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Shadow Witch - Under The Shadow Of A Witch
01/04/2020
( 743 letture )
Sono molteplici le influenze che i newyorkesi Shadow Witch portano con sé in quello che è il loro terzo album in meno di cinque anni e in una scena, come già detto altre volte, ormai satura a dismisura come quella stoner/doom questa caratteristica è tutt’altro che disprezzabile. Bisogna solamente cercare di amalgamare al meglio tutto quello che costituisce la propria proposta per poter spiccare almeno un pochino di più rispetto alla numerosissima concorrenza. E i quattro americani, pur mettendo abbondante carne al fuoco e sfruttando un’iconografia – quella della strega – decisamente abusata (pensate a quanti gruppi e album stoner hanno nel titolo il termine “witch”), riescono discretamente nell’impresa.
Under The Shadow Of A Witch ha una durata piuttosto contenuta – quaranta minuti esatti – e nove brani che non eccedono mai col minutaggio, salvo l’ultimo in scaletta, e questo è un ottimo inizio, specialmente perché il sound dei nostri prende a piene mani da quel southern rock melmoso e asfissiante, imbastardito con buone dosi di blues acido, che funziona decisamente meglio con pezzi brevi e tirati.

Ma la band compone con perizia e non fa uso di quel suono grezzo e slabbrato che ci si potrebbe aspettare dai generi poco fa menzionati; al contrario la produzione di tutto il disco è curata e ben rifinita, a tratti troppo ben rifinita. Prendiamo ad esempio Shifter, uno dei pezzi più violenti del disco: le chitarre in questo caso sono talmente compresse da sfociare in lidi vicini al djent e questo crea un cortocircuito non da poco per l’ascoltatore abituato alle più classiche sonorità stoner rock. Ciò non significa che qualcuno non potrà apprezzare questa inusuale scelta di produzione ad ogni modo, anche perché questo è l’unico brano dove l’osservazione alla produzione salta all’occhio. Già coi riff di Witches Of Aendor la situazione cambia in meglio infatti e si può godere di suoni sì puliti, ma comunque belli grassi e abbondanti, che richiamano i Clutch.
Ciò che spicca particolarmente nei brani degli Shadow Witch è comunque la voce di Earl Lundy, graffiante e bluesy, perciò perfetta in questo contesto. Anche le continue armonizzazioni vocali sono ficcanti e di gran gusto, tanto da risultare cantabili dopo pochi ascolti nella maggior parte dei brani.
Strumentalmente però, sebbene la qualità tecnica sia indiscutibilmente buona, l’originalità fatica ad emergere veramente e quei quaranta minuti di durata iniziano a diventare piuttosto pesantini in concomitanza degli ultimi tre brani, che purtroppo sono anche quelli maggiormente interessanti: 6x6 è un brano che dal vivo potrebbe scatenare l’inferno sotto il palco e Lundy offre una prova infuocata dietro al microfono, sostenuto da una sezione ritmica implacabile, mentre Sour ha un groove invidiabile, con chitarre immerse in una fanghiglia sludge che non lasciano tregua all’ascoltatore.
Chiude la lunga Fountain, che parte come un omaggio acustico a John Garcia, per poi evolversi in un bignami di blues, hard rock e stoner godibilissimo nei suoi otto minuti. Ancora una volta la voce di Lundy prende il sopravvento sulla parte strumentale, che regala comunque degli ottimi assoli di chitarra e un tiro generale indiavolato. A mani basse il brano migliore dell’album, peccato che il resto della scaletta non sia allo stesso livello.

I componenti degli Shadow Witch non sono affatto novellini e in Under The Shadow Of A Witch questo lo si percepisce chiaramente, poiché la perizia tecnica di gruppo ed individuale è ottima; ai nostri però manca una scintilla a livello di songwriting, che gode di poche intuizioni originali e un mood generale piuttosto banale e privo di veri guizzi capaci di catturare l’ascoltatore. La controversa produzione poi fa il resto, per i motivi più sopra menzionati.
Il terzo album dei quattro newyorkesi perciò non è affatto un brutto disco, ma forse potrà piacere più a chi non è mai sazio di stoner rock piuttosto che a chi è alla ricerca di originalità e suggestioni nuove. La sufficienza piena c’è tutta, però gli Shadow Witch avrebbero tutte le carte in regola per fare molto, ma molto di più.



VOTO RECENSORE
68
VOTO LETTORI
48 su 1 voti [ VOTA]
Kiodo 74
Mercoledì 1 Aprile 2020, 12.24.53
1
Di questi bellimbusti ascoltai qualche anno fa, insieme ad un amico anch'esso amante dello Stoner, il disco d'esordio e rimanendo del tutto insoddisfatto esclamai: "ma come cazzo pretendi di suonare la musica del deserto a New York?"..... Ossequi!
INFORMAZIONI
2020
Argonauta Records
Stoner
Tracklist
1. Spearfinger
2. Demon's Hook
3. Wolf Among The Sheep
4. Witches of Aendor
5. Shifter
6. Saint Magdalene
7. 6x6
8. Sour
9. Fountain

Line Up
Earl Lundy (Voce, mellotron e loop)
Jeremy Hall (Chitarra)
David Pannullo (Basso)
Justin Zipperle (Batteria)

 
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