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19/04/24
DESPITE EXILE + LACERHATE + SLOWCHAMBER
BLOOM, VIA CURIEL 39 - MEZZAGO (MB)
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27/04/2020
( 1962 letture )
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Spesso si sente dire che il nuovo millennio non abbia portato nessuna vera innovazione in campo musicale, nessun artista in grado di lasciare il segno. Pensando a questo, non può non venire in mente una band che è stata in grado di irrompere nella scena indie/alternative in modo spaventosamente personale. Gli Arcade Fire nascono in Canada come una sorta di collettivo guidato dal frontman Win Butler e da sua moglie, la polistrumentista Règine Chassaigne. Dopo un EP e vari cambi di formazione, si arriva alla registrazione di Funeral, fortemente influenzato da improvvisi lutti dei componenti della band: una coincidenza decisamente infelice, ma è forse proprio questo a rendere l’album così magico, struggente e allo stesso tempo gioioso e pieno di vita. Un titolo così importante contrapposto a una copertina dai colori caldi, un suono malinconico permeato da una tristezza di fondo su cui si adagiano le lyrics che inneggiano alla vita, il tutto avvolto dalla voglia di sperimentare musicalmente, in maniera quasi giocosa, da parte dei membri della band.
Si parte con Neighborhood #1 (Tunnels), prima parte dell’omonima tetralogia, e notiamo subito come al dolce pianoforte dell’introduzione si contrappongano i ritmi sostenuti delle percussioni e l’incedere quasi zoppicante della voce di Butler, il tutto mentre i cori evocano un turbinio di colori e sensazioni. Con la seguente Laika si prosegue in tutt’altra direzione, più precisamente verso il folk rock, mentre Une Année Sans Lumière passa da un ritmo andante a un -apparentemente- raffazzonato risveglio simultaneo di tutti gli strumenti. Dopo soli tre brani, gli Arcade Fire iniziano a delineare le molteplici sfaccettature della loro personalità: su tutte, l’impazienza, la voglia di sperimentare, di evolversi, di non fossilizzarsi sempre sulle medesime soluzioni, sempre però in maniera squisitamente elegante. Continuiamo l’avventura tra i suoni freddi, metallici di Power Out e i violini struggenti di 7 Kettles, per poi arrivare alla ballata Crown of Love, dal danzereccio finale a sorpresa. Lo stesso succede per i ritmi sincopati di Wake Up, che verso la fine esplodono in una danza gioiosa e coinvolgente. Gli stravolgimenti di genere quindi non si verificano solo da un pezzo all’altro, ma anche all’interno delle tracce stesse: sembra quasi che Butler e soci ci prendano gusto a disorientare l’ascoltatore, ma allo stesso tempo cercano di farlo divertire a qualsiasi costo e di spalancargli i cancelli del proprio mondo. Ma c’è ancora tempo per tre pezzi da novanta, ad iniziare da Haiti, che vede assoluta protagonista Règine, la cui voce si inserisce nelle spensierate linee di xilofono e chitarra acustica. È poi il turno dell’anthem per eccellenza, quella Rebellion (Lies) che tutti conoscono per un motivo per l’altro, con la grancassa che scandisce il ritmo e mette ordine nel caos mentre possiamo goderci un’altra ottima prova alla voce del frontman. Si conclude con The Backseat, la regina torna dietro il microfono, con quella voce fredda e struggente che si snoda tra le orchestrazioni, questa volta stranamente molto più calme e distanti rispetto a quanto visto nel resto dell’album.
Ci sarebbe altro da dire? Assolutamente sì, Funeral è solo l’inizio di una storia meravigliosa e magica, è un album in grado di rasserenare anche il più gelido dei cuori. Ma non è solo uno tsunami di emozioni, è anche una grandissima prova di composizione, padronanza degli strumenti e dimostrazione della voglia di irrompere nel nuovo millennio con un qualcosa di nuovo in grado di lasciare un segno indelebile. Ed è solo l’inizio.
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4
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@Cioè io boh Mai trovato più d`accordo.
Per il resto il disco è una pietra miliare del genere, niente d`aggiungere. 85. |
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3
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Il pezzo "Rebellion (Lies)", è stato utilizzato per la sigla della trasmissione su la7, "otto e mezzo". Peccato davvero aver sprecato una così bella canzone per una buffona come la Gruber. |
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2
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Il miglior album del suo decennio |
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1
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Uno dei miei dischi preferiti, peccato si siano persi nel corso del tempo. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Neighborhood #1 (Tunnels) 2. Neighborhood #2 (Laika) 3. Une Année Sans Lumière 4. Neighborhood #3 (Power Out) 5. Neighborhood #4 (7 Kettles) 6. Crown of Love 7. Wake Up 8. Haiti 9. Rebellion (Lies) 10. In The Backseat
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Line Up
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Win Butler (Voce, Chitarra, Pianoforte, Sintetizzatore, Basso) Régine Chassaigne (Voce, Batteria, Sintetizzatore, Pianoforte. Percussioni) Richard Reed Parry (Chitarra, Sintetizzatore, Organo, Pianoforte, Basso, Percussioni) Tim Kingsbury (Basso, Chitarre) Howard Bilerman (Batteria, Chitarra) William Butler (Basso, Xilofono, Percussioni)
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RECENSIONI |
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