioni più nostalgiche, funeree e oscure al punto da poterle definire gotiche A rendere il tutto particolarmente avvolgente, oltre alla produzione, lontana dal concetto di pulizia sonora di quel periodo ma perfetta per ciò che il gruppo tende a ricreare ed esprimere, ci sono l'utilizzo di tastiere e del violino. Un'idea ve la darà sicuramente la traccia d'apertura, strumentale di cinque minuti che cala l'ascoltatore nel contesto descritto poc'anzi. Ma è con il secondo pezzo che l'album entra nel vivo; innanzitutto si fanno notare le chitarre dal suono “zanzaroso” e se vogliamo accostabili al black metal, che dettano ritmi tra il roccioso ed il più puramente lento. Ed è sempre qui che entra in scena il violino, che così come farà per tutto il disco, non si limiterà a stare sullo sfondo ma anzi, con le sue melodie diverrà uno strumento centrale di tutto il lavoro. Un disco simile non può non presentarsi senza un growl cavernoso, e così è; il growl di Matt Chapman è ai limiti dell'udibile tanto è basso (ma va detto, è splendido), ma il cantante non si limita a questo, e infatti capita che, oltre allo scream, si lanci anche in un cantato pulito decisamente più intelligibili (As Shadows Asway the Soul).
Through the darkness the fragments descend Fragile glimmering shards from on high above My soul bound by the dead of natures hold Forever caressed by the stillness That decays the unloved (Which is I) Consumed by this undying sadness Take away this cold form of death
Ma come ormai avrete ben chiaro, l'album si regge tutto sulle atmosfere desolanti e gelide, e non è casuale che ad ogni traccia si alterni un pezzo strumentale; per quanto poco possa contare, è invece una scelta coerente e apprezzabile in cui trovano maggiormente sfogo chitarre acustiche, tastiere e violino. Certo, nel complesso qualcuno potrebbe considerare The Gardens of Dead Winter un disco di sole quattro tracce, ed infatti è anche per questo che citare i singolibrani sarebbe piuttosto inutile. Si ha a che fare con uno di quei lavori che deve essere ascoltato nel suo insieme per essere apprezzato pienamente, e non solo, forse anche del momento giusto.
Non possiamo considerare un capolavoro il debutto dei Thorns of the Carrion, ma un ottimo disco doom/deah d'annata. Le atmosfere sono riuscite, le chitarre che suonano come violini, in particolare le sezioni soliste, danno un tocco particolare al tutto e sono sostanzialmente la colonna sonora di un vagabondaggio in mezzo ad un deserto di neve e ghiaccio. Occhio però, perché questo è solo l'inizio e qui abbiamo le basi di quello che verrà qualche anno dopo e che, per molti ascoltatori, è il vero grande disco del gruppo: The Scarlet Tapestry (1997).
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Everstill Cry (The Tears That Flood Tomorrow) 2. Images Within the Tides of Tranquillity 3. The Abide of the Undead Knights 4. As Shadows Asway the Soul 5. Portrait of the Impious 6. On Watchers from Towers Above 7. Mourners at the Edge of Black Rain 8. When Sulinght Fades 9. A Shade of Sorrow (Into Forever)
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Line Up
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Matt Chapman (Voce) Allen L. Scott II (Chitarra) Mark Haap (Chitarra, Violino) Marquis Thomas (Tastiere) Ash Thomas (Basso) Tony Willwerth (Batteria)
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RECENSIONI |
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