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Wishbone Ash - Coat of Arms
29/03/2020
( 2531 letture )
“Uno dei dischi più affascinanti della Storia del Rock si cela dietro una delle copertine più misteriose ed evocative di sempre. Questo guerriero ammantato di porpora che di spalle guarda verso un indefinito orizzonte verdeggiante, richiama un tempo arcaico ed eroico al tempo stesso, sconosciuto eppure familiare”. Con queste parole inizia la bellissima recensione, presente su questo stesso sito, di Argus, disco tanto splendido quanto indecifrabile ed enigmatico, capolavoro assoluto dei Wishbone Ash, datato 1971; uno di quei dischi che consiglio senza riserve a tutti gli appassionati del rock, e della buona musica in generale.
I termini “affascinante” e “enigmatico” si adattano perfettamente non solo a questo disco, ma, più in generale, a tutta la carriera dei Wishbone Ash. Band inglese estremamente longeva (nascono alla fine degli anni’60 e il loro primo album, omonimo, è del 1970) e altrettanto prolifica (più di 20 album di inediti pubblicati); eppure, malgrado ciò, restano per lo più sconosciuti alla grande massa degli appassionati di rock e hard rock, quasi che non abbiano mai voluto, o non siano mai stati capaci di uscire completamente dalle brume inglesi per risplendere in tutto il loro fulgore.
Le doti e le capacità non sono mai mancate ai nostri: un disco come il già citato Argus solo pochi eletti sarebbero stati capaci di registrarlo; ma non è la loro unica prova brillante. Basti citare l’omonimo esordio, il secondo album Pilgrimage, o, quasi vent’anni dopo, il brillante Nouveau Calls del 1987.
Ciò che ha limitato, forse, la consacrazione dei Wishbone Ash è stato, paradossalmente, il loro maggior pregio: i Wishbone Ash sono un gruppo molto difficile da definire e, soprattutto, da etichettare. Lo sono fin dall’inizio della loro storia: nella loro musica si fondono rock, scampoli di hard billante, folk proveniente direttamente dalle praterie inglesi e scozzesi, progressive della miglior stirpe, e un uso creativo delle due chitarre all’unisono che avrebbe fatto scuola nei decenni successivi al loro esordio: basta citare Thin Lizzy prima e Iron Maiden dopo per capirsi al volo.
Una miscela particolarissima quindi, e apparentemente poco accessibile; in realtà, la maestria strumentale e soprattutto la cristallina classe compositiva che li ha sempre caratterizzati ha fatto sì che la loro musica sia sempre stata estremamente affascinante, ed estremamente enigmatica.
Da quelle stesse brume da cui sono sempre stati nascosti (almeno verso il grande pubblico) riemergono improvvisamente i Wishbone Ash in questo inizio di 2020; e lo fanno come solo i grandi possono fare. Coat Of Arms è un disco che è un concentrato al 100% di tutte le caratteristiche tipiche, e migliori, del gruppo; ed è un album, lo dico subito senza riserve, che, pur pubblicato all’inizio dell’anno, si candida assolutamente per concorrere al titolo di disco dell’anno.

Come d’abitudine per i nostri, non è un disco facile: non tutti gli appassionati riuscirebbero, forse, a capire ed apprezzarne sino in fondo il particolarissimo stile musicale, frutto di un sapiente mix fra rock, folk, progressive, blues e armonie di matrice celtica; tuttavia, il risultato è talmente brillante e riuscito che è impossibile non rimanerne quantomeno profondamente colpiti, in positivo ovviamente, sin da un primo e frettoloso ascolto. È un disco che sorprende e si fa apprezzare sin dall’inizio, ma che riesce a crescere e a far scoprire nuovi tesori nascosti ad ogni successivo ascolto; cosa che è propria solo dei grandi.
Si parte con il ritmo quasi marziale dell’imperiosa We Stand As One, dedicata ai tremendi incendi nella foresta amazzonica e alle loro conseguenze sul clima mondiale; ma già nel pre-chorus emerge una sapienza melodica assolutamente fuori dal comune, sottolineata dalle linee vocali dell’ottimo Andy Powell, che ricorda in certi punti il miglior Jackson Browne, sia come timbro sia come stile vocale. La title track parte come un oscuro blues stradaiolo, ma si rilassa in un ritornello arioso e coinvolgente prima di lasciare spazio ai soli strumenti in un lungo break centrale; qui, come in tutto il disco, si svela pienamente la grande maestria di tutti gli strumentisti (l’ottima sezione ritmica, potente, precisa e fantasiosa, e le due chitarre, lo storico leader Andy Powell e la new entry Mark Abrahams, che a volte procedono all’unisono e a volte si intrecciano con raro affiatamento), capaci di mostrare le loro capacità senza perdersi in assoli funambolici e fini a se stessi, ma rimanendo sempre al servizio del brano e delle sua fruibilità.
Empty Man parte in forma acustica, quasi fosse un pezzo folk, ma cresce in potenza ed in intensità nel corso dei suoi cinque minuti di durata, senza mai sacrificare le melodie vocali, che anzi ne risultano sempre più valorizzate. La ballad Floreana è il primo brano lento del disco, e affascina per la ricercatezza degli arrangiamenti e, di nuovo, delle linee vocali, che riprendono stilemi delle antiche ballate celtiche; un brano che denota tutta la classe pura dei Wishbone Ash.

