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SuuM - Cryptomass
29/03/2020
( 805 letture )
Nonostante gli sforzi di qualche label anche di livello major è inevitabile che il doom resti un genere di nicchia, decisamente rivolto verso un pubblico entusiasta e già convertito alle sonorità oscure, pesanti, disperanti, lente se non soffocanti che vengono di volta in volta coniugate dalle band afferenti a questa gelida schiera. A dirla tutta, gli scarsi per non dire nulli riscontri economici non hanno saputo rallentare gli entusiasmi di un numero sempre maggiore di gruppi che hanno dedicato la loro esistenza a questo particolare filone, indossando le nero/viola vesti tipiche e mettendo a dura prova la resistenza dei propri amplificatori. A favorire questa vera e propria esplosione è forse la consapevolezza che, visto il particolare stato dell’industria discografica, non esiste ormai un genere che possa dirsi "vincente" a priori: da un lato troppa offerta, dall’altro ascoltatori sempre meno interessati e in numero ridotto. Sono però proprio i generi di nicchia che possono contare sul pubblico più fedele e instancabile e, underground per underground, togliersi almeno la soddisfazione di proporre il genere che più si ama dev’essere la giusta quanto potente molla che sta creando un sottobosco praticamente infinito di band.
I romani SuuM vivono appunto in questo underground. Fondati nel 2017 da quattro fanatici del doom incontratisi ad un concerto dei Pentagram, ovverosia il vocalist dei Bretus e il chitarrista dei Fangtooth, a cui si aggiungono Joe Grave e Fed Kemper a completare la formazione. Le idee sono chiare: suonare doom per fan del doom. Dopo il debutto Buried Into the Grave del 2018 rilasciato dall’etichetta russa Endless Winter che ne ha stampato 300 copie (altre 100 dalla Hellas Records), i quattro firmano un contratto con la statunitense Seeing Red e pubblicano questo secondo album: Cryptomass.

Le direttrici di fondo del progetto sono quindi chiare e definite e la band non avverte la necessità di cambiare niente, ricercando semmai una ancora maggiore amalgama e una crescita in termini di qualità complessiva. Una qualità che si nota anche dai particolari: ottima la produzione, praticamente perfetta per il genere, con un suono terroso, dallo spettro amplissimo, ma al contempo ben definito e chiaro in ogni suo aspetto. La copertina, tipica del genere, è comunque perfettamente rappresentativa del suono e del contenuto di Cryptomass: non c’è luce qua, solo tenebre e umidi loculi sotterranei e dimenticati, vagamente rischiarati da incerte lanterne. Fede e speranza sono due parole senza senso in questo contesto: queste cripte, pur in presenza di una croce, non sembrano destinate alla salvezza dall’Unico. Qualcosa di blasfemo e innominabile giace in questi sepolcri vegliati da sinistre creature non morte. I fantasmi di Reverend Bizarre e Saint Vitus aleggiano in maniera prepotente tra questi solchi dannati, narrandoci di un doom ossianico, polveroso, inesorabile. Nessuna volontà di innovazione, nessuna sperimentazione: qua esiste solo doom tradizionale, con riff enormi e annichilenti, una batteria minimale che sottrae dinamica, salvo risvegliarla quando serve, un basso al limite dalla fusione e Mark Wolf che varia il proprio approccio rispetto a quanto proposto con i Bretus, proponendo soluzioni decisamente più teatrali e stentoree, che non disdegnano spinte più estreme, rasentando in qualche occasione il growl. E’ forse proprio la particolare vocalità utilizzata da Mark Wolf a caratterizzare la proposta dei SuuM, sebbene a volta questa ricerca continua di una espressività diciamo "sopra le righe", renda pesante dei brani che già di per sé non offrono particolari appigli, se non a chi mastica doom da sempre. Diventa in questo senso abbastanza inutile discettare dei singoli episodi del disco che, pur differenziandosi tra loro il minimo che serve, risultano seguire un percorso ed una ispirazione comuni, ciascuno con la sua identità. A colpire sono la titletrack, che dà alla grande il via alle danze -si fa per dire-, grazie anche ad un refrain che resta, nella sua ferocità, la seguente The Silence of Agony, forse il miglior episodio nel complesso dell’album, la notevole parte strumentale di Creatures from the Vault e le due tracce conclusive, Claws of Evil e, soprattutto, Reaper Looks in Your Eyes, che offre anche qualche variazione stilistica più che benvenuta ed efficace. Mass in the Catacomb è invece un breve intermezzo acustico, che ben spezza in quella posizione e prepara per il finale.

Concepito e suonato da musicisti esperti, che amano e vivono il genere, Cryptomass è inevitabilmente un album che ha qualcosa da offrire in più rispetto alla media delle uscite di genere e, nella sua soffocante ortodossia, non manca di personalità e ispirazione. Che sia uscito tutto sommato abbastanza velocemente dopo il quarto album dei Bretus conferma che Buried Into the Grave non fosse un episodio estemporaneo e i SuuM qualcosa di più di un passatempo. Probabilmente, la possibilità di suonare un doom decisamente tradizionale e ancorato alle origini consente ai quattro non solo di divertirsi con quello che amano, ma anche di sperimentare soluzioni diverse rispetto a quelle che le band di origine vanno creando e c’è da credere che questo sia utile in tutti i sensi. Pane -nero, ovviamente- per i denti degli appassionati o, per ripetere le parole utilizzate dalla stessa band, "doom for the doomed". Buona discesa nella cripta.



VOTO RECENSORE
72
VOTO LETTORI
79 su 1 voti [ VOTA]
duke
Martedì 31 Marzo 2020, 10.03.58
3
..li cerchero'...il doom e' sempre stato tra i miei generi preferiti....poi sono pure italiani...
Muki97
Domenica 29 Marzo 2020, 20.55.13
2
Non male. Niente di innovativo ma di sicuro rappresenta un ascolto piacevole
Kiodo 74
Domenica 29 Marzo 2020, 20.37.00
1
Sono un amante del Doom, più quello classico che i vari derivati, e di band negli anni ne ho davvero ascoltate un numero sconfinato di cui onestamente neanche la metà mi hanno fatto gridare al miracolo. Poi noto che nell'ultimo lustro c'è un vero e proprio boom di uscite di tale genere e tante ma tante sembrano fotocopie...c'è il filone che si rifà alle sonorità settantiane quindi con dosi massicce di psichedelia che mi ha letteralmente allappato.....ho trovato quel pugno di gruppi che mi soddisfa realmente e me le godo...... Per il resto devo sentir gridare al miracolo e accorro. Ossequi!
INFORMAZIONI
2020
Seeing Red Records
Doom
Tracklist
1. Cryptomass
2. The Silence of Agony
3. Cratures from the Vault
4. Funeral Circle
5. Burial at Night
6. The Failure of Creation
7. Mass in the Catacomb
8. Claws of Evil
9. Reaper Looks in Your Eyes
Line Up
Mark Wolf (Voce)
Painkiller (Chitarra)
Joe Grave (Basso)
Fed Kemper (Batteria)
 
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