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26/04/24
KARMA
CSA RIVOLTA, VIA FRATELLI BANDIERA 45 - VENEZIA
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Sargeist - Let the Devil In
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25/04/2020
( 1143 letture )
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I Sargeist, da fedeli discendenti della scuola black degli anni 90', nel primo decennio del nuovo millennio han mantenuto vivo il verbo sinistro, e con la loro terza uscita Let the Devil In omaggiano il genere con una vigorosa vinificazione in purezza. Semplice nel concetto, pratico nell'esecuzione, l'album riesce con la sua devozione a imporsi con una fierezza disarmante. A distanza di dieci anni risulta ancora un ascolto assolutamente piacevole, un'alcova sicura in cui trovare riparo per quando ci si sente troppo spaesati dalle infinite sperimentazioni e miscugli di generi. Dall'inizio alla fine, la veracità del genere e il tempo passato non rendono stantia l'aria già mefitica emanata dal disco, e questo suo buon stagionamento è anche merito della malevola passione che i membri della band hanno infuso nel loro artefatto. D'altro, i discepoli dell'oscuro di cui stiamo parlando portano anche gli stendardi dei Behexen e Horna, band che operano in una perfetta continuità di genere con la cifra stilistica dei Sargeist.
Empire of Suffering è sia l'apertura del disco e sia di un cancello infernale, da cui divampa subito una coltre sulfurea e nera, che si gonfia sempre più come fumo di scarico dallo sgasare delle chitarre. Il riverbero degli strumenti e delle voci carica la traccia e l'album tutto con un'energia concentrata nei punti giusti. Le sferragliate offrono ritornelli che lasciano tracce evidenti del loro passaggio nella testa, grazie a riff semplici ma d'effetto. Una certa musicalità permea i brani di Let the Devil In, che a melodie sinistre e inquietanti preferisce giri alimentati da un impeto che a tratti sfocia nell'epico. Nonostante ciò, il potere ipnotizzante che ci si aspetta dal genere non viene a mancare nemmeno per un minuto, e il continuo dilatarsi e stringersi dei tempi è un mantice che soffia alimentando fiamme infernali e sollevando nubi grigio antracite. Il black in fondo è caratterizzato da una certa dicotomia pittorica, da "Songs of Ice and Fire", grazie ad album rievocanti prevalentemente immaginari terrificanti e drammatici, divisi tra gelide lande deprimenti o ardenti gironi infernali. I Sargeist con quest'album scelgono la seconda via, percorrendola con determinazione senza abbassare mai la testa o il volume. La blasfemia alberga comodamente tra le tracce dell'album, e non viene risparmiato nessun attacco alla religione cristiana, violentemente presa in pugno proprio come il crocefisso nella copertina. A questo ripudio si contrappone a rinforzo l'adorazione per altre entità, e i titoli stessi dei brani concatenati suggeriscono un rituale sottinteso tra le trame della musica. Lo stato di trance è indotto in particolare dai riff della chitarra e dall'incessante tornado della batteria, creando un senso di ciclicità sonora che rende incredibilmente fluido l'ascolto. Complice anche una cura del suono mirata per ottenere una “vaporosità” generale dei timbri e dello scream di Hoath Torog, è facile perdersi nella scorrevolezza di brani quali Burning Voice of Adoration senza rendersi conto di essere già arrivati a metà disco. Infatti, è solo con l'ossessivo incitamento dell'omonima Let the Devil In che si ha un cambiamento più sostanziale, con uno spostamento dei toni e della ritmica verso sonorità più tribali e ruvide. Con le ultime tre tracce si ritorna a quanto il disco ci ha abituato durante la maggior parte dell’ascolto, e sono caratterizzate sia da brutali scariche con riff ancora più tradizionalisti e sia da sezioni leggermente più lente, come il mid tempo di Twilight Breath of Satan. I Sargeist dimostrano però di brillare maggiormente nelle sezioni più sfrenate delle loro canzoni, mentre nei momenti più calmi si avverte la mancanza di quel tocco in più che avrebbe reso più imponenti questi frangenti da valorizzare, magari puntando più sulla cura del suono, cercando di creare una spazialità più profonda con il comparto sonoro, piuttosto che scervellandosi infruttuosamente sul songwriting. Comunque, i quarantasei minuti dell'album lasciano pienamente soddisfatti e possono tranquillamente saziare quella fame di black puro che ogni tanto può spuntare durante la giornata o nelle ore più piccole della notte. Non pretendendo dall'ascoltatore un particolare stato emotivo per essere apprezzato, Let the Devil In sa colpire le giuste corde e riesce a trascinare anche i più reticenti in questo viaggio infernale, familiare o meno che sia.
Anche se nelle sonorità risulta meno grezzo e fedele al black anni 90' rispetto ai lavori successivi dei Sargeist, quest'album è ancora oggi un ascolto che è caldamente consigliato a puristi e non, riuscendo ad essere accessibile grazie alla commistione e minimale rielaborazione degli elementi maggiormente caratterizzanti il genere. Nonostante sia un ascolto relativamente semplice, merita di essere gustato e assorbito con più ripetizioni, in modo da potersi trascinare sempre più in uno stato incendiato della coscienza, traboccante di eresia e pronto a scatenare ogni empietà ribollente nell'animo umano. Se state cercando del black di ottima fattura, Let the Devil In è sicuramente un album da recuperare, e invece per chi è già una vecchia conoscenza comunque "val bene una messa nera", dato che ancora oggi regge bene il passare del tempo e non teme il confronto con nuove uscite del genere.
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2
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Hail Satan - Hail Satan!!
Father of my flesh and soul
My voice burns in purity
Of praise and adoration
To you my hands are crossed
My face draped under this hood
Whatever your demands may be
I am at your service, lord
Whatever this dream called life
May offer in it's fading light
Only your wisdom will shine
A meaning to existence
Only in your presence is truth
Ultimately found in the end
I slash open the final gate
And fill this chalice of Hell... |
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1
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let the devil in è un inno |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Empire of Suffering 2. A Spell to Awaken the Temple 3. From the Black Coffin Lair 4. Burning Voice of Adoration 5. Nocturnal Revelation 6. Discovering the Enshrouded Eye 7. Let the Devil In 8. Sanguine Rituals 9. Twilight Breath of Satan 10. As Darkness Tears the World Apart
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Line Up
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Hoath Torog (Voce) Shatraug (Chitarra) Vainaja (Basso) Horns (Batteria)
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RECENSIONI |
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