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Nick Cave and the Bad Seeds - From Her to Eternity
18/02/2020
( 2068 letture )
Nick Cave è sicuramente uno dei musicisti più iconici dell'intero panorama musicale. Vuoi per la voce, per lo stile, per la storia d'amore con PJ Harvey o per tutte le altre cose che ha fatto, è lecito inserire l'australiano in quel pantheon di musicisti che hanno lasciato il segno anche a livello d'immagine. Chiuso il capitolo con i The Birthday Party, Cave e Mick Harvey si trasferiscono a Berlino Ovest con una manciata di brani quasi completi. Ai due si uniranno Blixa Bargeld degli Einstürzende Neubauten, Barry Adamson, ex-bassista dei Visage, il chitarrista Hugo Race e l'allora fidanzata del cantante, Anita Lane. L'idea era quella di vedere Cave come cantautore supportato dai Bad Seeds, ma il tempo e i fatti hanno dimostrato come in fin dei conti, salvo eccezioni, tutti i membri collaboravano alla stesura dei pezzi, facendo diventare i Nick Cave and the Bad Seeds un vero e proprio gruppo. Dopo un primo periodo dedicato a prove e concerti, nel 1984 esce il disco che segnerà per sempre la carriera dei musicisti: From Her to Eternity, edito dalla Mute Records, etichetta che accompagnerà i musicisti fino al 2008.

Si parte con una cover di Leonard Cohen, Avalanche. Scelta sicuramente strana e inaspettata. Mettendole a confronto è evidente che Cave e compagnia bella abbiano ribaltato l'aspetto più solare e speranzoso del pezzo andando non solo a modificare alcuni passaggi ma anche reinterpretando il testo. Fondamentale il lavoro di batteria e degli arrangiamenti, che fanno apparire il brano come una piccola introduzione a quello che saranno i successivi trentacinque minuti. Cave, da lì in poi, darà l'impressione d'essere posseduto, a tratti sembra un tarantolato intento a recitare; parliamo infatti di Cabin Fever!, in cui a farsi notare non è solo la prestazione al microfono ma anche il duo basso/batteria, che fissi su quelle due variazioni ripetute in continuazione portano danno perfettamente l'idea di confusione, nausea e ossessione che trapelano dal testo:

O o Cabin Fever! O o o Cabin Fever!
O the rollin sea keeps rollin on!
O the rollin sea keeps rollin on!
She's everywhere! now that she's gone!
She's everywhere! now that she's gone! Gone! Gone!
O Cabin Fever!


È ormai evidente che From Her to Eternity sia un album nervoso, ricco di rumori e suoni che non possono di certo passare inosservato e che confermano come il progetto, ma chi conosce Cave lo sa già, abbia in qualche modo l'ambizione di unire più arti: musica, teatro e poesia. Prendiamo ad esempio Well of Misery: semplicissimo, è un pezzo quasi vuoto, non ci sono riff, non c'è quasi musica, ma quel modo di rappresentare la miseria attraverso un ritmo marziale della batteria, un monotono giro di basso, con una chitarra in sottofondo che ogni tanto fa capolino e la fisarmonica sul finale, unite alla voce, riescono a lasciar qualcosa, a comunicare. Con la title track, da tantissimi giustamente considerata una delle tracce migliori del gruppo, il tutto si fa già più elaborato, e colpisce quel pianoforte ossessivo e dissonante che per tutto il pezzo non cambierà mai note, sarà sempre lì a picchiare e a sottolineare quanto il protagonista del brano, se non Cave stesso, non si rassegni a voler ottenere qualcuno. Ma non basta mai, ottenuta la fantomatica lei, non solo non si è soddisfatti, ma quello che inizialmente era visto come apice del piacere inizia a diventare l'opposto, ed è questo che porta alla follia e che porta a domandarsi per quale motivo ciò accada.

Oh tell me why? Why? Why?
Why the ceiling still shakes?
Why the fixtures turn to serpents snakes?
This desire to possess her is a wound
And it's naggin' at me like a shrew
But I know, that to possess her
Is, therefore, not to desire her


Con i sette minuti di Saint Huck si sprofonda invece in territori più orientati verso l'ansia e la paura. Aprendosi con un inquietante ”Achtung!” accompagnato da un giro di basso, il brano è un crescendo di intensità emotiva che si alterna a brevi momenti di apparente calma, con effetti sonori e strumenti che ancora una volta sembrano più che altro interpretare le sensazioni di Huckleberry (sì, quell'Huckleberry) in chiave Bad Seeds. Il modo in cui Cave dà voce ai pensieri del ragazzino è da manuale, forse la prova più disturbante di tutto il lavoro; un continuo cambio di tono, tempi e inclinazioni

And Death reckons Huckleberry's time is up
O whoa whoa whoa!
Saint Huck! Huck!
Yonder go Huck, minus pocket-watch an' wallet gone
Skin shrinks wraps his skeleton
No wonder he got thinner, not, with his cold'n'skinny dinners!
Saint Huck-a-Saint Elvis, Saint Huck-a-Saint Elvis
O you recall the song ya used to sing-a-long
Shifting the river-trade on that ol' steamer
Life is only a dream!


