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Camel - I Can See Your House From Here
01/02/2020
( 1659 letture )
Non del tutto esenti da diversi rimescolamenti, i Camel giungono al 1979 forti ancora delle fondamenta posate da Andrew Latimer e Andy Ward, storici membri del gruppo. Il progressive attraversa una fase difficile e contraddittoria da diversi anni: gli ultimi lavori dei Camel post-Rain Dances non mettono più tutti d'accordo, i King Crimson sembrano essersi ritirati dalle scene da ormai 5 anni, i Genesis diventano tre pubblicando l'anno precedente il loro primo disco senza Steve Hackett alle chitarre, mentre i Pink Floyd si muovono fluidamente cambiando ancora la forma del loro corpo esterno con The Wall. Anche per il rock è un periodo di cambio di decade e di tendenze: escono dischi che anticiperanno le nuove correnti musicali, come Unknown Pleasures dei Joy Division e Fear of Music dei Talkin Heads. I Motorhead tingono il loro sound duro di una venatura sfrontatamente punk con Overkill, più di quanto non lo facciano i The Clash che pubblicano London Calling, simbolo della decadenza di un movimento e di una maturità artistica ormai lontana dal mood nichilista che aveva caratterizzato sempre più quella di Joe Strummer. Potremmo andare avanti per pagine su un anno così contraddittorio e complesso, ma ritornando ai Camel è inevitabile pensare a quanto un contesto così difficile non abbia potuto fare a meno di influenzare anch'essi. Richard Sinclar e David Sinclair (i due cugini, entrambi provenienti dai Caravan) abbandonano il gruppo poco prima di iniziare i lavori per I Can See Your House from Here e vengono sostituiti da Jan Schelhaas, Kit Witkins e Colin Bass. La copertina, dall'immaginario senz'altro atipico, creò non poco scompiglio. L'immagine di un astronauta crocifisso, che guarda il mondo lontano da tutto e da tutti, fa senz'altro riferimento a una notevole sensazione di distanza dal panorama musicale che stava cambiando. Allo stesso tempo in quegli anni andava di moda una battuta in cui si narra che Gesù Cristo durante la crocifissione chiamò Pietro, che dopo essersi impegnato a scalare il Calvario, si sentì semplicemente dire "Posso vedere la tua casa da qui!". La commistione di cose non risultò del tutto riuscita e facile per la pubblicazione, ma d'altronde dopo essere riusciti a pubblicare un album che portava come cover l'artwork usato per dei pacchetti di sigarette, i Camel potevano senz'altro dire di aver affrontato di peggio di un astronauta crocifisso.

