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19/04/24
DESPITE EXILE + LACERHATE + SLOWCHAMBER
BLOOM, VIA CURIEL 39 - MEZZAGO (MB)
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14/03/2020
( 2054 letture )
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Correva l’anno 1984 quando l’allora appena ventenne Paul Gilbert insieme a John Alderete, compagno di studi al Guitar Institute of Technology di Los Angeles, prendendo spunto per il nome dal Corridore Mascherato dell’anime giapponese Superauto Mach 5, fondarono i Racer X, gruppo heavy/speed fortemente improntato sull’aspetto tecnico, in forte contrapposizione al genere di musica che spopolava a L.A. in quel periodo, come il glam-metal.
Dai Racer X va sottolineato (anche se son cose risapute) son partite le carriere di musicisti formidabili, come nel caso di Paul Gilbert, salito alla ribalta con i Mr. Big e con un’eccezionale carriera solista, in cui si è cimentato in ogni genere musicale esistente sulla faccia della terra, dal pop al blues-fusion più recenti, o di Scott Travis (che suonerà nei Racer X a partire da Second Heat, secondo disco della band), batterista divenuto celebre per la sua militanza nei Judas Priest (debuttando sul disco Painkiller ).
Tornando alla recensione: era il 1986 quando i Racer X uscirono con Street Lethal, pubblicato dalla Shrapnel Records, etichetta vicina al loro genere, all’heavy, ai guitar hero, tanto che proprio grazie alla Shrapnel Records avvenne il debutto di Malmsteen con gli Steeler , fattore che a suo modo influenzerà valanghe di giovani chitarristi, tra cui anche il giovanissimo Paul Gilbert.
Street Lethal parte proprio con un brano strumentale, Frenzy, incentrato sulla chitarra di Gilbert , che in meno di due minuti mette in luce un arsenale di tecniche ed “effetti speciali” chitarristici di altissimo livello, macinando note su note a una velocità assurda. Si tratta di puro shred: inutile cercare l’emozione perché tanto si troverà praticamente solo tecnica a palate. Gli amanti del genere cercano un qualcosa che impressioni, che lasci a bocca aperta, tralasciando (non sempre) il songwriting e l’aspetto emozionale, l’orecchiabilità: di conseguenza funziona più o meno così (più o meno perché alla fin fine si tratta di un disco heavy, meno incentrato sul puro shred che altri lavori di Gilbert) anche su Street Lethal e di questo bisogna farsene una ragione.
Si entra quindi nel cuore del disco con la titletrack, Street Lethal, brano in cui esce la vena heavy della band, con la bella batteria di Harry Gschösser a sorreggere la canzone, su cui Gilbert suona una ritmica più convenzionale, per poi sfociare in un immancabile assolo funambolesco. Jeff Martin canta adattandosi perfettamente al genere, prendendo un po’ da Halford e dai soliti grandi nomi, inserendosi perfettamente nelle canzoni, senza mai strafare, al massimo tirando fuori qualche acuto come in Into the Night, in Blowin' Up The Radio o in Hotter Than Fire. Come detto in precedenza Street Lethal è un disco heavy al 100%, in cui la figura di Gilbert trova ampio spazio, visto che in ogni canzone il suo apporto è fondamentale, ma tutto non gira intorno a lui: siamo al suo debutto, il disco non ruota intorno al guitar hero di turno ma suona proprio come il disco di una vera band heavy (con un eccezionale chitarrista nella line-up), caratteristica che rimarrà inalterata anche nelle successive pubblicazioni dei Racer X. Gilbert intelligentemente sa quando prendere spazio e quando farsi leggermente da parte, suonando al servizio della band, creando un perfetto equilibrio tra gli elementi (un po’ come può essere per i Van Halen): i suoi assoli diventano un plus importante, tenendo Street Lethal perfettamente a cavallo tra l’heavy più puro, già sentito, potenzialmente banale e lo shred, più innovativo, ma che spesso può risultare monotono. Gilbert si rivela egualmente mostruoso nel gestire sia la parte ritmica che quella solista. Con questa formula escono canzoni come On The Loose o Loud And Clear, in cui non mancano riff, ritornelli e cori degni dei classici dell’heavy ed assoli virtuosistici, ben inseriti. Segue una seconda traccia strumentale, Y.R.O., dove Gilbert suona con un gran tocco e un gran estro, tra armonici e scale suonate con precisione assoluta a velocità sostenute. Si prosegue poi fino alla fine nel migliore dei modi tra le cavalcate di Dangerous Love e le rockeggianti Gateway e Rock It.