Con Drive si ritorna ad un potente rock-blues da strada, ma solo in apparenza: ascoltate il pre-chorus e ditemi se non sembra preso da un disco progressive di metà anni’70; solo pochissimi possono riuscire ad unire nello stesso brano entità musicali apparentemente così distanti, e farlo senza forzature. Ma è If Only You I See il pezzo che maggiormente può risultare spiazzante e poco ortodosso: un inizio “sospeso” e jazzato da colonna sonora di un noir anni ’50, che successivamente si apre in una ariosa ballata rock, per poi riprendere le atmosfere dell’inizio ed infine lasciare spazio ad una lunga coda strumentale dove i due chitarristi fanno letteralmente faville. Un pezzo lungo e complesso, eppure assolutamente accessibile e apprezzabile sin da subito; enigmatico e affascinante, si diceva prima.
Con Too Cool For AC si ritorna ad un mid-tempo rock roccioso ed incalzante, dove le due chitarre fanno faville sia nelle ritmiche sia negli assoli, mentre i ritmi si rialzano con la veloce Back In The Day, che unisce chitarre tipicamente alla Rolling Stones a linee vocali più di stampo americano.
Consider Me Gone cambia invece totalmente le carte in tavola: una ballad in stile folk-celtico di rara delicatezza, che sembra quasi scritta dal miglior Mark Knopfler solista, e scusate se è poco. Rock-blues di squisita fattura è invece ciò che ci mostra When The Love Is Shared, brano caratterizzato da una ritmica stop-and-go, mitigata da linee vocali ariose e aperte, specialmente nel chorus; infine, chiusura col botto con Personal Halloween, anch’essa sui toni blues-rock alla Gary Moore, un brano perfetto per chiudere la serata con l’ultimo whisky in un fumoso bar di periferia.

Alla fine del viaggio (sì, questo disco è veramente un viaggio nelle mille forme della nostra musica) non si può non ammirare questo gruppo eternamente giovane, che a 50 anni dall’esordio è ancora capace di regalarci un disco magistrale; indecifrabile, enigmatico e incredibilmente affascinante come lo sono sempre stati i Wishbone Ash.



VOTO RECENSORE
82
VOTO LETTORI
84.75 su 4 voti [ VOTA]
Testamatta ride
Giovedì 7 Ottobre 2021, 18.51.12
6
A distanza di appena un anno e mezzo dalla sua pubblicazione finalmente mi son deciso ad acquistarlo. Che dire: grandissima classe, non occorre aggiungere molto. Le canzoni, ognuna a modo suo, sono tutte molto belle. Credo che girerà un bel po' nei mieistereo, o almeno fino al prossimo acquisto 😅, perché ho l'impressione che ogni ascolto regalerà delle nuove sfumature magari sfuggite in precedenza. L'ottimo livello del precedente Blue Horizon è stato, quindi, confermato e forse anche superato. Se proprio devo dirne una: non sono mai impazzito per la voce di Powell. Ma riesco a superare questa pecca (mia eh, non sua 😁 senza troppa fatica.
maurizio
Giovedì 2 Aprile 2020, 22.59.50
5
stavo dicendo che pper me argus e uno dei 5 dischi che mi porterei in un isola deserta chi non ha mai sentito Argus non può dire di conoscere tutta la buona musica viva i wishbone ash hanno fatto tanti bei dischi oltre ai primi citati dal recensore mi ricordo .....four....front page new....there 's a rub e tanti altri
maurizio
Giovedì 2 Aprile 2020, 22.55.09
4
che sorpresa questo disco inaspettato dei wishbone ash devo dire che mi piace molto e do 90 sono contento di risentirli con pezzi nuovi alcuni da brividi io amo questo gruppo per me ARGUS
David D.
Lunedì 30 Marzo 2020, 12.42.26
3
Loro, gli Uriah Heep, i Magnum... tutti gruppi che sembrano vivere una seconda giovinezza. Impressionante davvero, ottimo disco anche per me, 80.
Le Marquis de Fremont
Lunedì 30 Marzo 2020, 11.39.17
2
Chapeau! Concordo in pieno con la bellissima recensione di questo splendido disco dei Wishbone Ash. Già un po' di settimane che gira sui miei device e faccio fatica a non premere il replay, giunto alla fine. Grande capacità di songwriting e grande tecnica esecutiva. Bellissimi pezzi. Mi permetto solo un piccolo inciso sulla "non facilità" a comprendere ed apprezzare, per tutti, la musica dei Wishbone Ash. Può darsi. Ma per me, la musica è soprattutto emozione e capacità di coinvolgerti, qualunque ne sia la matrice, se ci riesce (è quasi sempre soggettivo). I Wishbone Ash a me, lo fanno quasi sempre, che sia blues, rock, folk, progressive. Metto però su tutto, il fatto di avere inventato (o quasi) le twin guitar soliste, che applicate ai vari generi, danno quel quid personale che riconosci subito. E in questo disco, si percepisce prima di tutto. Sono un amante del black e del MDM ma questo è senz'altro uno dei dischi dell'anno. Chapeau encore et au revoir.
Kiodo 74
Domenica 29 Marzo 2020, 15.26.02
1
Che sorpresa......ascolterò quanto prima! Argus disco eccezionale!
INFORMAZIONI
2020
Steamhammer/SPV
Rock
Tracklist
1. We Stand as One
2. Coat of Arms
3. Empty Man
4. Floreana
5. Drive
6. It's Only You I See
7. Too Cool for AC
8. Back in the Day
9. Deja Vu
10. When the Love Is Shared
11. Personal Halloween
Line Up
Andy Powell (Voce, Chitarra)
Mark Abrahams (Chitarra)
Bob Skeat (Basso)
Joe Crabtree (Batteria)

 
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