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The Cult - Dreamtime
18/04/2020
( 2517 letture )
Ci sono band o artisti la cui importanza e influenza storica è riconosciuta solo a posteriori, dopo che si sono sciolti, hanno cessato l’attività o sono in qualche modo usciti dal music business, mentre durante i loro anni migliori hanno dovuto accontentarsi di posizioni di rincalzo, o, nella peggiore delle ipotesi, hanno passato esistenze veramente difficili. Uno dei casi esemplari è proprio dato dai The Cult, quartetto inglese capitanato dai due fondatori Ian Astbury e Billy Duffy, tuttora in attività dopo varie vicende, che ha avuto il proprio apogeo nella seconda metà degli anni ’80. In quel periodo infatti furono dati alla luce Love nel 1985, Electric nel 1987 e Sonic Temple nel 1989; e si tratta di tre album che, riascolati a posteriori, ebbero un’ importanza, e un’influenza fondamentale per lo sviluppo di un certo filone hard rock, sia inglese sia americano, di cui gruppi come Guns N’ Roses, L.A. Guns e Skid Row seppero diventare i leader.

Con quei tre dischi, soprattutto con gli ultimi due, i The Cult seppero riattualizzare le forme hard rock codificate da Led Zeppelin e AC/DC negli anni ’70, adeguandoli agli stilemi tipici degli anni ’80 e caratterizzandoli con linee vocali evocative e psichedeliche, molto derivanti dallo stile di Jim Morrison, vera pietra di paragone per il vocalist. Ebbero un significativo successo commerciale, tuttavia rimasero sempre una band complessivamente “di secondo piano” rispetto ai grandi nomi, sia loro contemporanei, sia a loro successivi, compresi gruppi e artisti che a loro debbono molto.
Le origini della band sono però parzialmente differenti: le influenze tipicamente rock ’70 che emergeranno prepotenti nei lavori seguenti, in occasione del loro debutto discografico, il qui presente Dreamtime del 1984, sono contaminate pesantemente dal cosiddetto gothic-rock, forma musicale tipica dei primi anni ’80, sviluppatesi soprattutto in Gran Bretagna. Con il termine gothic-rock si intende un sottogenere musicale compreso nella corrente new wave, sviluppatosi in Inghilterra a partire dalla fine degli anni settanta come diretta evoluzione del post-punk, e che ottenne l'apice durante la prima metà degli anni ottanta, quando alcuni degli artisti identificati in questo filone musicale raggiunsero popolarità globale. I gruppi più significativi sono Siouxsie and the Banshees, Joy Division, Bauhaus e The Cure, i cui denominatori comuni sono una musica dai toni oscuri, con una presenza significativa di tastiere, e testi tetri e introspettivi.

Dreamtime trova la caratteristica fondamentale proprio nel tentativo di unire queste tipiche caratteristiche musicali con i riff potenti e cadenzati tipici del rock anni’70, e di condire il tutto con linee vocali particolarmente influenzate dalla figura di Jim Morrison, vero punto di riferimento, artistico e non solo, per il cantante Ian Astbury.
L’altro grande interesse di Astbury, che finirà per influenzare pesantemente sia i testi dell’album sia l’immagine e il modo di porsi sul palco dei The Cult, è dato dal fascino e dall'ammirazione che egli provava verso gli indiani d’America, dei quali studiò appassionatamente la storia e la cultura, e che sono spesso presenti nei testi e nelle atmosfere musicali di questa opera prima.
Dreamtime non è un disco perfetto; anzi, le numerose ispirazioni che lo hanno influenzato finiscono a volte per collidere, creando ibridi musicali che non sono né tipiche forme gothic-rock (mancano le tastiere, i riff di chitarra sono fin troppo “carichi” e le linee vocali fin troppo energiche per i canoni tipici del genere) né classiche hard rock songs, in quanto legate a ritmi, suoni e strutture compositive di matrice new wave. Eppure, quando la scintilla scocca, è proprio questa forma ibrida e non ben definita a rendere interessanti le parti migliori dell’album: l'opener Horse Nation, e le sue linee di chitarra incalzanti e costantemente in tiro, che si stagliano su percussioni quasi tribali; Spirit Walker e 83rd Dream, episodi di rock cupo e magnetico; Go West, forse la track più settantiana dell'album, e la potente title track, che colpiscono subito per la loro gradevolezza e la facilità di assimilazione. Una nota particolare di merito merita la voce di Astbury, sempre calda ed intrisa di passione. Altre note di interesse sono da ricercare nel pezzo forse più dark dell'opera, A Flower in the Desert, molto coinvolgente nei suoi giri di basso e negli arpeggi melodici di chitarra, e, nell'incalzante ritmo quasi ballabile di Resurrection Joe.

