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19/04/24
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Incantation - Sect of Vile Divinities
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17/08/2020
( 2712 letture )
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Una certezza, ecco il sinonimo di Incantation poiché ogni loro uscita discografica rappresenta una certezza per i fans, un marchio di fabbrica da trent’anni sulla scena del death metal, maestri e divulgatori di un sound unico, band che ha fatto e continua a fare la scuola del genere. Sì, i newyorkesi sono ritornati e con questo Sect Of Vile Divinities raggiungono un’altra vetta nella loro monumentale carriera, rimanendo sempre loro stessi: marci, inossidabili, onesti e diretti. Così come il precedente Profane Nexus e come i loro primi storici album è edito dalla Relapse Records si compone di dodici tracce per circa cinquanta minuti di pura e sana malvagità.
Guardando il passato è davvero difficile trovare un album di McEntee& co. che si possa considerare un passo falso, forse qualche piccolo calo di tensione ma gli Incantation hanno posto fin da subito l’asticella molto in alto e questo nuovo Sect Of Vile Divinities non è da meno, anzi, più il tempo passa più la qualità musicale proposta è lodevole (soprattutto nelle ultime tre precedenti fatiche discografiche della band). Una volta premuto il tasto play, l’impatto sonoro di questo nuovo capitolo è granitico, potente ma non esagerato come molte uscite discografiche death (trand comune in questi ultimi anni) c’è un sapore old school nell’aria riportato ed adattato ai giorni attuali. Un suono egregiamente calibrato quindi, la batteria di Severn è molto profonda e definita così come il basso, una sezione ritmica volutamente marcata sulle basse frequenze per donare quel senso di profonda e marcia malvagità tipica della band. Le chitarre sono altresì cupe e cavernose ma ben definite, sia nelle parti più death sia nei lidi più doom, nota di merito anche all’affiatamento delle due asce con un Lombardozzi oramai inserito perfettamente nei meccanismi dei newyorkesi. Un amalgama sonoro sopra cui la voce primitiva del mastermind McEntee si innesta perfettamente, come sempre sugli scudi con le sue liriche e le sue metriche, riassumendo quindi possiamo dire che il suono di questo Sect Of Vile Divinities è un ottimo punto di incontro tra la vecchia e la nuova scuola del death metal. Come da tradizione si parte in quarta con Ritual Impurity (Seven Of The Sky Is One) un brano feroce, senza fronzoli con un velocissimo assolo di chitarra su ritmica thrash a chiudere. Si passa quindi a Propitiation dove dopo quasi due minuti di intro musicale dall’andamento doom si sfocia in un altalenarsi di veloci parti death e improvvisi rallentamenti, un classico della band. I ritmi rimangono elevatissimi anche nella seguente Entrails Of The hag Queen brano dal bellissimo finale con intrecci armonici di chitarra su riff aperti e rallentati. Un brevissimo momento di tregua risulta essere Guardians From The Primeval nei primi secondi, si tratta di un falso allarme però, poiché nei seguenti due minuti di durata del brano i nostri concentrano e sfoderano tutta la loro brutalità musicale. Si continua quindi con Black Fathom’s Fire un pezzo sviluppato su continui cambi ritmici e atmosferici in cui il drumming di Severn la fa da padrone, è lui il motore pulsante della band. A metà tracklist troviamo quindi Ignis Fatuus dove la band sferza al doom, un brano pesante come un macigno dalle atmosfere opprimenti e malvagie. Il giro di boa si compie con Chant Of Formless Dread dove in poco meno di tre minuti di musica i nostri concentrano e sfogano al massimo la loro ferocia musicale, per poi procedere nella successiva Shadow-Blade Masters Of tempest And Maelstorm brano marchiato dai continui cambi di tempo e di atmosfere, specialità in cui gli Incantation son dei veri e propri insegnanti. Scribes Of The Stygian procede invece su binari marcatamente doom, i riff ossessivi e claustrofobici rendono questo brano estremamente monolitico e mastodontico. Giungiamo ora a Unborn Ambrosia il brano più lungo dell’intera tracklist, con estrema maestria la band crea una vera gemma oscura in cui racchiude tutta la sua essenza musicale, per poi sfociare in Fury’s Manifesto altro brevissimo brano ai limiti del brutal, intriso di ferocia, il titolo è perfettamente riassuntivo: siamo di fronte a un manifesto di furia. Nella conclusiva Siege Hive i ritmi rimangono altissimi e dopo un breve assolo iniziale la band procede inarrestabile con un mood veramente trainante dalla chiusura quasi claustrofobica tra elaborati passaggi di batteria, feed di chitarra e profondi growl del leader McEntee.
Sect Of Vile Divinities è quindi un disco estremamente diretto e brutale nel quale oltre al consueto trademark del combo newyorkese troviamo un’innovata infusione di tecnica da parte di ogni musicista e, grazie ad una pulizia acustica a livello di mixaggio possiamo percepire tutte le sfumature dei vari arrangiamenti. Nella composizione dei brani pur rimanendo fedeli alla loro linea gli Incantation non cadono nel ripetersi, la proposta musicale suona fresca e procede veloce per tutta la durata dell’album, grazie anche ad una struttura della tracklist ottimamente pensata, siamo al cospetto di una rinnovata dimostrazione dell’insieme dei motivi per cui questa band è agli apici della scena da anni e a ben vedere e sentire è facile capire perché siano effigiati con il titolo di maestri. Una nuova perla nera da incastonare alla loro pluriennale discografia.
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10
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Uno dei migliori della loro discografia. Inoltre mi sembra che questo e il seguente (a proposito, quando lo recensite?) abbiano una produzione decisamente più pulita (che per qualcuno può essere un difetto, dato il genere...). Anche l\'artwork è un po\' diverso. Comunque una certezza. |
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7
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Altro gran bell’album. Si confermano per l’ennesima volta dei maestri. Tra pezzi sparati, mid tempos e i classici peculiari rallentamenti, col loro sound sempre bello marcio si confermano una sicurezza da 30 anni (nella loro discografia è difficile trovare veri passi falsi). Voto 81 |
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6
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Benone, si confermano in una seconda giovinezza, anche se non si mai tanto appannati. Voto 80. |
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5
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Ennesimo grande album di queste leggende viventi del death metal |
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4
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non vedo l ora di sentirlo, le anticipazioni erano di altissimo livello |
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3
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Massimo ai primi di settembre sarà mio, non ascolto niente vado a scatola chiusa, mai sbagliato un colpo in 30 anni. |
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2
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Altro acquisto che posso far ad occhi chiusi. Non deludono mai (come gli "Immolation") e son imperdibili e devastanti da vedere on-stage! |
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1
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Grandissima band,dovrebbe stare ai vertici del Death metal insieme agli altri grandi. Sfornano ancora ottima musica dopo più di 30 anni. Eroi |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Ritual Impurity (Seven Of The Sky Is One) 2. Propitiation 3. Entrails Of The Hag Queen 4. Guardians From The Primeval 5. Black Fathom’s Fire 6. Ignis Fatuus 7. Chant Of Formless Dread 8. Shadow-Blade Masters Of Tempest And Maelstrom 9. Scribes Of The Stygian 10. Unborn Ambrosia 11. Fury’s Manifesto 12. Siege Hive
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Line Up
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John McEntee (Voce, Chitarra) Sonny Lombardozzi (Chitarra) Chuck Sherwood (Basso) Kyle Severn (Batteria)
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