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Psalm Zero - Sparta
06/04/2020
( 828 letture )
Cosa si può ottenere mettendo assieme black metal, industrial, prog rock e new wave, il tutto con una spruzzata di Depeche Mode ?
La risposta è semplice: i Psalm Zero. Fondati nel 2012, i Newyorkesi guidati da Charlie Hooker hanno all'attivo due album, The Drain e Stranger to Violence, rispettivamente del 2014 e del 2016. Sparta è quindi il loro terzo lavoro, che ha come premessa il desiderio di abbandonare alcuni degli elementi black e death metal a favore di un approccio vicino al doom, senza però tralasciare le atmosfere tenebrose e le parti più melodiche che da sempre sono state il marchio di fabbrica della band. E' anche giusto far presente che, per la prima volta, non viene usata la drum-machine ma dietro le pelli abbiamo nientemeno che Keith Abrams dei Kayo Dot.

Non appena premuto play, veniamo accolti dal riff doomeggiante di Open Wound: di lì a poco si inseriranno le clean vocals di Looker, mentre il pezzo si snoda su martellanti richiami industrial à la Godflesh, il tutto perennemente accompagnato dai synth. Proprio questi ultimi sono i protagonisti della title-track (ve li ricordate i Depeche Mode citati in apertura?), che nonostante la pesantezza delle chitarre riesce a mantenersi ariosa e leggera. The Last Faith si muove su coordinate ben differenti, risultando il pezzo più strettamente metal dell'intero album, aprendosi con un riff granitico che, nonostante la successiva entrata dei synth, rimane protagonista dell'intera traccia. Ma, se finora abbiamo assaporato tre ottimi pezzi differenti tra loro (quasi a mostrarci i molteplici volti dei Psalm Zero), la successiva No Victim si può considerare un mezzo passo falso: in questi quattro minuti la band tenta infatti di mettere insieme tutto quanto visto finora, con un risultato che suona decisamente forzato e poco riuscito. Fortunatamente torniamo subito su ottimi livelli: gli otto minuti di Return to Stone, complice la presenza dietro il microfono di Kristin Hayter (Lingua Ignota) dipingono meravigliosi paesaggi desolati, muovendosi in bilico tra doom e ambient. Ma le sorprese non sono finite: ci aspetta ora quella che è una delle tracce migliori dell'album e, in senso più ampio, quella che è anche più rappresentativa dello stile della band. Animal Outside racchiude tutta la grandiosità e la raffinatezza della proposta dei Psalm Zero, mettendo in mostra la loro capacità di rendere leggeri e fluidi tutti gli elementi comunemente associati ai generi più estremi. Atmosfere ariose, coinvolgenti, liberatorie, adornate dalle campane in lontananza i cui rintocchi si inseriscono con precisione nel riff che scandisce ogni secondo di questa perla.
Ora, se l'album fosse finito qua, staremmo parlando di un piccolo capolavoro; mancano però ancora due tracce, che purtroppo si rivelano anche il punto debole dell'opera. Sorvoliamo sull'utilità dei due minuti di chitarra acustica di Shibboleth, per concentrarci invece sulla conclusiva A Pill. Stesso tentativo avvenuto nella già citata No Victim, stesso errore: tanti stili diversi che non riescono a coesistere nella stessa traccia, questa volta lunga ben nove minuti. Insomma, un modo decisamente non all'altezza di chiudere l'album.

Tirando le somme, questo Sparta non può che essere valutato in modo positivo: tante sono le idee messe in gioco, quasi sempre sviluppate in maniera convincente e personale. La forte presenza delle chitarre e l'avere finalmente un batterista umano sono due grandi passi avanti rispetto al precedente Stranger to Violence, che risultava piuttosto piatto sotto vari punti di vista, ma per avere un capolavoro manca ancora la consapevolezza di non sforare nell'auto-citazionismo, dando vita a tracce poco coese e -in apparenza- poco curate.



VOTO RECENSORE
79
VOTO LETTORI
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INFORMAZIONI
2020
Last Things Records
Avantgarde
Tracklist
1. Open Wound
2. Sparta
3. The Last Faith
4. No Victim
5. Return to Stone
6. Animal Outside
7. Shibboleth
8. A Pill
Line Up
Charlie Looker (Voce, Chitarra, Sintetizzatore, Programming)
Ron Varod (Basso)
Keith Abrams (Batteria)

Musicisti Ospiti:

Kristin Hayter (Voce nella traccia 5)
Daisy Press (Voce nelle tracce 1,4)
 
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