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26/04/24
KARMA
CSA RIVOLTA, VIA FRATELLI BANDIERA 45 - VENEZIA
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Monolithe - Interlude Premier
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( 2428 letture )
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Fatico a comprendere per quale motivo una (banale) scatola nera abbia attirato tanto l’attenzione delle persone fin dagli anni ’70 ai giorni nostri. Da un lato all’altro del mondo si trovano precisi riferimenti a questo misterioso oggetto frutto della sconfinata fantasia di A.C. Clarke: una sorta di feticismo collettivo dettato più da un timore reverenziale irrazionalmente subito che non dalla reale necessità di comprenderne l’intrinseco significato. Egli, il Monolite, nella preistoria come nel futuro più remoto, si figura nell’immaginario collettivo come traguardo dell’interminabile ricerca metafisica dell’umano(ide); unico, impenetrabile, rappresenta dunque il fine ultimo dell’esistenza con cui qualunque forma di vita superiore (tramite intelletto) ed inferiore (a mezzo dell’istinto) vorrebbe poter coincidere.
Medesimo è l’orizzonte verso cui intende ergersi il nostro Monolithe sonoro. A beneficio di coloro che non hanno mai avuto tra le mani (e di conseguenza nel lettore) le splendide confezioni dei due precedenti lavori (Monolithe I e Monolithe II), ritengo necessaria una breve nota introduttiva. Il quintetto francese, capitanato dal vocalist dei Despond, Richard Loudin, fabbrica senza mezzi termini un ottimo Doom estremo: la sensazione all’ascolto indotta dalla prova iniziatica e dal suo sequel, è in entrambi i casi molto piena ed articolata; l’utilizzo di una ritmica soventemente più complessa rispetto ai canoni del genere, pur tuttavia non forzatamente rallentata, conferisce al prodotto un forte senso di claustrofobia ed oppressione; d’altra parte, a diffondere una buona dose di tristezza e senso d’abbandono, ingredienti poco originali ma stilisticamente immancabili, ci pensa la sezione melodica finalizzata, con sapiente abilità, in un continuo e provocante tra dialogo solista e sinth. Il risultato dell’ispirazione monolit(h)ica si traduce (e come potrebbe essere altrimenti) in composizioni talvolta involute, ma stupefacentemente intriganti e, soprattutto, mai ripetitive. L’esplicita volontà di non concedere momenti di riposo ai propri interlocutori, si manifesta anche nel folleggiante assemblaggio del prodotto finale che prevede l’unione, in un unico interminabile brano, dei vari atti costituenti le opere. Tale anticonformismo, se perdonabile in nome dell’originalità, penalizza però il formato digitale (CD), difficilmente riproducibile a partire da punti intermedi.
Interlude Premier, EP ponte tra un “parallelepipedo” ed il successivo, non avrebbe dunque avuto alcuna necessità di divergere dai propri predecessori, forte anche di un minutaggio ridotto, che, rendendolo mnemonicamente più accessibile, ne avrebbe potuto esaltare le doti; il bilancio finale è invece in contraddizione con quanto avevo (ingenuamente) predetto: Monolithic Pillars si sviluppa infatti privandosi dell’atmosfera tipicamente funebre con cui i francesini mi avevano già persuaso; identifico subito una perdita di intensità delle vocals che rinunciano al grount aspirato (simil Skepticism per intenderci) per un più banale e sforzato growling. Tale scelta, a cui addebito buona parte della mia perplessità, pare proprio inadeguata e senza razionali spiegazioni. A livello strumentale se poco (o nulla) è cambiato nella ritmica, altrettanto non si può dire per la costruzione del leitmotiv, laddove si registrano maggiori spazi per la chitarra single notes; a farne le spese sono le tastiere ora nascoste in un ruolo assolutamente comprimario. Passato lo sconforto iniziale, analizzando Interlude Premiere con un atteggiamento meno personale, ho però afferrato il valore dello stesso, radicalmente mutato in termini relativi (estetici) ma molto meno in quelli assoluti (efficacia): in nome della chiarezza e per non farvi mancare la consueta (e tanto criticata) etichettatura “giassiana”, direi che da un “ottimo" Funeral Doom i Monolithe si sono indirizzati verso un “buon” Atmospheric Doom.
Nonostante la release mi abbia alla fine soddisfatto, devo ammettere che la perfezione semi-divina raggiunta in passato, per quest’occasione non è nemmeno sfiorata, fatta salva la consapevolezza che al un monolite si può al massimo tendere con precisione asintotica. Ed è questo il triste destino a cui io stesso, pur succube di un quotidiano delirio di onnipotenza, credo di non potermi sottrarre. Ma perché tutti lo sappiate siamo solo ad un “misero” interludio. La sinfonia è a portata di mano!
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3
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ottima recensione!!! band incredibilmente ottima 8) |
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2
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Come al solito recensione di grande valore. =D Comunque ascolterò di sicuro questo cd, sono appena uscito dall'ascolto di Monolithe I, un disco veramente sublime. Gruppo da tenere d'occhio. |
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1
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Bellissima recensione, complimenti |
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INFORMAZIONI |
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Line Up
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Sylvain Bégot - Lead & Rhythm Guitars, Keyboards, Programming Marc Canlers – Bass Richard Loudin – Vocals Nicolas Chevrollier – Guitars Benoît Blin - Rhythm Guitars
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