L'imminente arrivo degli anni ottanta, intesi sia come concetto che come stile musicale, si percepisce rapidamente fin dalle prime note di Wait. Le scelte musicali, tra stacchi, cori e fraseggi molto rapidi e puliti (a tratti leggermente plastici) virano verso le coordinate stilistiche della nuova decade. Il pezzo d'apertura del platter è discretamente riuscito, accontentando sia i palati più raffinati che quelli tendenti all'ascolto più rilassato, fra ritornelli melodici e sezioni soliste più complesse. La ricerca di una hit tendenzialmente radiofonica prosegue su Your Love is Stranger Than Mine, brano che ricalca le linee stilistiche di alcune cose dei Genesis più commerciali. Inutile dire che a parte una godibile ventata d'aria fresca e una buona prestazione di Mel Collins (sassofonista che ha collaborato fra gli altri con King Crimson, Dire Straits, Eric Clapton), la canzone non offre molto altro. Eye of the Storm riporta immediatamente il disco su binari prog rock più classici e vicini allo stile al quale i Camel ci hanno abituato. Il breve strumentale procede con un ritmo scandito e con una musicalità barocca e romantica, fatta di giochi di chitarra acustica e flauto. Who We Are mantiene il livello più alto rispetto alla media del disco, forte di un'apertura basata sulla linea di chitarra di Andrew Latimer (autore del brano). La longeva e nostalgica composizione cresce con gli ascolti e si fregia dei bellissimi inserti orchestrali a cura di Simon Jeffes, che seguono un buon solo di chitarra. Dopo un'ultima pausa, il pezzo scoppia nuovamente sul refrain senza aggiungere o togliere molto a ciò che è già stato detto. La brevissima parte sinfonica di Survival apre quello che era il lato B del vinile, risultando un po' come una piccola occasione sprecata, visto che melodicamente risulta interessante e lascia la sensazione di voler scoprire dove sarebbe andata a finire quell'idea musicale. Il mood leggermente epico di Hymn to Her fà di questa ballata un buon brano che si lascia ascoltare con curiosità. Le linee melodiche seguono una strada non sempre prevedibile e anche la sezione ritmica dopo il primo ritornello fa un lavoro molto peculiare e originale. Il sound delle chitarre e delle tastiere ricostruisce alcuni stilemi musicali -soprattutto durante le strofe- usati da alcune band che in quel momento stavano calcando la scena e la rivoluzione musicale, come ad esempio i The Police di Reggatta de Blanc -in uscita anche loro nel 1979 di I Can See Your House From Here-. Neon Magic calca la mano invece su un giro di chitarra riuscito ma non del tutto originale, fornendo una base poco ricca per un brano intero, che viene salvato da una buona parte solista finale della sei corde. Passiamo dunque per Remote Romance, brano dove i Camel cercano -come fatto in altre occasioni in questo platter- di integrare le nuove influenze di moda in quel periodo. Il risultato è un brano di synth pop vagamente ispirato ai Kraftwerk più commerciali e orecchiabili di The Man-Machine, ma tutt'altro che riuscito come quelli dei colleghi tedeschi. Lasciando perdere quest'episodio -che presenta anche un master a volumi un po' sballati- dopo il momento più basso di I Can See Your House From Here, abbiamo il momento più alto.

Due parole a parte da tutto quello che abbiamo detto fino ad ora le merita Ice. Lo strumentale è ruffianamente posto in chiusura del disco ed è -a mani bassissime- una delle migliori cose di sempre fatte dai Camel. La melodia del pianoforte, cupa e nostalgica, viene armonizzata dalla chitarra in maniera magistrale. Già dalle prime sette note della sei corde la sensazione di trovarsi di fronte a qualcosa di imponente è forte, ma dallo stacco poco prima dei due minuti dove entra la batteria la sensazione di titanismo -in maniera romanticamente ottocentesca- diventa prevaricante. Tutto lo strumentale è pervaso di un mood tragicamente epico, quello di un'esaltante sfida "titanica" lanciata con lo spirito romantico di chi lotta fino all'ultimo sapendo comunque di non poter vincere. Gli assoli di synth, le piccole note di pianoforte che decorano in maniera jazzata il brano e le atmosfere dilatate e rarefatte sono solo l'anticipo di una delle pagine della storia della chitarra rock. L'assolo di Andew Latimer va a gonfiarsi in maniera molto rapida, mostrando il lato più sensibile e delicato del chitarrista inglese. I lunghi bending aprono la strada a una sezione più graffiante, dal forte carattere rock, per poi arrivare al momento di massima esplosione musicale che risulta incredibilmente commovente e ricco di lirismo. Ice va a spegnersi su un finale acustico e classicheggiante che lascia all'ascoltatore la possibilità di metabolizzare quanto ascoltato, fugando gli ultimi brividi che lascia questo disco.

