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Godflesh - Pure
13/06/2020
( 1701 letture )
Pure. Quattro lettere, un aggettivo lapidario ma dalle molteplici interpretazioni: così i Godflesh decidono nel lontano 1992 di intitolare il loro secondo full-length. Un album che si rivela poi quello più crudo e asettico della loro carriera, sempre pregno del disagio che permeava il debutto Streetcleaner, ma lontano dai suoni fangosi di quest'ultimo. In Pure il duo si avvicina infatti in più occasioni al drone e al rumorismo ( potrebbero venire in mente i seminali Throbbing Gristle), dando vita a un qualcosa di volutamente esagerato sotto svariati punti di vista, e che non si ripeterà più nella loro carriera, data la svolta più melodica -per così dire- del successivo Selfless.

Se da un lato, come abbiamo già detto, i suoni si inaspriscono, sia a livello di riff che di drum machine, dall'altra ci troviamo di fronte ad un alto livello di sperimentazione. Il mastermind Broadrick è sempre stato una fucina di idee, ispirato dagli stili più svariati, e in Pure tutto ciò inizia finalmente a prendere forma. Le parti di batteria non sembrano avere come unico fine quello di martellare incessantemente le orecchie dell'ascoltatore fino a farle sanguinare, ma vengono esplorati ritmi diversi e variegati. Stesso dicasi per i riff, mai così coinvolgenti e ricchi di groove: certo, termini da prendere con le pinze dal momento che sempre di industrial si tratta, ma basta un ascolto al singolo Mothra per capire di cosa si sta parlando. Un riff serpeggiante e circolare, composto da poche note ma in grado di snodarsi tra le percussioni decisamente inusuali, metalliche e penetranti: un pezzo che sembra avere anima propria e avvolgere l'ascoltatore nelle sue spire, al posto di sommergerlo sotto una colata di catrame. Gli esperimenti di casa Godflesh non si limitano certo a una sola traccia: già subito la successiva I Wasn't Born to Follow vede l'uso di campionamenti e samples elettronici, il tutto immerso in una nuvola di rumore dissonante e corredato dalle vocals pulite di Broadrick che riportano alla mente il progetto Jesu che seguirà molti anni dopo. Anche Baby Blue Eyes, che si rivela forse il pezzo più atipico del lotto ( anche se c'è decisamente l'imbarazzo della scelta) si fonda su dei ritmi decisamente inusuali e delle melodie che tentano di ricreare un mood che trasuda positività, ma solo in superficie: si rimane comunque spaesati dai suoni sinistri, che danno l'impressione che sotto ci sia qualcosa di ben diverso. Ma i due scogli più ardui da superare sono rappresentati dalle tracce in chiusura (va specificato che sono incluse solo nella versione in CD): rispettivamente di 9 e 21 minuti, si tratta di due pezzi in cui i ritmi rallentano, in maniera quasi esasperante, sconfinando in territori noise/drone. Forse non il modo migliore di chiudere l'album (che raggiunge i settantanove minuti di durata), ma un ulteriore prova di ciò che i Godflesh vogliono ottenere: disagio, ansia e paura. Da Streetcleaner è cambiata la forma, ma non il contenuto e lo scopo primo di questo tipo di musica.

Che dire, quindi? Pure è una tappa fondamentale della storia di una delle band che hanno contribuito a plasmare l'industrial metal, e non solo. Qualitativamente è inferiore al suo predecessore e anche ad alcuni lavori che verranno dopo, anche a causa della durata che potrebbe causare una crisi isterica all'ascoltatore, ma rimane comunque un lavoro estremamente interessante per capire fin dove si possano spingere determinati generi musicali.



VOTO RECENSORE
85
VOTO LETTORI
69.25 su 4 voti [ VOTA]
Voivod
Giovedì 18 Giugno 2020, 9.15.51
6
Lo comprai usato nel 1995 o giù di lì...l'ho rivenduto pochi anni dopo. Quella roba per me, allora, era inascoltabile.
duke
Sabato 13 Giugno 2020, 14.59.33
5
...band fondamentale...ottimo disco.....
tartu71
Sabato 13 Giugno 2020, 14.14.24
4
disco assolutamente fondmentale per tutto il genere
God of Emptiness
Sabato 13 Giugno 2020, 13.59.47
3
Batteria fredda e secca, suoni cibernetici ghiacciati per un mondo in rovina
God of Emptiness
Sabato 13 Giugno 2020, 13.58.42
2
Band incredibile e album superiore, per me un 90 ci sta tutto, lo definirei ossessivo compulsivo perché ti trapana il cranio incessantemente
Galilee
Sabato 13 Giugno 2020, 11.25.23
1
Pure è il disco dei Godflesh che preferisco. Forse perché è stato il primo che ho ascoltato. Ma nessun altro loro lavoro è riuscito più a darmi le stesse emozioni. Anyway grande band.
INFORMAZIONI
1992
Earache Records
Industrial
Tracklist
1. Spite
2. Mothra
3. I Wasn't Born to Follow
4. Predominance
5. Pure
6. Monotremata
7. Baby Blue Eyes
8. Don't Bring Me Flowers
9 Love, Hate ( Slugbaiting)
10. Pure II
Line Up
Justin Broadrick (Voce, Chitarra, Drum Machine)
G.C.Green (Basso)

Musicisti ospiti
Robert Hampson ( Chitarra nelle tracce 1,3,4,8,10)
Paul Neville ( Chitarra nella traccia 9)
 
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