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19/04/24
MARLENE KUNTZ
NEW AGE, VIA TINTORETTO 14 - RONCADE (TV)
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Skunk Anansie - Paranoid & Sunburnt
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13/04/2020
( 2290 letture )
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Dopo un debutto fortunato e la pubblicazione del singolo Little Baby Swastikkka, arrivò per gli Skunk Anansie nel 1995 il momento di esordire con Paranoid & Sunburnt, loro primo album in studio, pubblicato dalla One Little Indian Record. La band londinese, capitanata dalla carismatica Skin, tirò fuori quindi undici canzoni, per circa quarantacinque minuti di musica, in cui far scoppiare una miscela esplosiva di rock alternativo, punk-rock e pop, probabilmente in un lavoro più inquadrato su questi binari e non troppo eclettico, come hanno saputo rivelare di essere in grado di produrre gli Skunk Anansie nel corso degli anni, ma in ogni caso rappresentativo e a suo modo iconico, presentando un’identità già ben delineata, l’indiscutibile forza di Skin e un modo di ragionare e di scrivere le canzoni, legato all’attivismo che li renderà poi popolari, delle icone dell’anticonformismo e della diversità per quegli anni (cosa che andrà in qualche modo ad alleggerirsi, vuoi perché negli anni del successo e dell’affermazione si è cercato di allinearsi alle logiche radiofoniche e commerciali, vuoi perché negli anni dopo la réunion certe tematiche sono un po’ passate in secondo piano entrando nel quotidiano e sono state metabolizzate dagli ascoltatori).
Paranoid & Sunburnt si apre con uno dei classici della band, Selling Jesus, canzone contro la cristianità dove si denuncia l’ipocrisia della società occidentale, seguita da Intellectualise My Blackness, dove il focus si sposta sulla tematica razziale, in parole povere andando contro l’idea della superiorità di una cultura “bianca” rispetto ad una “nera”. Questo percorso di critica verso la società prosegue con Little Baby Swastikkka, sempre contro l’indottrinamento politico, sul controllo che esercitano i potenti sulla gente e con 100 Ways To Be A Good Girl, dove banalmente si tratta della questione femminista, della donna controllata dall’uomo. A livello tematico ovviamente c’è spazio anche per canzoni non per forza di denuncia e sociali, ma di brani nati da esperienze personali, legati all’amore e alle delusioni come Charity o Weak. Parlando di musica l’album suona molto compatto, grazie a un ottimo lavoro da parte di tutta la band (nella quale figura anche Robbie France, il loro primo batterista): ne conseguono ottimi riff e parti suonate generalmente riuscite, estremamente energiche e divertenti. Se tra le influenze la band cita Sex Pistols e Blondie in verità all’ascolto ne possono emergere infinite altre (lo stesso vale per gli stili, basti pensare al brano It Takes Blood & Guts to Be This Cool But I'm Still Just a Cliche, con il suo basso funkeggiante), per esempio i Rage Against The Machine, con il loro stile frenetico, proprio come si può sentire in questo disco degli Skunk Anansie, in cui le canzoni spesso e volentieri sul finale “esplodono” aumentando di intensità, come nel caso di And Here I Stand. A comandare il disco è comunque sempre la voce di Skin, che riesce a muoversi in qualsiasi contesto con la giusta forza, sia nelle situazioni più concitate, sia in quelle più rilassate.
Paranoid & Sunburnt è un disco che rappresenta al massimo gli anni ’90, lo spirito di ribellione e di critica alla società. Sul lato musicale ha invece grande valore per rappresentare l’inizio della carriera di una band che poi è resistita al tempo e ai cambiamenti, arrivando ad oggi ancora con un grande seguito e un grande ruolo nel mercato, che già da allora dimostrava di avere le carte in regola per farcela. La band difatti suona con grande efficacia ed estro, tirando fuori tonnellate di energia, elemento che li caratterizzerà sempre, specie in sede live. Paranoid & Sunburnt è un disco sicuramente consigliato agli appassionati del genere, del rock alternativo, o semplicemente di musica rock cantata da una voce femminile decisamente spinta e potente. A questo va aggiunto il fatto che Paranoid & Sunburnt è un disco tutto sommato ancora attuale, sia a livello tematico (anche se forse il disco vuole essere troppo e a tutti i costi impegnato e pungente, non riuscendoci sempre e rischiando di sembrare un po’ forzato in questo), sia a livello musicale, dove troviamo una proposta ancora piacevole e intrigante, variegata, prodotta a modo, senza mai punti morti o elementi fuori posto, che facciano storcere il naso.