Il primo pensiero spontaneo su I Can See Your House From Here è che se fosse stato un disco tutto sul livello di Ice, a quest'ora staremmo parlando di una pietra miliare del progressive rock. Tristemente non è andata così e il disco del 1979 dei Camel è risultato un esperimento parzialmente riuscito. Tante idee (alcune buone altre meno), l'ennesimo cambio di lineup e l'abbandono del membro fondatore Peter Bardens, le nuove influenze e una decade intenta in un drastico cambiamento musicale non aiutarono il gruppo di Latimer e compagni nella realizzazione di I Can See Your House From Here. I tempi successivi poi, ad esclusione di Stationary Traveller (1984) non sono più stati rosei, ma questa è un'altra storia. Il platter preso in analisi in questa disamina è spesso altalenante, ma pieno di buoni propositi, risultando non tra i migliori della discografia del gruppo inglese, ma senz'altro un ottima fotografia di un momento storico particolare e di un cambiamento stilistico ancora non del tutto completo e riuscito.



VOTO RECENSORE
70
VOTO LETTORI
75.33 su 6 voti [ VOTA]
claudio
Mercoledì 5 Febbraio 2020, 14.53.53
8
ice è veramente esaltante, purtoppo il resto non è all'altezza
InvictuSteele
Lunedì 3 Febbraio 2020, 23.37.39
7
Bravi che state riprendendo tutta la discografia di questa band enorme. Questo qui è un album snobbato, forse sottotono rispetto agli altri, ma io lo adoro, come ogni album dei Camel. Voto 75
Le Marquis de Fremont
Lunedì 3 Febbraio 2020, 17.09.22
6
Non mi interesso molto di voti ma qui, devo sottolineare che il giudizio è troppo basso. Per me, è un eccellente disco come gli altri, forse non all'altezza di alcuni capolavori assoluti ma il solo brano Ice vale tutto il disco e un giudizio più che positivo. Qui siamo sempre in presenza di ottime canzoni e grandi musicisti, Latimer in testa. Forse l'unica cosa che non mi piace è la copertina, un po' forzata e bruttina dal punto di vista grafico. Ma quello che conta è la musica. Au revoir.
progster78
Lunedì 3 Febbraio 2020, 16.00.54
5
Alzerei un po' il voto ,certamente non e' tra i capolavori assoluti ma un bel 80 se lo merita.
mariner
Lunedì 3 Febbraio 2020, 15.09.27
4
Buon album anche se non è tra i migliori dei Camel, ascolto comunque sempre piacevole data la classe dei musicisti
Aceshigh
Domenica 2 Febbraio 2020, 14.38.57
3
Certo non tra gli imprescindibili della band, ma comunque un buon album. Come detto in chiusura di recensione, è un po’ altalenante. Remote Romance per esempio non riesco proprio a digerirla... però poi ci sono pezzi come Ice o Who Are We a ricordarci che siamo di fronte a dei musicisti/compositori di livello eccelso. Non mi è dispiaciuto riascoltarlo. Voto... come l’anno di pubblicazione. 79
hard & heavy
Sabato 1 Febbraio 2020, 19.22.03
2
non sono d'accordo con il voto, per me i camel non hanno sbagliato niente nella loro carriera ''I Can See Your House From Here'' è un bellissimo cd. Voto:86/100
Ayreon
Sabato 1 Febbraio 2020, 16.36.57
1
Aspetto le rece di "dust and dream "e::harbour of tears,ma se non gli date 100 vi folgoro ,questo non e' un gran che..,meglio il live "pressure point".
INFORMAZIONI
1979
Gama/Decca
Prog Rock
Tracklist
1. Wait
2. Your Love is Stranger Than Mine
3. Eye of the Storm
4. Who Are We
5. Survival
6. Hymn to Her
7. Neon Magic
8. Remote Romance
9. Ice
Line Up
Andrew Latimer (Voce, Chitarra, Flauto)
Jan Schelhaas (Tastiere, Pianoforte, Sintetizzatori)
Kit Watkins (Tastiere, Pianoforte, Sintetizzatori)
Colin Bass (Voce, Basso)
Andy Ward (Batteria, Percussioni)

Musicisti Ospiti:
Rupert Hine (Cori)
Simon Jeffes (Arrangiamenti orchestrali nelle tracce 4 e 5)
Mel Collins (Sassofono nella traccia 2)
Phil Collins (Percussioni)
 
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