Tirando le conclusioni Street Lethal è un buonissimo disco, che richiama piacevolmente l’heavy vecchia scuola, carico di canzoni vincenti, che scorrono e si lasciano ascoltare, che riesce a rinnovarsi con tocchi neoclassici e consistenti momenti di puro virtuosismo. Si tratta di un disco solido, suonato con una consapevolezza fuori dal comune (specie considerando l’età dei Racer X), che riesce a valorizzare al meglio ogni musicista. È un disco purtroppo finito un po’ nel dimenticatoio, relegato un po’ all’underground, ma che ha un tiro micidiale, che non è un manifesto di un genere o un disco seminale ma ha il grande merito di aver fornito al panorama musicale californiano una valida alternativa musicale tecnica e impegnativa, oltre che di aver dato il via alla carriera di uno tra i migliori, tra i più versatili e completi chitarristi di sempre.
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The Sisters of Benson: se è per quello Benson di recensioni su dischi 'shred' ne ha fatte parecchie; sulla rivista 'Chitarre' nella prima metà dei 90 e credo anche su un'emittente romana locale. Delle prime ne sono sicuro avendole lette di persona, sulle seconde non ricevendo l'emittente in questione non posso essere altrettanto sicuro anche se è molro probabile. |
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Su Paul Gilbert mi ricordo una recensione di Richard Benson XD... cercate su youtube |
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@Area Che poi a proposito di videogiochi e Racer X, "Y.R.O." di questo disco è contenuta nella tracklist di "Brütal Legend", un videogioco a tema metal abbastanza ignorante del 2009, insieme proprio a "Technical Difficulties" (che prima o poi verrà sicuramente recuperato).
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Sarò matto io ma a me é sempre piaciuta una saccfo anche la copertina del disco... sembra la copertina di un videogioco del Nintendo. |
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io preferisco i successivi specialmente Technical Difficulties e che spero trovi spazio qui, come recensionem, al più presto .
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Un gran bel disco, almeno una quindicina di anni fa mi piaceva tanto. Oggi non so se riuscirei ad ascoltarlo tutto. |
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Grazie Nic per avermi confermato che la mia memoria tutto sommato funziona ancora. Saluti. |
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@Therox68 Ciao e grazie per il feedback. Il fatto di "Y.R.O." lo sapevo, mi son documentato un po' e posso confermartelo, aggiungendo inoltre che riprende proprio "Black Star" contenuta in "Rising Force" di Malmsteen, proprio come avviene in "Mind's Eye", disco di debutto di Vinnie Moore pubblicato sempre dalla Shrapnel Records dove è contenuta "N.N.Y." che sta per "No Name Yet". Circa a metà di "Y.R.O." ad aumentare la dose di classicismo è inserito un richiamo al "Moto Perpetuo" di Paganini. Per concludere quindi direi che il legame e le affinità con Malmsteen ci sono |
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6
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Bel prodotto dell’epoca dorata dello shred. In quello stesso anno esordivano Vinnie Moore, Macalpine, l’anno dopo i Cacophony. Bei tempi! Album ancora oggi bello da ascoltare, non solo per il talento di Paul Gilbert, ma anche per una serie di composizioni potenti e rocciose, in stile Shrapnel Records. Voto 82 |
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5
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Gilbert è la naturale evoluzione di Malmsteen. Con lui si è arrivati allo zenit in fatto di tecnica chitarristica |
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Caro 'Nic' se mi ricordo bene il brano Y.R.O. stava per Yngwie (Malmsteen) Rip Off, risulta anche at e o la mia memoria fa scherzi? Ottima recensione comunque. |
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3
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Lo stavo risentendo prima, mi piacerebbe un giorno vedere Paolino Gilberti proprio con questo gruppo, un mostro della chitarra e grande disco. |
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Ottimo disco, in questo periodo erano usciti dischi shred validi |
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1
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....tecnica ed emozioni....cosa si vuol di piu'.... |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Frenzy 2. Street Lethal 3. Into the Night 4. Blowin' Up the Radio 5. Hotter Than Fire 6. On the Loose 7. Loud and Clea 8. Y.R.O. 9. Dangerous Love 10. Getaway 11. Rock It
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Line Up
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Jeff Martin (Voce) Paul Gilbert (Chitarra) John Alderete (Basso) Harry Gschösser (Batteria)
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RECENSIONI |
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