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12
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Gran bel disco.come del resto tutta la loro discografia.ma guarda ,tutti sapientoni ,duri metallari che sparano merda senza neanche aver ascoltato mezzo disco.poi scopri che ascoltano di nascosto Albano ,leccabove e fiasco rossi.ma fatela finita.adieu. |
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11
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Fai un elenco di Gruppi che in Italia vengono sottovalutati così li ascolto e faccio una comparazione.. Grazie... |
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10
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Mai piaciuti questi qua,e non capisco perché in Italia piacciano così tanto, praticamente il nostro è il paese dove sono più popolari, mentre invece tante validissime rock/metal band,qui non vengono minimamente considerate. La loro musica è un'accozzaglia di vari generi musicali,a tratti assomigliano un po' ai Living colour, tutti i gusti vanno rispettati,ma personalmente li giudico molto sopravvalutati. |
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9
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Kiodo 74, per me hai ragione, band che sta davvero sui maroni a certi, me compreso, però ad altri piace, bleaaahh !!!! |
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8
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Grande album, alla pari del più "ragionato" post orgasmic chill |
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7
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io sono riuscito a vederli dal vivo esattamente nel 95 , il genere allora venica chiamato crossover tra metal e musica nera , '' funk metal'',o semplicemente ''crossover'' qua c'è un po di tutto e la cantante fa la differenza tra altre band e gli skunk anansie,, piu simili ai living colours che a band di derivazione punk hardcore come i bad brains , sebbene sia riduttivo semplificare l'operato di molte band con l'attitudine di protesta accomunando il mix culturale , il melting pot era all' ordine del giorno , sebbene poche militassero in collettivi e crew o facessero vita straight edge come molte band americane da youth crew , era una posa politica , contro le limitazioni raziali , cosa sempre amata da intellettuali e da veri personaggi di strada , henry rollins in primis , insomma gli anni 90 erano cosi , un officina a cielo piu o meno aperto di stili e influenze |
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6
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...band di piacevole ascolto.... |
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5
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@Galilee Ciao e grazie feedback. Faccio un piccolo appunto: per motivi anagrafici non ho vissuto gli anni dell'uscita del disco, di conseguenza non ho potuto esprimere considerazioni approfondite su tutto ciò che hai detto, sul contesto ecc. (anche se nel primo paragrafo della recensione mi pare di esserci andato vicino, ribadendo la loro importanza in quel periodo). Sulla questione Sex Pistols anche lì l'ho detto in recensione, sono un'influenza citata dalla band, da Ace, probabilmente valida più sul modo di porsi e sull'attitudine che sul suono. Sulla valutazione invece ti assicuro che cerco sempre di essere corretto e coerente con quanto scritto (cercando di andare al di là dei miei gusti), anche qui credo sia tutto sommato condivisibile. Sulla questione generi ovviamente è difficile racchiudere tutte le sfumature degli Skunk Anansie in un unico genere, per cui catalogarlo come disco "Alternative rock" credo sia una cosa giusta (anche per motivi tecnici). In recensione ho parlato di "miscela esplosiva di rock alternativo, punk-rock e pop", e mi pare che gli elementi pop siano presenti, specie in canzoni come "Weak" o volendo "100 Ways to Be a Good Girl", che alla fin fine non sono poi così distanti da quanto fatto in seguito da Skin e dagli Skunk Anansie. Grazie per l'attenzione e buona giornata! |
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4
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Non mi trovo nemmeno molto d'accordo sulla disamina dal punto di vista musicale. Qui il punk dei Sex Pistols non lo sento nemmeno sforzandomi. Su quello dei Rage against the machine invece concordo. Non mi pare che la proposta sia un pop rock alternativo con affinità punk. Tutt'altro. Il rock erano i Radiohead i Pixies i Verve e i Sonic Youth se vogliamo. L'impatto del disco qui è devastante. È decisamente hard rock e metal. L'album stilisticamente parte dal crossover tipico dei 90' e va verso il Nu metal. E ha anche alcune sfumature di classico heavy alla British nei pezzi più veloci. Le sfumature pop si vedranno poi col terzo album, il più orecchiabile e l'unico radiofonico. |
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3
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L'unico disco che ho della band e anche l'unico che mi sia veramente piaciuto. Per i tempi il suono di questo album fu decisamente dirompente. Un pò per il sound, un pò per la voce pazzesca e un pò per il songwriting molto particolare. Un album che ha sicuramente segnato gli anni 90. 75? No ma dai ma come li date i voti ultimamente? A lavori come questo che lasciano il segno e impongono una band all'attenzione mondiale un 75 e a qualsiasi accozzaglia di suoni black, doom o sludge di terza categoria quasi sempre il top? Mah... Non ci capiamo più mi sa.. |
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2
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Ho la vaga sensazione che la band su questo sito non sia tanto seguita o apprezzata... |
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Discone! Vidi il video di I can dream su Videomusic (scusate il gioco di parole) e fu amore a prima vista (ops! I did it again) |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Selling Jesus 2. Intellectualise My Blackness 3. I Can Dream 4. Little Baby Swastikkka 5. All in the Name of Pity 6. Charity 7. It Takes Blood & Guts to Be This Cool But I'm Still Just a Cliche 8. Weak 9. And Here I Stand 10. 100 Ways to Be a Good Girl 11. Rise Up
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Line Up
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Skin (Voce) Ace (Chitarra) Cass Lewis (Basso) Robbie France (Batteria)
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