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01/12/23
KARMA
ALCHEMICA MUSIC CLUB - BOLOGNA
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Shining (SWE) - Halmstad (Niklas angående Niklas)
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06/06/2020
( 1704 letture )
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Halmstad è una piccola, tranquilla cittadina della Svezia meridionale che conta poco più di 60.000 anime. Uno di quei posti che, nell’immaginario comune, sembrano racchiusi in una bolla di serenità e sicurezza inattaccabile. Qui si trova un locale chiamato Diezel, nel quale si svolgono i più importanti concerti delle band che intendano far tappa in questo piccolo angolo di paradiso. Ebbene, la data è il 3 Febbraio 2007, un sabato. La band che ha deciso di esibirsi in quel locale si chiama Shining. E da quella sera, Halmstad, ignota a pressoché chiunque al di fuori delle sue immediate vicinanze, diventerà un nome iconico per il pubblico black metal. La serenità di questo paesino verrà annientata da un misterioso cantante che si fa chiamare Ghoul e che aveva sostituito il fondatore Kvarforth. Tale individuo, nel corso di quel famigerato concerto, berrà urina, si taglierà copiosamente, lancerà lamette al pubblico, verrà persino malmenato da un fan: le immagini che si trovano online sono piuttosto forti, al limite del raccapricciante. «È stato un normale concerto degli Shining», dirà lo stesso Kvarforth, che uscirà allo scoperto rivelando di esser sempre stato lui il cantante, celatosi dietro l’alias Ghoul. Passato qualche mese da quella tremenda serata, per la precisione a giugno, la band torna ad infestare il mercato discografico con un nuovo album che, con perversa ironia, prende il titolo proprio da quella cittadina, Halmstad, e che reca come sottotitolo Niklas Angående Niklas, ovvero “Niklas a proposito di Niklas”.
Il quinto capitolo della malata discografia della band di Niklas “Kvarforth” Olsson sancisce il definitivo abbandono delle sonorità degli inizi, dalle quali già si era sentito un sostanziale distaccamento con il precedente album, IV-The Eerie Cold. In V-Halmstad le tracce di quel depressive suicidal black metal che aveva reso grandi dischi come il disturbante Livets Ändhållplats sono quasi del tutto sparite, sostituite da un’attitudine ben più progressive ed orecchiabile -nella misura in cui un disco di musica estrema possa definirsi tale. La struttura fondamentale che ha caratterizzato le uscite precedenti e che caratterizzerà quelle future rimane invariata: V-Halmstad consta di sei tracce, la quinta delle quali è un breve pezzo strumentale, sorta di sosta prima dello sprint necrotico finale. Una stanca voce, quasi in antitesi con quella arzilla e cinica che apriva il disco precedente e che beffeggiava ed attaccava l’ascoltatore, ci introduce all’album, recitando un adattamento, con qualche piccola variazione, della prima strofa di Antigonish, componimento scritto dal poeta americano William Hughes Mearns:
As I was going up the stairs, I met a man who wasn’t there! He wasn’t there again today, I wish, I wish he’d go away
Conclusa questa parentesi iniziale, il muro di suono degli Shining irrompe nel padiglione auricolare dell’ascoltatore, con un riff solido e granitico sostenuto dalla batteria poderosa di Ludwig Witt. Ytterligare ett Steg Närmare Total Jävla Utfrysning (”Ancora un passo più vicino al fottuto ostracismo totale”) prosegue quel cammino principiato con Ännu ett Steg Närmare Total Utfrysning (Un altro passo più vicino all’ostracismo totale) contenuto in Livets Ändhållplats, il secondo lp della discografia degli Shining datato 2001, e che terminerà nel 2009 con la colossale, abissale ed apocalittica Total Utfrysning (Ostracismo totale), l’ultima traccia di VI - Klagopsalmer. Questa prima canzone di V – Halmstad traccia la linea che verrà seguita nel corso dell’intero disco -e che segnerà l’intera evoluzione futura della band negli anni a venire-: cambi di ritmo, incursioni nel blues, nel progressive, tutto avvolto in un velo di mestizia e depressione. Un canto di odio. Per il genere umano e per la vita in generale:
Jag avskyr allt det liver Som omger mig Den förpestade jävla luft Jag tvingas att ändas
