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20/04/24
THE OSSUARY
CENTRO STORICO, VIA VITTORIO VENETO - LEVERANO (LE)
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Sun of the Blind - Skullreader
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01/02/2020
( 486 letture )
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I Darkspace sono uno dei gruppi più particolari e indefinibili per quanto concerne il black metal del nuovo millennio. Sempre che tale proposta si possa chiamare black metal, dal momento che il misterioso trio svizzero può vantare un sound pressoché unico nel proprio genere, in bilico tra industrial, black metal, noise, ambient ed elettronica. Come potrete ben immaginare, questo amalgama di generi ed influenze può solo portare a un risultato in grado di mettere in difficoltà anche le orecchie più avvezze alle sonorità estreme. I Sun of the Blind, side-project del chitarrista/vocalist dei Darkspace Zharaal, rappresentano per certi versi l'altra faccia di questa medaglia.
L'opener Cursed Universe ci accoglie con una produzione scarna ed impastata, nella quale però si delinea un riff avvolgente e molto melodico. Poco dopo entrano anche le vocals a malapena distinguibili di Zharaal. Ci ritroviamo quindi ad essere cullati da delle variegate ritmiche doomeggianti nelle quali si inseriscono uno dietro l'altro i riff di chitarra molto ispirati. La traccia si dipana poi in una lenta progressione in cui pian piano si vanno ad aggiungere, su diversi livelli, anche le tastiere. Arrivati alla fine di questi dieci minuti, è evidente come questo disco sappia di Darkspace almeno tanto quanto sa di Katatonia: il tema centrale è sempre lo spazio, affascinante e allo stesso tempo spaventoso con i suoi misteri e segreti, ma reinterpretato in una chiave più poetica e intimista. E infatti nella successiva Lord of Mind troviamo anche delle eleganti vocals femminili che, sebbene non siano di certo il punto attorno al quale ruota il brano, contribuiscono a rendere ancora più drammatico e coinvolgente un pezzo già di per sé epico e solenne. Proseguendo nella tracklist notiamo come Zharaal si distacchi sempre più dal black metal vero e proprio, dirigendosi verso lidi che sembrano richiamare delle colonne sonore di stampo sci-fi. Scelta azzeccata? Difficile dirlo. L'intensità che era stata il punto di forza della traccia di apertura è calata drasticamente, e questo fa sì che l'insieme delle parti risulti meno emozionante e si vada a perdere gran parte del potere evocativo di una proposta così particolare. La conclusiva Vanitas sembra però riportare il disco sul binario giusto: si torna alle stridenti chitarre black metal, mischiate talvolta con dei rumori industriali in lontananza, ma l'intento riesce solo in parte. I synth risultano troppo piatti e coprenti, il lavoro di batteria è solo un ricordo sbiadito delle ritmiche multicolori che tanto ci avevano impressionato nell'opener. Il disco si conclude quindi in maniera più che dignitosa, lasciandoci però con l'amaro in bocca.
Il progetto Sun of the Blind è quindi degno di nota? Sì. Rimane un'occasione sprecata? Anche. È da ammirare la volontà di reinterpretare lo stile dei Darkspace in maniera differente, più poetica e onirica, ma con una proposta del genere basta davvero poco per scadere nella noia. Anche la tracklist non è stata scelta in maniera ottimale, dal momento che Zharaal ha sparato tutte le cartucce migliori nei primi venti minuti, ottenendo quindi un disco che cala sempre più proseguendo con l'ascolto. Non aspettatevi un capolavoro quindi: i picchi qualitativi ci sono eccome, le idee anche, la realizzazione di queste ultime solo in parte. Questo Skullreader rimane comunque un ascolto piacevole per chiunque ami il black metal a tematiche cosmiche.
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Disco non male, che ascolto ancora volentieri, ma il livello raggiunto con i Darkspace è decisamente superiore. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Cursed Universe 2. Lord of Mind 3. Fire and Thirst 4. Ornaments 5. Vanitas
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Line Up
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Zharaal (Voce, tutti gli strumenti)
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RECENSIONI |
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