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Ragnarok - Arising Realm
21/03/2020
( 1355 letture )
Ragnarok, evento cardine nella mitologia norrena, lo scontro finale tra gli dei e le forze dell'oscurità, la fine del mondo conosciuto e il conseguente inizio di uno nuovo (nell'affascinante concezione ciclica del tempo tipica delle culture antiche) è il potente monicker sotto cui nel 1994, in piena ondata black metal norvegese, quattro ragazzi di Sarpsborg decidono di cominciare a scrivere e pubblicare la loro musica.

Arising Realm è il loro secondo lavoro e probabilmente il migliore della loro carriera, nonostante anche Blackdoor Miracle venga spesso annoverato come un caposaldo della discografia della band. Naturale continuazione ed evoluzione del precedente Nattferd, sin dalla copertina, caratterizzata da layout e grafiche più curate e dall'aspetto professionale. L'opera seconda dei Ragnarok ci presenta un songwriting maturato, imperniato sul riffing tagliente di Rym, con ritmiche tendenzialmente più veloci rispetto al debutto e una produzione non perfetta ma certamente migliorata grazie all'esperienza acquisita. Dal punto di vista delle lyrics viene invece quasi del tutto accantonata la tematica vichinga per dare più spazio a soggetti abbastanza inflazionati, seppur stilisticamente più curati rispetto a quanto scritto in precedenza, come oscurità e anti-cristianesimo. La genialità nelle melodie che si intrecciano per tutta la durata del disco sta nel saper sapientemente dosare e unire malevolenza e melodia, cattiveria e malinconia, caratteristiche che se ben equilibrate fra di loro riescono a generare le atmosfere e a portare nell'ascoltatore sensazioni che solo questo genere sa dare. E del resto è stata forse proprio la tendenza di alcune band verso l'una o l'altra dimensione a causare il parziale declino del black metal negli anni, come ha richiamato più volte un "teorico" del genere quale Fenriz. I Ragnarok riescono invece nell'arduo compito di unire violenza sonora e cura per le melodie, anche grazie al prezioso contributo tastieristico di nientemeno che Shagrath dei Dimmu Borgir. La sua mano sui tasti bianchi e neri si sente eccome, l'apporto tipicamente "Dimmu Borgiano" alle parti di tastiera infatti richiama facilmente alla mente alcuni echi di For All Tid e Stormblast, a partire proprio dall'intro, oscura e dalla forte carica drammatica. Le tastiere non risultano mai però l'elemento principale all'interno del sound che è comunque dominato dal terzetto chitarra-basso-batteria e, ovviamente, dallo screaming malevolo di Thyme, rimanendo un prezioso supplemento soprattutto alle parti più melodiche. Indimenticabili pezzi storici come God Is Wasted, En Verden En Stein e soprattutto Time Before Birth of Light il cui attacco veloce e diabolico non può non catturare subito l'attenzione. My Refuge in Darkness, altro gran bel brano, che si sviluppa in maniera estremamente classica: introduzione con arpeggi in clean che prelude a una cavalcata fatta di riff velocissimi, blast beat e doppia cassa. E alla bella The Fall of Christianity, che per larghi tratti sembra letteralmente un outtake di Stormblast seguono i sette minuti di The Predicted Future, con il solito Rym vera e propria fucina di riff mai troppo complessi eppure sempre incredibilmente efficacissimi, e alcune tra le righe più evocative dell'intero platter, che tratteggiano alla perfezione le atmosfere infernali che caratterizzano l'immaginario lirico della band:

A thick mist in a cold Autumn night
Lies on the ground and devour the enviroment
A moonfog makes the infernal mood […]
[...]The dark sign blaze through the sky
A sign who calls the day of doom


E infine vanno a chiudere dignitosamente il disco For the World I Am Blinded, diretta continuazione della precedente, e i plumbei duetti di chitarra acustica e tastiera dell'outro. Arising Realms è, in buona sostanza, un disco capace di coniugare con buono spirito artistico e originalità le tendenze più oltranziste di Taake o Tsjuder e le aperture melodiche di realtà come Gehenna e, ovviamente, primi Dimmu Borgir.

Non sarà certo annoverabile tra le pietre miliari del black metal (basti pensare che la stessa Head not Found nello stesso anno pubblicherà un disco del calibro di Nattens Madrigal) ma rimane un disco assolutamente godibile, un classico del genere e della scena norvegese, sempre ricca di realtà interessanti come, per l'appunto, i Ragnarok.



VOTO RECENSORE
80
VOTO LETTORI
69.66 su 3 voti [ VOTA]
Pacino
Domenica 22 Marzo 2020, 9.52.45
1
Ottimo album, ne hanno sbagliato uno solo a mio parere. Voto 80.
INFORMAZIONI
1997
Head Not Found
Black
Tracklist
1. Intro
2. God Is Wasted
3. Searching For My Dark Desires
4. En Verden An Stein
5. Time Before Birth of Light
6. My Hate Is His Spirit
7. My Refuge In Darkness
8. The Reflection From the Star World Above
9. The Fall of Christianity
10. The Predicted Future
11. For the World I Am Blinded
12. Outro
Line Up
Thyme (Voce)
Rym (Chitarra)
Jerv (Basso)
Jontho (Batteria)

Musicisti Ospiti
Shagrath (Tastiera)
 
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