Detesto tutto ciò che vive Che mi sta attorno La fottuta aria impestata Che son costretto a respirare
Ytterligare ett Steg Närmare Total Jävla Utfrysning è un macigno che viene posto sulle spalle dell’ascoltatore, il quale viene forzato ad affrontare le successive canzoni con una gravità schiacciante. Il brano è, tuttavia, connotato da una varietà che rende l’ascolto estremamente piacevole -siamo ben lontani dalle sonorità disturbanti tipiche del depressive suicidal black metal tradizionale, come quello dei primi lavori della band o di progetti come Xasthur, Leviathan e Thy Light. O, almeno, piacevole entro i limiti nei quali tale musica violenta ed aggressiva possa esserlo. L’arpeggio che apre Längtar Bort från Mitt Hjärta (”Molto lontano dal mio cuore”) è malinconico e su di lui si sviluppa un bellissimo assolo melodico del nuovo acquisto della band, Peter Huss, che segnerà poi la storia della band, divenendo il membro più longevo del gruppo, oltre a Kvarforth. I sussurri del leader, che emergono dallo strato di depressione dell’incipit, sono graffianti ed ammalianti e aiutano lo sviluppo di un climax che monta, monta e monta, fino al raggiungimento della sezione principale della canzone: riff duri come pugni accompagnano la voce di Kvarforth nella sua liturgia misantropa, che raggiunge ora uno stadio più avanzato rispetto a quello di Ytterligare…. Se nella canzone precedente si augurava la sparizione della vita (“i en bön för livets förfall” erano le ultime parole, “in una preghiera affinché la vita sparisca”), ora si esprime il desiderio di porre fine in prima persona all’esistenza altrui:
Jag vill döda dig Jag skall döda dig Jag måste mörda dig
Voglio ucciderti Ti ucciderò Devo ammazzarti
Il brano è massiccio e compatto e ad un’intro melodica accosta un corpo solido e duro, per poi tornare alla melodia “blueseggiante” e lenta del finale. Di tutt’altra specie è, invece, il terzo pezzo di V – Halmstad, di certo il più celebre dell’intera discografia degli Shining, Låt Oss Ta Allt från Varandra (“Prendiamo tutto gli uni dagli altri”, un inno al danno reciproco in attesa della fine, del ”heliga bödeln”, il ”sacro esecutore”), scritto da Mörk dei Malign. L’incedere della canzone è schietto e sincero, senza troppi orpelli e, quando ve ne sono, creano un mood eccezionale, quasi catechistico: il violoncello, l’intermezzo nel quale il clean di Kvarforth si fa minaccioso, nella sua sgraziata delicatezza. Låt Oss Ta Allt från Varandra è una canzone “da live”, galvanizzante, il tipico brano da cantare a squarciagola sotto il palco. Funziona in tutto. Dopo l’immediatezza di un insta-classic come questo, è il momento di qualcosa di più complesso. Tornano i violoncelli, che aprono con un incedere inquietante, quasi da film thriller, Besvikelsens Dystra Monotoni (“Cupa monotonia dello sconforto”), i quali lasciano poi il posto alla doppia cassa micidiale di Ludwig Witt e al riff crudo e spezzaossa di Peter Huss e Fredric Gråby. Nella sua violenza, è, questa, una canzone molto più intima, un’esplorazione della propria depressione e del proprio, come da titolo, sconforto. Dopo la prima parte logorante, la seconda è, musicalmente, più pacata: chitarre acustiche che ricordano i soleggiati paesaggi ispanici, elementi ambient, la batteria delicata ma ansiogena. Tuttavia, la voce lascia trasparire la disperazione del cantante. È in questa sezione che le qualità canore del leader esplodono in tutto il loro macabro splendore, dagli abissi più profondi dello spettro vocale -raramente sentirete una voce raggiungere note più gravi di quelle toccate da Kvarforth- alla crudeltà mefistofelica dello scream misto al growl (è davvero difficile etichettare come l’uno o l’altro il suo modo di cantare). Sono vocalizzi sgraziati, traballanti, sofferti, come sofferte sono le parole che cantano:
Vänner till fiender Kärlek till hat Beundran till avsky Glädje till sorg
Da amici ad avversari Da amore ad odio Da ammirazione a disgusto Da piacere a sofferenza
