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Sivyj Yar - Grief
12/03/2020
( 1025 letture )
Proveniente dalle gelide steppe russe, il progetto Sivyj Yar, capitanato dal polistrumentista Vladimir, al quale si accompagna, dietro le pelli, Aeargh, torna a far parlare di sé con il suo sesto full length, pubblicato dall'italiana e sempre soddisfacente Avantgarde. Grief, primo lavoro completo in cinque anni da Burial Shrouds -escludendo un ep del 2016 ed una compilation del 2018-, non si discosta molto dal predecessore: siamo dinnanzi ad un solido post-black metal molto atmosferico, con derive blackgaze e folk black. Per sintetizzare, potremmo dire che i Blut Aus Nord dei Memoria Vetusta incontrano gli Ulver di Bergtatt e gli Alcest. I cinque brani, della durata media di poco superiore ai dieci minuti -passiamo dai quattro di The Great Ancient Mother ai tredici di Depth-, godono di un grande dinamismo interno, pur essendo caratterizzati da una prepotente nota di malinconia che li attraversa tutti. L'atmosfera insieme bucolica e deprimente del disco proietta l'ascoltatore nel gelo della natura russa, estraendo da questa tutta la sua poesia tanto minacciosa quanto elegante, ereditando così quel carattere sublime descritto da Edmund Burke nel suo capolavoro, “A Philosophical Enquiry into the Origins of Our Ideas of the Sublime and Beautiful”.

Il viaggio in questo inferno di neve e ghiacci incontaminato comincia con la breve The Great Ancient Mother, introdotta da una sezione sinfonica dal forte sentore cinematografico, perfetta per un film drammatico degli anni '70, alla quale fa seguito il corpus centrale della canzone, post-black con un animo progressive che, seppur ancora celato dietro le quinte, fa comunque percepire la propria presenza, che esploderà più avanti nel disco. Le tracce che faranno seguito mostrano un gruppo caratterizzato da due principali peculiarità: una grande padronanza degli strumenti da un latoe la mancanza di creatività dall’altro.
Nel corso del disco l’ascoltatore è testimone di canzoni al tempo stesso estremamente dinamiche e assai ridondanti. Le singole composizioni, infatti, assomigliano a trame di film pieni di colpi di scena, con frequenti cambi d’umore, di tempo, di ritmo. Presi singolarmente, i brani di Grief divengono oggetto di fortissimo interesse, poiché, per esser assimilate appieno, necessitano di più di un ascolto superficiale. Prendiamo come esempio la canzone che dà titolo al disco: essa comincia con impietosa furia black metal, alla quale si alternano momenti più pacati ed altri più cerebrali. È con questa, infatti, che l'animo progressive dei Sivyj Yar si mostra in tutto il suo splendore. Si tratta della traccia più dinamica e variegata dell'intero disco, che sfocia, infine, in un ottimo assolo di Vladimir. I nove minuti che la compongono scorrono senza intoppi, tutto è perfetto qui. Laddove, infatti, negli altri brani si trovano istanti che paiono prolungati oltre il necessario, in Grief ogni nota è indispensabile, nessun secondo è superfluo. "Equilibrio" è, probabilmente, la parola che meglio descrive la title track, senza dubbio alcuno il miglior momento del disco.

Sebbene le altre composizioni soffrano, come detto, di un annacquamento, raramente risultano noiose, se presa ciascuna singolarmente. Ma è considerando l’insieme che questo sentimento sgradevole di ripetitività emerge. Ogni canzone trasmette la sensazione di esser stata prodotta attraverso un processo di copia-e-incolla: seppur con note differenti, tutte suonate con precisione e rigore, ogni elemento torna identico a sé stesso nel corso dell’intero disco. Grief, dunque, è un album stupendo mancato, un'opera alla quale manca un ultimo passo per diventare davvero valida: l'estensione della varietà interna alle singole canzoni all'intero lavoro. Una volta compiuto ciò, allora potremo davvero parlare dei Sivyj Yar come di un gruppo eccezionale.



VOTO RECENSORE
65
VOTO LETTORI
62.83 su 6 voti [ VOTA]
PeppaPig
Lunedì 30 Marzo 2020, 18.51.27
4
Recensione che lascia parecchio a desiderare. A parte Wasteland che si perde un po', il resto dei brani è di livello più che buono e vario, con qui e li qualche chicca virtuosa. Se non siete allenati lasciate perdere queste cose.
Le Marquis de Fremont
Martedì 17 Marzo 2020, 12.49.00
3
In effetti, è inferiore a cose che Sivyj Yar aveva fatto in passato. Però ha ragione Monsieur Fauno a dire che la disanima è ingenerosa. Ci sono degli ottimi pezzi, come gli ultimi due che non vengono neanche citati nella recensione. Au revoir.
Jan Hus
Venerdì 13 Marzo 2020, 3.12.54
2
È proprio sfiga vedersi recensito come primo l’album peggiore. Concordo sul fatto che l’album non “prenda”. Ma prima di questo il tipo aveva fatto grandi cose.
Fauno
Venerdì 13 Marzo 2020, 0.00.39
1
Disamina ingenerosa.
INFORMAZIONI
2020
Avantgarde Music
Black
Tracklist
1. The Great Ancient Mother
2. Wasteland
3. Grief
4. The Black Fall
5. Depth
Line Up
Vladimir (Voce, Chitarra, Tastiere, Basso)
Aeargh (Batteria)
 
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