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Heads. - Push
25/05/2020
( 751 letture )
Direttamente dai peggiori quartieri di Berlino Est ecco arrivare il trio degli Heads., con il terzo album all’attivo intitolato Push. E se una band viene da Berlino e si propone di suonare un post punk venato di influenze alternative e hardcore dominate da un costante substrato noise allora si può stare sicuri che si è di fronte a qualcosa di estremamente tossico e violento. Difatti il gruppo guidato dall’australiano Ed Fraser, dopo aver debuttato con il disco omonimo nel 2014 e aver macinato palchi in compagnia di colossi come Melvins, Daughters, Protomartyr e Metz, arriva nel 2018 a pubblicare Collider, album che viene molto ben accolto dalla critica e mette ancora più in luce il progetto. Ecco che senza indugiare oltre il trio decide di registrare immediatamente un nuovo album e per la prima volta lo fa a casa propria, a Berlino. Il paesaggio industriale della capitale tedesca, tanto di ispirazione a moltissimi artisti nel corso degli anni, ha lasciato il segno anche nell’animo degli Heads., che attraversando ogni giorno quartieri come Kreuzberg e Neukölln, hanno inspessito sempre più il loro suono arrivando di fatto a produrre dieci brani di purissimo noise rock. Alla produzione dell’album troviamo Christoph Bartelt, già batterista dei retro rockers Kadavar, mentre del mix finale e del master si è occupato Magnus Lindberg dei Cult Of Luna. Una produzione quindi, che fa già presagire la caratura del lavoro, dati i nomi coinvolti.

C’è da dire subito una cosa: tra le influenze esplicitate dalla band figurano nomi come Swans (da notare la presenza in ben due brani di Kristof Hahn, chitarrista storico del gruppo di Michael Gira), Helmet, Melvins, The Jesus Lizard e Metz, ma l’unico nome che merita di essere fatto non figura affatto; perché sarebbe impossibile non affermare che gli Heads. per registrare i pezzi di Push siano andati a scuola dagli Unsane, i maestri del noise hardcore americano degli anni ’90. Basta guardare l’iconica copertina che accompagna il disco per notare subito l’influenza del gruppo di Chris Spencer su Ed Fraser e i suoi compagni.
Il noise rock diventa quindi il genere di riferimento, mantenendo però alcune caratteristiche saldamente legate all’alternative rock e al post punk che hanno caratterizzato le prime uscite del trio berlinese.
Dieci brani per trentacinque minuti, il disco si presenta subito bene con queste premesse e riesce a mantenere quasi sempre ben alta l’attenzione dell’ascoltatore grazie a ritmi serrati dominati dal basso di Chris Breuer e momenti maggiormente atmosferici dove sono le modulazioni sui feedback a farla da padrone.
I nostri partono in sordina a dire il vero, con lo spoken word di Empty Towns che costruisce un’atmosfera cupa ed opprimente, puramente industriale, giocata solamente sulle distorsioni del basso e sulla voce minacciosa di Fraser, che viene alternata alle svisate di lap steel del già citato Kristof Hahn. Le stesse suggestioni sonore saranno poi riproposte in maniera più scarna nella breve chiosa finale che termina l’album. Già con la seguente Weather Beaten le cose cambiano e i ritmi si fanno più sostenuti, con la chitarra che si diletta in un arpeggio dissonante a mo’ di cantilena e il basso che detta un tempo quadratissimo. Questa è un po’ la cifra stilistica di tutti i brani in realtà, con il basso distorto che funge da sezione ritmica ancor più che la batteria e la chitarra che si cimenta in arpeggi diminuiti ed intervalli disarmonici. Viene da fare un parallelo anche coi nostrani Uzeda, proprio per la costruzione dei brani e per la presenza di una forte componente post punk, che si mostra prepotente in un episodio come Rusty Sling, dove la voce è lasciata sullo sfondo, tra lunghi vocalizzi e spoken word, sommersa da una chitarra al limite dello shoegaze, ma che riesce ad essere comunque affilata e tagliente. Emergono tracce di gioventù sonica nella sferragliante Push You Out To Sea ed anche nella lunga Paradise, che occupa la parte finale dell’album. Dopo un inizio abbastanza canonico il brano regala una coda strumentale davvero interessante, dove i bpm diminuiscono progressivamente per lasciare spazio al silenzio, la perfetta catarsi per far riprendere l’orecchio da cotanta abbondanza di feedback.

Push è un disco solido e conciso, che punta dritto al sodo senza troppi giri viziosi; detto questo però, in un genere virtualmente senza regole come il noise – rock o hardcore che sia – tributare in modo così vistoso i propri maestri rischia di nuocere all’originalità della propria proposta. Gli Heads. godono di un buon livello di songwriting e per questo album hanno saputo creare suoni perfetti e assolutamente contestualizzati, il problema rimane proprio nel fatto che Push poteva funzionare alla grande se fosse stato pubblicato a inizio anni ’90, oggi invece crea soltanto un effetto nostalgia che per alcuni potrebbe essere piacevole, ma per altri non così tanto. Appassionati di noise rock in tutte le sue storiche declinazioni, questo album vi piacerà quasi sicuramente, ma difficilmente gli Heads. potranno aspirare al posto occupato dagli amici Daughters se la loro proposta si manterrà così aderente agli stilemi del genere. Osate di più!



VOTO RECENSORE
71
VOTO LETTORI
74 su 2 voti [ VOTA]
INFORMAZIONI
2020
Glitterhouse Records
Noise
Tracklist
1. Empty Towns
2. Weather Beaten
3. Push You Out To Sea
4. Loyalty
5. Rusty Sling
6. Nobody Moves and Everybody Talks
7. It Was Important
8. A Swarming Tide
9. Paradise
10. As Your Street Get Deserted

Line Up
Ed Fraser (Voce, chitarra, synth su traccia 7)
Chris Breuer (Basso)
Nic Stockmann (Batteria)

Musicisti ospiti
Kristof Hahn (Lap steel guitar su tracce 1,9)
Markus E. Lipka (Chitarra su traccia 10)
Matthias Feit (Chitarra su tracce 3,4)
Rosa Mercedes (Chitarra in feedback su traccia 3)
Sebastian Grimberg (Rullante su traccia 4)
 
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