Quelli di Besvikelsens Dystra Monotoni sono i dieci minuti più piacevolmente spiacevoli dell’intero disco, rendono ancora più grave e pesante quel macigno caricato sulle spalle dell’ascoltatore da Ytterligare ett Steg Närmare Total Jävla Utfrysning. L’animo si tinge delle più cupe tonalità di nero e tutto ciò che lo circonda appassisce. È dolore puro. Giunti al quinto dei sei brani, come da tradizione ormai, è il momento dell’intermezzo strumentale. Åttiosextusenfyrahundra (”Ottantaseimilaquattrocento”) è una riproposizione della celeberrima Sonata per pianoforte n. 14, op. 27 n.2, più comunemente nota come Sonata al Chiaro di Luna di Ludwig Van Beethoven. Il pianoforte dell’ospite Marcus Pålsson si destreggia tra le note originali del compositore tedesco, arricchendole con un’intro funerea che fluisce poi con impressionante naturalezza nell’opera di Beethoven. Mentre le delicate e deprimenti note del piano spengono le luci dell’animo dell’ascoltatore, Kvarforth canticchia sommessamente nelle nostre orecchie, mentre sorseggia qualcosa di non meglio definito: udiamo il suono delle sue labbra che risucchiano il liquido, quello della bevanda che scende lungo la gola, lui che tira su col naso. Il mastermind degli Shining è qui con noi. Dopo questo ennesimo colpo messo a segno ai nostri danni, giungiamo all’ultimo capitolo di V – Halmstad: Neka Morgondagen (“Rinnega il domani”) è un altro pezzo perfetto nel gestire i momenti più duri e quelli più melodici. Su un riff incisivo e grave di chitarra, sostenuto dalla sempre impeccabile batteria, una seconda chitarra installa il proprio ronzio acuto che, facendo da contrappunto, dona un grande equilibrio alla canzone. Inutile, poi, spendere ulteriori parole sulla prova canora del leader Kvarforth e sulla sua gestione della voce, sempre folle e disarmonica ma, proprio per questo, perfettamente incastrata in un brano tra i più melodici del lotto, tra riff delicati, intermezzi strumentali nei quali, di tanto in tanto, paiono emergere i fantasmi di B. B. King ed altri mostri sacri del blues, e ritornelli “orecchiabili”.
In una discografia che in vent’anni ha saputo donare numerose perle di pura negatività e disprezzo per la vita (altrui: è qui che risiede il fulcro della filosofia degli Shining, l’odio per la vita è sempre rivolto verso quella degli altri, non verso la propria), V – Halmstad ha forse rappresentato il punto saliente, il momento rispetto al quale si possono effettivamente identificare due band diverse: gli Shining prima e gli Shining dopo Halmstad. E, di conseguenza, un black metal prima ed un black metal dopo.
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5
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Album ottimo, forse il loro miglior album. Però tutti osannano sempre questo e The Eerie Cold e si dimenticano di Livets Andhallplats...
album allucinante |
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4
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un po troppo sopravvalutato. Non è il black che piace a me e a tratti lo trovo noioso. più che discreto, quello sì.
voto 75 |
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2
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Come già evidenziato nella recensione, snodo importante nella discografia degli Shining. Nuovi musicisti e un nuovo inizio (dopo una sorta di split che non ho mai capito quanto reale fosse), gli elementi progressivi qui prendono decisamente il sopravvento, anche se già l’album precedente mostrava la volontà di evolversi. Questo e The Eerie Cold suonano molto diversi, ma allo stesso tempo per me sono l’apice del monicker Shining. Qui in particolare Langtar Bort e Neka Morgondagen meravigliose. Voto 92 |
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1
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Gioiello, album splendido... |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Ytterligare ett Steg Närmare Total Jävla Utfrysning 2. Längtar Bort från Mitt Hjärta 3. Låt Oss Ta Allt från Varandra 4. Besvikelsens Dystra Monotoni 5. Åttiosextusenfyrahundra 6. Neka Morgondagen
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Line Up
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Niklas “Kvarforth” Olsson (Voce) Peter Huss (Chitarra) Frederic Gråby (Chitarra) Johan Hallander (Basso) Ludwig Witt (Batteria)
Musicisti ospiti Marcus Pålsson (Pianoforte nella traccia 5)
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RECENSIONI |
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