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29/03/24
ENUFF Z’NUFF
BORDERLINE CLUB, VIA GIUSEPPE VERNACCINI 7 - PISA
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Reactory - Collapse to Come
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25/05/2020
( 699 letture )
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Fughiamo il campo da ogni eventuale dubbio: i Reactory suonano thrash, e lo fanno alla vecchia maniera seguendo pedissequamente le leggi dello stile old school: tupa-tupa a manetta, riff vorticosi e assoli non troppo elaborati ma assai efficaci e un vocalism esasperato ed esasperante. Niente di nuovo, verrebbe da dire, e in effetti la band proveniente da Berlino non inventa nulla, né tanto meno ne ha la pretesa: Collapse to Come è il massacro sonoro che promette la (non troppo bella) copertina così terribilmente Eighties dal logo all'artwork. Pezzi brevi, diretti e crudi, veri e propri schiaffi distribuiti a destra e a manca dalle casse dello stereo per un'esperienza di ascolto che per tutta la sua durata non dà tregua all'ascoltatore. Va da sé che la formula mazzate/velocità vada ad inficiare la varietà dei brani, che effettivamente da questo punto di vista pagano dazio evidenziando una certa omogeneità tra di loro, ma sull'attitudine non c'è nulla da recriminare, con una violenza che sa di rabbia genuina (e l'urlo di Hans Hornung su Evolving Hate, un titolo che è tutto un programma, ne è prova lampante). In Born from Sorrow viene fuori anche il lavoro di Hoffmann oltre a una variante sul tema dalle trame vagamente orientaleggianti ad opera di Jerry Düren, ma è tutta la band che dimostra grande dimestichezza col proprio strumento; viene da chiedersi come possano essere ancora attaccate al corpo le braccia e le gambe di Caue Dos Santos dopo una Misantropical Island o una Galactic Ghosts. Ritmi indiavolati e addirittura caotici, sonorità aggressive e furiose il cui unico limite va ascritto alla voce "originalità", ma si sa che questo è uno dei rischi del thrash del III Millennio; del resto con Collapse to Come i tedeschi tornano prepotentemente alla formula proposta con il violentissimo album di debutto High On Radiation -seguito a distanza di un paio di anni dal mezzo passo falso Heavy che secondo alcuni aveva in parte ridimensionato la buonissima partenza del quartetto- pestando come folli e devastando gli speaker del povero impianto che incautamente lo riproduca.
Con questo terzo full length i Reactory si confermano su buonissimi livelli badando al sodo e non perdendosi in orpelli o sperimentalismi che non siano nelle loro corde: solo thrash sparato a tutta velocità per un disco che, se si accettano i limiti di cui sopra, sa regalare una mezz'ora di headbanging da frattura alle vertebre cervicali.
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Peccato siano poco considerati in giro, per me High on Radiation era meglio di tanta roba di gruppi ben più famosi. Adesso cerco anche questo qua. |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Space Hex 2. Speedboat Piracy 3. Graves of Concrete 4. Misantropical Island 5. Drone Commander 6. Evolving Hate 7. Born from Sorrow 8. Galactic Ghosts 9. Enemy
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Line Up
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Hans Hornung (Voce) Jerome 'Jerry' Düren (Chitarra) Ulli Hoffmann (Basso) Caue Dos Santos (Batteria)
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RECENSIONI |
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