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Bonehammer - Black Crust Invasion
02/04/2020
( 1137 letture )
Ho tanti cugini in Argentina e anche loro, in modo più distratto e balbettante rispetto al sottoscritto, sono stati folgorati dall’heavy metal al tempo della gioventù. Proprio per questo motivo, alla prossima occasione, mi devo dolere solennemente del fatto di non essere stato messo al corrente, da questi parenti stanziali in Buenos Aires, che in Argentina la scena musicale estrema ha dato alla luce una nuova band, i Bonehammer, composti da tre loschi figuri dai nomi impronunciabili. Fino ad oggi, per me, cultore del fai-da-te, il bonehammer era quell’apparecchietto simpatico (e costoso) che, posto sotto il lavandino, trita tutto e ti risolve i problemi dello scarico intasato. Da oggi, ne prendo atto, bonehammer diventa, scalzando la credenza domestica suprema, il nome di una nuova band sudamericana che si affaccia a questo 2020 e che speriamo di dimenticare presto (l’anno, ma anche il combo).

Il loro crust/black/thrash è un polpettone poco meno che genuino e per nulla trascendentale. Si passa dai Bathory ai Venom, correndo per timbriche vocali che richiamano, talvolta, i Cradle of Filth. Insomma, c’è davvero un po’ di tutto in questo Black Crust Invasion le cui tematiche sono, manco a dirlo, votate all’esaltazione dell’occultismo e del paganesimo. Eccessivamente casereccio e primordiale, come lo è la cover del cd, disegnata in uno stile domestico, ma amabilmente vintage. In primo piano un buffo signore con cappuccio calato sulla testa, in stile Klu Klux Klan, armato di mazza ferrata e vari trofei (capocce decapitate e testi) che sono lì a testimoniare quanto ancora sopravviva il metallo ruvido e poco artefatto Black Crust Invasion è un lavoro sincero (come l’amaro alla rucola che produce mio zio), inciso da gente che, senza meno, ama questa musica, pur suonandola -come nel caso dei nostri- in modo poco più che amatoriale. Il trio argentino si nutre di luoghi comuni, non inventa nulla, rubacchia di qua e di là dai mostri sacri della NWOBHM (senza determinazione), dal black scandinavo (senza pathos), dal thrash teutonico (senza dinamica). A scuola, il mio professore di greco diceva che ci vuole arte pure nel saper copiare. Mi sa che aveva ragione: l’ammucchiata feroce dei Bonehammer convince parzialmente perché è sola energia che si prova a sprigionare, senza badare alla rullata mixata in modo imperfetto, senza preoccuparsi del fatto che quegli accordi e quei riff li abbiamo sentiti migliaia di volte. Prendete ad esempio Dark Pagan Cult che, se non fosse per la voce che pare uscita dal tubo di scappamento della Fiat 127 di mio nonno, sembra arrangiata come una anthem dei Maiden o dei Judas Priest. Shadow of Darkness è introdotta da un arpeggio mediocre con un effetto vicino a quello inciso dai Metallica in Ride the Lightning. Il timbro vocale si fa sinistro e malevolo con accenni nordico-finnico. Children of the Lie è un brano spinto su velocità sostenuta, ma senza molta convinzione. L’ascoLto di Living a Rotting Nightmare rimanda, con il suo incedere marziale e monotono, alle dinamiche che furono care a Quorthon. Una linea di basso sparata e spettrale squarcia lo scenario di Victims oF War; un brano essenziale che si muove sui binari del crust purulento. Invocation è di breve durata e di nessuna valenza nel suo incedere militare con il tamburo di ordinanza e la voce banalmente greve. La marcia riprende con Hammerson, un pezzo acido e monotono. Possessed esordisce con una tastiera davvero “casalinga” e questo, oltre ad essere una caratteristica che regala un sorriso, diventa un gran bel problema perché l’ascolto ne risente in termini di freschezza. Un modesto giro blues introduce Blues of Pervertion, un tentativo piuttosto goffo di cimentarsi in una cosa seria come è il blues. È questo il momento più basso del lavoro del combo argentino. Brano quasi inascoltabile. Il lavoro si chiude con Reborn in Hell, il solito mischione di tutto, senza capo e senza coda. Buttato lì alla meno peggio.

Dell’Argentina continuo a godermi i video delle follie di Maradona ed il dulce de leche e se proprio voglio ascoltare un po’ di musica che proviene da quelle parti, mi diverto i Los Fabulosos Cadillacs.



VOTO RECENSORE
58
VOTO LETTORI
39.5 su 2 voti [ VOTA]
INFORMAZIONI
2019
Awakening Records
Thrash/Black
Tracklist
1. Dark Pagan Cult
2. Shadow of Darkness
3. Children of the Lie
4. Living a Rotting Nightmare
5. Victims of War
6. Invocation
7. Hammerson
8. Possessed
9. Blues of Perversion
10. Reborn in Hell
Line Up
Odnufuck (Voce, Basso)
Onahiram (Chitarra)
Palah (Batteria)
 
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