E se vogliamo, è qui che gli aspetti più folli e deliranti del disco terminano, perché l'accoppiata finale composta da Wings Off Flies e A Box for Black Paul è invece incentrata su sensazioni come la tristezza e l'abbandono se vogliamo. Partendo da quel “She loves me, she loves me not” si va infatti verso un disco che tende piano piano a spegnersi rendendo molto bene quella sensazione di abbandono e di tristezza che ancora di più si evince nel testo e nell'atmosfera dell'ultimo pezzo. In questo caso sono la voce e il pianoforte I veri protagonisti, che per ben nove minuti ci ossessiona con riflessioni che ruotano intorno al quesito ”Who'll build a box for Black Paul?”. Le allusioni ad una bara e al fatto che non vi sia una singola persona intenzionata a costruirla e a dare un degno funerale a Paul sono evidenti, così come è evidente che è senz'ombra di dubbio che è questo il testo in cui Nick Cave sfoggia le sue abilità di poeta/scrittore (come molti sapranno, Cave ha scritto anche dei libri, tra cui spiccano And the Ass Saw the Angel e The Death of Bunny Munro).

And all the angels come on down,
And all you men and women crowd around
And all the widows weeping into their skirts
And all the lil gals and the lil Boys
And the scribes with mein-pens parsed
All the hullaballoo, all the noise
All the hullaballoo, all the noise
All the hullaballoo, all of the noise
Clears his throat of black blud
Singin Black Paul like a lonely boy


Il collegamento con la letteratura è dunque completo, ma questo era presente sin dall'inizio. Che Cave abbia preso ispirazione da opere letterarie è evidente in Cabin Fever! e Well of Misery, dove il parallelo con Moby Dick, e più in particolare con il capitano Achab è quantomai perfetto, anche nei simboli se vogliamo. C'è poi un chiarissimo riferimento a Mark Twain con Saint Huck e in generale appare chiaro come una grande forza creativa arrivi da quegli Stati Uniti vicini a William Faulkner, John Steinbeck e Flannery O'Connor. Per non parlare del titolo del disco, un chiaro riferimento a From Here to Eternity di James Jones. Tutte trovate utili a calarci appieno in un disco che ancora oggi ha qualcosa da dire e che resta tra le migliori cose fatte dal gruppo. È scontato dire che nel complesso ci sono e ci saranno sempre echi dei The Birthday Party, ma questo debutto farà da apripista a qualcosa di nuovo e, almeno per qualche uscita, indimenticabile.



VOTO RECENSORE
90
VOTO LETTORI
89.6 su 10 voti [ VOTA]
Stagger Lee
Mercoledì 8 Aprile 2020, 18.37.15
10
Secondo me il suo apice sarà "Henry's Dream" (100). "The Good Son" è solamente...un altro 90!
asataram
Mercoledì 4 Marzo 2020, 14.37.50
9
bellissimo ma the good son sarà il suo apice
angus71
Venerdì 21 Febbraio 2020, 17.32.05
8
disco grandioso di un super musicista. che dire, 90 voto forse troppo striminzito
Stagger Lee
Mercoledì 19 Febbraio 2020, 8.24.31
7
Ciao No Fun 👍
No Fun
Mercoledì 19 Febbraio 2020, 0.04.13
6
"From Her to Eternity è un album nervoso, ricco di rumori e suoni...", "pianoforte ossessivo e dissonante", "aspetti più folli e deliranti del disco" un cantato singhiozzante, lamentoso e tormentato, una Diamanda Galas che si ritrova in un rito vudù o incatenata in una chain gang in preda a febbre e allucinazioni. Io non mi aspettavo nulla di ciò la prima volta che l'ho ascoltato seguendo il consiglio dello Stagger qui sotto. Grandissimo disco.
Stagger Lee
Martedì 18 Febbraio 2020, 18.48.31
5
PS: Ricordo ancora Saint Huck in chiusura di concerto al Palalido di Milano nel 2001...a momenti crollava il palazzo!!!
Stagger Lee
Martedì 18 Febbraio 2020, 18.43.03
4
sette brani, sette capolavori senza tempo. Sarebbe imbarazzante scegliere il migliore...la title track, Saint Huck, Cabin Fever! Vabbè..disco imprescindibile. 100!! ed è pure poco.
Carmine
Martedì 18 Febbraio 2020, 18.10.13
3
Ecco, lui è un altro mostro sacro che devo recuperare. Aldilà di Let Love In e Skeleton Tree, non conosco altro.
Galilee
Martedì 18 Febbraio 2020, 17.48.19
2
Forse l'unico che ho di Nick Cave. Beh gran disco, molto evocativo.
Black Me Out
Martedì 18 Febbraio 2020, 16.28.09
1
CAPOLAVORISSIMO!
INFORMAZIONI
1984
Mute Records
Post Punk
Tracklist
1. Avalanche (Leonard Cohen cover)
2. Cabin Fever!
3. Well of Misery
4. From Her to Eternity
5. Saint Huck
6. Wings Off Flies
7. A Box for Black Paul
Line Up
Nick Cave (Voce, Pianoforte)
Blixa Bargeld (Chitarra)
Hugo Race (Chitarra)
Barry Adamson (Basso)
Mick Harvey (Batteria)
Anita Lane (Coro)
 
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