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20/04/24
THE OSSUARY
CENTRO STORICO, VIA VITTORIO VENETO - LEVERANO (LE)
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Mnemic - The Audio Injected Soul
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28/03/2020
( 699 letture )
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Mnemic e il mio difficile rapporto con The Audio Injected Soul, uscito a soli 12 mesi dal grandioso debut Mechanical Spin Phenomena. Battage pubblicitario da major da parte di mamma Nuclear Blast, con grandi visioni e aspettative commerciali. Il succo della band viene riesaminato e filtrato in così poco tempo da non farci accorgere di nulla. Il flow del primo album, perfetto e alchemico, viene ripreso a margine per creare una piccola bomba atomica in grado di scalfire i nostri padiglioni auricolari. E difatti, dal punto di vista sonoro, ce n'è per pochi. Mi spiego meglio: grazie al nuovo sistema audio AM3D Technology, la produzione dell'album viene esasperata all'ennesima potenza riproducendo, in cuffia, un suono mai sperimentato prima. Parliamo di quasi 20 anni fa, per cui le novità di un tempo non sono da prendere sotto gamba, specialmente se ascoltate in diretta e al momento dell'uscita. All'epoca ne rimasi assolutamente folgorato, ma quello stupore andava anche a sopperire -in parte- la mancanza di entusiasmi post-ascolto che The Audio Injected Soul procurava. Per molti è ancora considerato un album di livello assoluto, ma non per me. E qui mi ricollego al difficile rapporto di cui parlavo e scrivevo poc'anzi. Considerando Mechanical Spin Phenomena e Mnemesis (rispettivamente primo e ultimo album della band danese) i migliori in assoluto (per motivi molto differenti e con line-up molto differenti), cerchiamo di capire cosa funziona e cosa non va in questo viaggio di 45 minuti attraverso l'anima liquida del nuovo percorso Mnemic .
Let's inject the venom!
… E come d'incanto veniamo assaliti da un'audio cristallino e limpido come non mai. Dopo la breve intro cinematografica veniamo colti di sorpresa da quella che è una delle tracce migliori dell'album: Dreamstate Emergency è una splendida continuazione del passato recente, con i suoi riff strabordanti, la batteria/architrave di Rasmussen e il nuovo inserimento al basso Tomas Koefoed, che -nel marasma industrial- si fa subito notare (anche sul fronte live) per presenza heavy e abilità ritmiche. Il core-sound principale c'è, ma viene nullificato da una sostanziosa quanto eccessiva stratificazione che, paradossalmente, riporta il sound dei Nostri indietro di qualche passo. La complessità strutturale, ritmica e armonica del primo album viene spremuta e sintetizzata all'ennesima potenza. Le clean vocals del bravo e dimissionario Michael Bøgballe non mancano e vengono utilizzate benissimo nella maggior parte delle composizioni. Dalla personale Door 2.12 (fredda come il nulla cosmico) fino alle note naïve di Overdose in the Hall of Fame, che gioca con note sci-fi/ambient senza convincere, ma anzi andando a parafrasare certe scelte stilistiche di Mechanical Spin Phenomena.
Paragonare album e creazioni non è mai un bene, e infatti cerchiamo di analizzare le entità separatamente, cercando i punti in comune, le differenze e, dove possibile, capirne pregi e difetti. Sicuramente, dopo ripetuti ascolti, si tende a dimenticare alcune composizioni, tra cui Mindsaver e la ultra-heavy Silver Drop, dove la prima pesca a piene mani dalle influenze alt-metal degli anni '90 (senza esaltare), e la seconda riprende la pesantezza dei riff di un tempo (senza colpo ferire). Nel calderone inventivo e -ammettiamo- ammiccante di The Audio Injected Soul non ci sono solo problemi legati la songwriting, ma anche belle composizioni. L'opener Dreamstate Emergency esalta, il primo singolo Door 2.12 unisce potenza e melodia in modo perfetto e il secondo singolo Deathbox si apre con loop elettronici e un deflagrante blast-beat che introduce un pezzo brillante, fatto di riff sincopati e ganci melodici che vanno a braccetto con i sintetizzatori futuristici. La prima parte, il primo tempo di questo nuovo film cyberpunk ci fa sbandare e scapocciare, dunque, mentre la seconda parte (dopo la consueta pausa pop-corn) deraglia e ci fa tornare a casa senza essere realmente convinti dello spettacolo appena visto. La divertente Jack Vegas (con il suo incipit alla Pantera) segue a ruota il pasticcio di Sane VS Normal, che mescola parti recitate ad accelerazioni senza avere una meta precisa. Esperimenti sì, ma con senno, come nella sopracitata Overdose in the Hall of Fame e in Illuminate dove gustiamo alcune influenze alla Pitchshifter che non stonano affatto con il contesto dell'album. In chiusura arriva la cover di Wild Boys, che non solo risulta fuori contesto, ma anche piuttosto forzata nella dicotomia heavy/pop.
Luci spente, sala vuota. Dopo 45 minuti rimaniamo in bilico. Oggi, con calma e dopo tutti questi anni posso valutarlo correttamente: penso a cosa poteva essere e cosa, in definitiva, non è stato questo The Audio Injected Soul: un polverone micidiale, un'estetica impeccabile, alcune evoluzioni sorprendenti, una tecnologia a portata di mano ma un sostanziale calo di attenzione. Minutaggi ridotti non aiutano lo sviluppo di alcuni brani e, a tratti, percepiamo una certa fretta compositiva che grava sul giudizio finale. Non male? Certo, ma quanto fatto precedentemente e successivamente (prima con il buon Passenger e poi con Mnemesis) è nettamente migliore.
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1.The Audio Injection 2.Dreamstate Emergency 3.Door 2.12 4.Illuminate 5.Deathbox 6.Sane VS Normal 7.Jack Vegas 8.Mindsaver 9.Overdose in the Hall of Fame 10.The Silver Drop 11.Wild Boys
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Line Up
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Michael Bøgballe (Voce) Mircea Gabriel Eftemie (Chitarra, Tastiera) Rune Stigart (Chitarra) Tomas "O Beast" Koefoed (Basso) Brian Rasmussen (Batteria)
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RECENSIONI |
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