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19/02/21
THE DEAD DAISIES
LIVE CLUB - TREZZO SULL'ADDA (MI)
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18/07/2020
( 319 letture )
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Il settimo sigillo in casa Hate giunge a due anni di distanza dal precedente Morphosis (2008), punto cruciale per la band polacca in quanto crocevia stilistico del loro lungo percorso musicale, iniziato nel 1990. Il disco preso in esame è un omaggio all'antica divinità greca di cui porta il nome, ovvero Erebos, la personificazione dell'oscurità e del buio profondo. In questo album gli Hate affinano ancor di più la loro proposta musicale, via via sempre più articolata e definita, abbandonando la mera brutalità degli inizi in favore di architetture e arrangiamenti più moderni e variegati. Una ricerca stilistica che punta a scrollarsi di dosso la fastidiosa etichetta di cloni di Behemoth e Vader che i ragazzi di Varsavia si sono portati dietro fin dagli esordi.
Lo stile rimane sempre a cavallo tra il death e il black metal, le influenze sopra citate dei connazionali sono ancora presenti, soprattutto nella voce di Sinner e in parecchie scelte stilistico-strumentali. Troviamo tuttavia segni marcati di una nuova personalità musicale grazie all'inserimento di molte parti epiche e marziali, all'utilizzo di riff di matrice thrash e a vere e proprie ritmiche hardcore, che risultano essere davvero di pregevole fattura. La produzione (come da manuale in questo ultimo decennio in ambito death) punta a un impatto sonoro di pura violenza, con voce e batteria a spiccare nel sound generale. Il drumming di Hexen è pressoché impeccabile, moderno e vario, cuore pulsante e motore della band. Il basso dal suono caldo e gonfio viene lasciato leggermente indietro nel mixaggio e in alcuni fraseggi va a perdersi a favore dell'erigersi delle chitarre, che si distinguono per nitidezza anche nei passaggi più veloci e articolati, creando un vero e proprio muro sonoro. Dopo un'analisi dei suoni veniamo alle tracce. Erebos si apre con i cupi arpeggi della intro Genesis, acustico preludio alle prime due tracce, Lux Aeterna e l'omonima Erebos. In entrambe le composizioni la velocità e la brutalità dei riff black/death vengono alternate con parti marcatamente più ritmate e rallentate dove è il groove a emergere. A scandire il tutto è la batteria di Hexen che si impone per presenza e versatilità, in una riuscitissima combo iniziale in cui la band ci mostra la sua nuova strada stilistica. Nella successiva Quintessence Of Higher Suffering vengono esplorati i ritmi più epici e rallentati del death metal dove da sottolineare è la linea vocale del leader Sinner, davvero impressionante. A metà album eccoci arrivare alla splendida Trinity Moons, un pregevolissimo brano sviluppato in sei minuti dove le melodie delle chitarre si articolano su un ottimo lavoro della sezione ritmica, per poi sfociare sul finale in un assolo epico. La seconda parte del disco invece scorre con meno facilità, perché si ripresentano le solite somiglianze con i nomi pluridecorati del genere, e quello che emerge è il perpetuo sentore di copia-incolla verso i capolavori del passato. Qui Erebos risulta piuttosto nebuloso, se non per rare parti in cui il ritmo viene abbassato e ad emergere sono le ritmiche di stampo hardcore, in cui gli Hate si dimostrano essere molto ispirati. Inaspettatamente invece ecco giungere in coda all'album il vero singolo trascinatore, Wrists, brano basato su un riff molto cadenzato dal groove coinvolgente (e piuttosto differente dagli altri brani qui proposti), una bomba a orologeria in sede live per la band e per il pubblico. La conclusiva Luminous Horizon non perde un attimo di tensione, giocata su continui cambi ritmici dove batteria e chitarre mettono in mostra tutto il loro talento, a tratti marziale e senza perdere mai epicità. Il brano termina con un bellissimo assolo di chitarra.
La caratura degli Hate è indiscutibile e valutato a posteriori Erebos è senza dubbio un disco validissimo e inaspettato, un punto di rottura e quindi di svolta nella carriera dei polacchi. Le nuove scelte stilistiche hanno giocato un ruolo fondamentale nel giudizio positivo, ma è possibile sentire ancora punti in comune con altre band di spicco. A tratti, infatti, a dominare la scena è proprio la mancanza di varietà e di personalità, una summa di piccole imperfezioni che tuttavia non sono sufficienti ad offuscare il valore di questo album.
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Genesis 2. Lux Aeterna 3. Erebos 4. Quintessence of Higher Suffering 5.Trinity Moons 6. Hero Cults 7. Transsubstance 8. Hexagony 9. Wrists 10. Luminous Horizon
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Line Up
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Adam "The First Sinner" Buszko (Chitarra, Voce) Destroyer (Chitarra) Mortifier (Basso) Hexen (Batteria)
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