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Ultravox - Systems of Romance
23/07/2020
( 1231 letture )
Nel 1973, in quella che è la capitale d’Inghilterra e isola felice di progetti, creatività, nuovi suoni, incontri fruttuosi e molto altro, nasceva un combo rivoluzionario per la musica a 360 gradi, quello degli Ultravox. Fondati da Dennis Leigh, il fu Tiger Lily e poi definitivamente John Foxx, dopo due ottimi lavori, il primo quasi appartenente al filone glam e il secondo capace di abbracciare il post-punk, i Nostri danno vita al qui recensito Systems of Romance, lavoro di rottura se ce n’è uno che guiderà la transizione del gruppo verso i lidi voluti dal violinista e tastierista Billy Currie, cioè quelli synth-pop a discapito dei desideri iniziali del fondatore.

Lo spettacolo ha inizio sulle note di un’ottima Slow Motion: ad un’introduzione vagamente “vanhaleniana”, nelle venature generali del sound e nel binomio chitarra-basso in bella presenza, si accompagna la voce robotica e distaccata di Foxx che proviene da un ideale futuro ancora ben lungi dal presentarsi (siamo pur sempre nel ’78) ma soprattutto un ritornello scarno ed essenziale quanto basta per assaporarne e ricordarne l’essenza. In effetti c’è da notare che, nonostante i ritmi del brano non siano in sé definibili come lenti, il gruppo è riuscito a forgiare, qui come in tutto il disco, una diffusa sensazione di rallenty che contribuisce all’estraniamento dell’ascoltatore dal mondo reale durante la fruizione dell’opera. Proseguendo con I Can’t Stay Long ci addentriamo in zone confinanti tra loro, tra new wave e post punk, ma la qualità sembra venir meno rispetto all’opener; a parte qualche digressione basilare della sei corde e della batteria di un preciso Warren Cann c’è poco da segnalare al di fuori dell’infinita unica strofa che percorre la canzone. Un lieve ma concreto tappeto di sintetizzatori fa, insieme all’onnipresente basso, da base a Someone Else’s Clothes, traccia in cui si fanno palesi le nuove sperimentazioni del vocalist prossimo alla separazione dal gruppo che sarà del solo Currie: di punk se ne sente davvero poco, la componente elettronica fa appunto la voce grossa e ingloba tutto quanto, sebbene non stiamo parlando del momento migliore dell’album. Blue Light attinge da più parti, al suo interno riconosciamo anche inserti del Bowie berlinese, l’orecchiabilità gioca una parte fondamentale per portare a casa il risultato e la commistione tra i vari strumenti classici e la modernità che avanza è semplicemente perfetta. Si torna al punk “semipuro” con Some Of Them, il che è quasi un passo indietro sia a livello ideologico che di aspettativa dato che, una volta arrivati a questo punto, la curiosità e la voglia di aprire ulteriormente gli orizzonti pensiamo siano preponderanti nell’ascoltatore medio. Fortuna che ci pensa Quiet Man, con le sue strabilianti melodie synth rubate al filone del krautrock, a ristabilire il tutto sui binari giusti, ma soprattutto il capolavoro assoluto dell’album e dell’intero catalogo Ultravox, quella Dislocation che solo una coppia di fuoriclasse come la Foxx-Currie poteva concepire; una maniera di essere artisti, fra le tante, è anche dare vita a brevi scampoli di musica come questo, nemmeno tre giri d’orologio in cui il godimento equivale quantitativamente a quello di interi altri LP. Questa gemma fa da apripista per una chiusura in pompa magna sicché la successiva Maximum Acceleration presenta un riff penetrante del buon Robin Simon, grande mano la sua nel processo compositivo di Systems of Romance, che sorregge e conduce assieme alla solita pioggia elettronica una canzone dalle piene tendenze “new romantic”, ennesimo sottogenere di un genere che era esso stesso un sottogenere; insomma, una serie di scatole cinesi che vogliono dire tutto e niente. La debitrice dei Fab Four When You Walk Through Me è una sorta di divertissement mascherato, non centra molto con il resto dell’album ma la classe fuoriesce da ogni nota e non compiacersi di ciò è impossibile, infine Just for a Moment cala il sipario di un’era contribuendo ad incominciarne un’altra altrettanto fruttuosa: il testamento dei vecchi Ultravox viene decantato anche dal dimissionario Foxx ma composto dal solo Currie per un coacervo di emozioni palpabili anche a distanza siderale.

Ultravox” è un moniker che ispira l’avanguardia della melodia, i confini che essa stessa può raggiungere attraverso una miscela ben congeniata di diversi stili e diverse influenze, palesi e nascoste. Systems of Romance è l’epitaffio del primo trittico e riflette ampiamente di luce propria ancora oggi, a più di quarant’anni dalla sua uscita. Imprescindibile.



VOTO RECENSORE
85
VOTO LETTORI
84 su 3 voti [ VOTA]
Mariner
Venerdì 31 Luglio 2020, 14.08.58
3
Mah, per me I can"t stay long e' una dei pezzi piiu" belli della new wave
Rob Fleming
Giovedì 23 Luglio 2020, 16.38.53
2
Anche questo album è un gran bel ascoltare. Poi cambieranno, ma la qualità rimarrà altissima
Le Marquis de Fremont
Giovedì 23 Luglio 2020, 13.36.05
1
Un altro ottimo album degli Ultravox dell'era Foxx. Qui si sente che stanno cercando nuove direzioni e che hanno interiorizzato alcune lezioni dei Roxy Music, che al tempo avevano già fatto 5 album. Poi, la produzione di Conny Plank li ha portati verso una elettronica mittleuropea (Kraftwerk in primis) che si sentirà molto in seguito. Come mi sembra di aver detto in altri post, fino a Quartet, tutto quanto fatto dagli Ultravox è notevole. Complimenti per la recensione. Au revoir.
INFORMAZIONI
1978
Island Records
Post Punk
Tracklist
1. Slow Motion
2. I Can't Stay Long
3. Someone Else's Clothes
4. Blue Light
5. Some of Them
6. Quiet Men
7. Dislocation
8. Maximum Acceleration
9. When You Walk Through Me
10. Just for a Moment
Line Up
John Foxx (Voce)
Robin Simon (Chitarra)
Chris Cross (Basso, cori)
Warren Cann (Batteria, cori)
Billy Currie (Violino)
 
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