Fin dall’album successivo i The Cult faranno una scelta precisa: al bando gli ibridi e le indecisioni del debutto, la loro musica si trasformerà sempre di più in una rielaborazione e attualizzazione dell’hard rock dei seventies, sino quasi a lambire lo street metal. Sarà una scelta che porterà loro fortuna sia dal punto di vista compositivo (gli album successivi sono complessivamente più validi) sia dal punto di vista commerciale; ma in ogni caso sarebbe un peccato minimizzare l'importanza di questo debutto nello sviluppo di ciò che in seguito rappresentò il gothic-rock (in questo senso, ad esempio, i Mission sono debitori di Astbury e Duffy).
Anche se i The Cult non hanno inventato nulla di nuovo, bensì hanno ripreso ed elaborato in modo originale stili e generi già percorsi, è comunque doveroso riconoscerne la loro importanza storica, spesso non valorizzata a dovere; già in questo disco vi sono importanti prove.



VOTO RECENSORE
70
VOTO LETTORI
88.25 su 16 voti [ VOTA]
Diego75
Sabato 18 Marzo 2023, 21.13.00
12
Dreamtime e\' un disco perfetto in linea con gli anni 80 in Europa.... sicuramente non aspettatevi i the cult di sonic temple....qui parla l\'essenza della musica anni 80 un mix di new wave,dark e rock anni 70....voto 80
tomriddlelord31
Martedì 24 Gennaio 2023, 21.16.30
11
Per me vale almeno 82
maurizio
Martedì 19 Luglio 2022, 11.12.56
10
ma scusate vi siete dimenticati di Bad Medicine Waltz pezzo grandioso disco stupendo belle canzoni sound nuovo per l'epoca...dopo esplosero....li adoro sempre e comunque
angus71
Lunedì 20 Aprile 2020, 14.32.58
9
discone come tutti i dischi fino a sonic temple. poi li ho un po' persi di vista ma li riascolto sempre più che volentieri. spiritwalker la adoro
InvictuSteele
Domenica 19 Aprile 2020, 21.22.38
8
L'inizio del mito Cult, una delle mie band preferite. Questo esordio già fa intravedere la classe enorme della band. Qui siamo pienamente in territori post punk, dove ogni pezzo è una potenziale hit. Favoloso.
duke
Domenica 19 Aprile 2020, 13.37.19
7
...una band molto particolare ed interessante...che ho sempre apprezzato molto ...il disco in questione e' molto bello....anche se personalmente apprezzodi piu' quelli successivi ....
P2K!
Sabato 18 Aprile 2020, 23.50.05
6
Disco sicuramente ancora acerbo ma dove si potevano già scorgere i podromi di quello che i The Cult potevano fare. Qui la componente Gothic frena l'irruenza rock di Billy, il quale già scalciava con la sua Gretsch. Brani notevoli ce ne sono da Go West, Resurrection Joe, Sea & Sky, Dreamtine, Spirit walker, Horse Nation... per me un 75 è più che meritato (da fan aumenterei anche a 80). Però vi prego... 81 a Love proprio non si può vedere... aggiornate il voto dandogli il 90 (e anche qui tengo a freno il fan che è in me) che si merita. Adesso attendo la recensione dei due dischi mancanti....
mariner
Sabato 18 Aprile 2020, 21.54.29
5
Disco di gothic rock bellissimo, tutti i pezzi sono validissimi, anch'io possiedo il vinile dell'epoca (poi ho preso anche il CD) che ha una copertina diversa e non contiene resurrection joe. voto 85
Kiodo 74
Sabato 18 Aprile 2020, 21.27.48
4
Dei Cult non butto via niente.... Mi picciono tutti i loro dischi da questo pregevole esordio fino ad Hidden City di pochi anni fa..... Ritengo veri capolavori Love e Sonic Temple....gli altri tutti interessanti e goderecci. Sarà che ho un debole per la voce profonda di Astbury e lo stile semplice e inconfondibile di Duffy che mi coinvolgono totalmente da non riuscire a trovarci molti difetti.....Voto a questo 85. Ossequi!
Enrisixx
Sabato 18 Aprile 2020, 20.36.32
3
Bellissimo album voto 85
LAMBRUSCORE
Sabato 18 Aprile 2020, 17.29.35
2
Disco che adoro, ho il vinile prima stampa -credo- con copertina diversa. Per me è da almeno 80.
Sha
Sabato 18 Aprile 2020, 15.23.42
1
QUesto è uno dei dischi più belli e personali dei Cult, anche se acerbo. Io però più che all'ibrido tenderei a considerarlo pienamente al filone wave/goth, nonstante qualche influenza rock anni settanta innegabile. iI vero ibrido è quel capolavoro di Love, che crea davvero un sound unico, glitterato e malinconico allo stesso tempo. E poi con Electric (dio mio quanto lo odio quell'album) ci sarà la definitiva virata al rock con tanti saluti alla componente wave.
INFORMAZIONI
1984
Beggars Banquet
Rock
Tracklist
1. Horse Nation
2. Spiritwalker
3. 83rd Dream
4. Butterflies
5. Go West (Crazy Spinning Circles)
6. Gimmick
7. A Flower in the Desert
8. Dreamtime
9. Rider in the Snow
10. Bad Medicine Waltz

Line Up
Ian Astbury (Voce, Chitarra)
Billy Duffy (Chitarra)
Jamie Stewart (Basso, Cori)
Nigel Preston (Batteria, Percussioni)

 
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