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21/03/24
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Desultory - Into Eternity
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08/08/2020
( 1605 letture )
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Recuperare piccolo gemme dal passato restituisce ogni volta l’emozione di ricostruire un arco temporale e musicale sovente contraddistinto da singolari accadimenti e peculiarità; il gruppo che ha abbandonato completamente la musica a favore di altre occupazioni, magari dopo aver sfornato un unico capolavoro, la formazione costretta dalle contingenze del tempo e dell’epoca a non godere di quel successo che avrebbe garantito una longevità diversa, o, ancora, il singolo compositore polistrumentista che, seppur talentuoso in un verso, difetta di capacità comunicative e costringe i suoi dischi ad essere semplici oggetti di culto per pochissimi.
Gli svedesi Desultory, invece, si collocano in una categoria a parte rispetto a quelle esposte poc’anzi. Formatesi nel 1989 in Svezia, il paese scandinavo per eccellenza per quanto riguarda il death metal, avrebbero conosciuto un breve momento di relativa fama prima che cambi di genere, prospettiva e personale disintegrassero il gruppo, successivamente riattivatosi per un ultimo sforzo discografico nel 2017. Nel mezzo, un nuovo nome (Zebulon), uno stile più vicino allo stoner che al metal estremo ed un oblio relativo. Il disco che rispolveriamo in data odierna è il loro esordio, Into Eternity del 1993, una fusione ben riuscita di aggressività americana e spiccata sensibilità melodica che colloca i Desultory non troppo distanti da una versione maggiormente riflessiva dei Dismember.
L’opera è un esercizio di equilibrio: le sei corde di Morberg e Poge, a cui spettano anche le linee soliste, si rincorrono per i quaranta minuti di running time, alternando massicce ritmiche e brucianti ripartenze ad aperture melodiche estremamente delicate. Se, come si evince dai testi, uno dei temi cardine di Into Eternity è la malattia mentale ovvero la depressione, non si può non leggere la schizofrenia compositiva come una rappresentazione fedele delle fasi che contraddistinguono quest’ultima. La opener Into Eternity è una summa della proposta dell’ensemble, regalando cinque minuti abbondanti di violenza e riflessione, una dicotomia che resta una costante senza mai divenire una questione manichea. Si giunge poi a Depression, ma soprattutto alla colossale Tears, che non disdegna di premere sull’acceleratore e porre in risalto le capacità esecutive degli svedesi, per poi essere trascinati fino a Forever Gone ed alla maestosa e finale Asleep, una conclusione degna di un album assolutamente da esperire per coloro i quali cercano di approfondire gli episodi, si potrebbe osare, minori, emersi in quegli anni di fortissimo fermento musicale. Ad un primo ascolto, Into Eternity potrebbe sembrare una variazione sul tema Gothenburg, ma dopo ripetuti ascolti, la sua singolarità rispetto al panorama melo-death potrebbe stupire l’ascoltatore, così come la vena atmosferica resa con maestria senza ricorrere a sintetizzatori, voci pulite o altri stratagemmi apparsi pochi anni dopo nel genere. Anzi, al contrario, l’aver affidato la creazione di un “ambiente” solo al linguaggio tradizionale del death, sottolinea le influenze, da un lato thrash, dall’altro doom, nella sua accezione più lenta, poderosa ed opprimente. Il comparto tecnico regala ulteriori soddisfazioni. Il disco, registrato nei leggendari Sunlight Studio nel luglio del 1992, si avvale di una produzione piuttosto pulita che riesce a mettere in luce sia la sezione ritmica, contraddistinta da un basso sinuoso ed all’occorrenza granitico e da una batteria estremamente fluida, sia le chitarre, le quali, pur impiegando generose dosi di distorsione durante le classiche progressioni armoniche in tremolo picking, non smarriscono mai clarità. È, infatti, un piacere ascoltare il disco in cuffia, apprezzandone il suono molto “dry” e l’ottimo bilanciamento dei volumi.
Per concludere, Into Eternity merita un recupero, magari accompagnato dal successivo Bitterness, altra ottima prova sulla lunga distanza dei nostri scandinavi. Meno interessante l’ultimo capitolo della loro prima carriera, Shallow The Snake, che abbandona quasi completamente il metal estremo per sconfinare in un insipido miscuglio di rock alternativo e sensibilità a tratti -core. Quindi, in queste giornate torride di agosto, fatevi travolgere dalla tempesta di nevischio e sofferenza interiore di Into Eternity. Non ne resterete assolutamente delusi.
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6
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LO trovo un' album più che dignitoso,
Un death metal che non si fa più, ma che di fatto rimane alla memoria più di tutti quei miscugli di black/death che fanno oggigiorno.
VOTO 80 |
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4
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Per me i primi due sono dischi da avere, non saranno al livello dei Classici ma hanno retto benissimo la prova del tempo...80 anche per me. Buono anche il ritorno in pista di tre anni fa. |
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3
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Bel dischetto. Niente di nuovo all’interno della scena svedese, le influenze dei capostipiti (Dismember in primis, anche Grave) sono evidenti; vero anche quello che dice Er Colica riguardo agli spunti melodici nelle loro partiture, anche se li vedo più simili a quelli che già trovavamo nei suddetti Dismember già dagli esordi, ovvero qualcosa che si innestava ogni tanto sul tipico swedish death. Negli At The Gates (nel 1993 già forti di due album fondamentali per il melodic death) questa componente melodica era molto più presente, diciamo quasi alla pari con quella death. Tornando ai Desultory, buon gruppo sicuramente, ovviamente il paragone con le pietre miliari del genere non può reggere, ma Into Eternity come il successivo Bitterness si fanno ancora ben ascoltare. Voto 80 |
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2
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loro molto cazzuti, richiamavano i grotesque con quella vena un po' thrash ma loro avevano anche degli spunti melodici che stavano benissimo, erano una sorta di congiunzione tra i grotesque i kreator e il primo Death melodico senza i riferimenti al satanismo stile grotesque. Gran bella band che si distaccava un po' dallo stile classico alla entombed dismeber e stava preparando la strada insieme agli at the gates per quello che poco dopo diverrà il Death melodico |
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1
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vogliamo la recensione di Bitterness, il loro capolavoro! |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Into Eternity 2. Depression 3. Tears 4. The Chill Within 5. Visions 6. Twisted Emotions 7. Forever Gone 8. Passed Away 9. Asleep
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Line Up
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Klas Morberg (Voce, Chitarra) Stefan Poge (Chitarre) Hakan Morberg (Basso) Thomas Johnson (Batteria)
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RECENSIONI |
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