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19/04/24
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The Tangent - Auto Reconnaissance
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30/08/2020
( 1877 letture )
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Supergruppo neoprogressive creato da Andy Tillison, Sam Bayne (ex membri dei Parallel or 90 Degrees) e da militanti dei The Flower Kings, i The Tangent costituiscono una delle realtà più interessanti nella scena prog rock internazionale. Il loro sound attinge a generi che variano dal jazz fusion al funk, dal progressive rock stile Emerson, Lake & Palmer alla dance elettronica. Il leader del gruppo Andy Tillison ha affermato di rifiutare di accettare che il progressive rock sia una sorta di pezzo da museo, definendolo invece un movimento vivente che respira e che gode anche di un futuro, oltre che di un passato e del presente. Non teme quindi contaminazioni pop, R&B, hardcore punk per coronare un vero e proprio catalogo di biodiversità di cui il prog sembra essere il comune denominatore. La formazione della band ha subito molti cambiamenti, dunque ciò ha sicuramente contributo alla variatio che il gruppo vanta. La sperimentazione è scherzosa, la dimensione del gioco e dello humor emergono dai pezzi senza che questo comprometta la percezione dell'impegno presente in ogni composizione. La lievemente malinconica leggerezza caratterizza effettivamente molti gruppi progressive influenzati dagli anni '70 i quali non hanno bisogno di eccessiva drammaticità o epicità per risultare talentuosi o virtuosi, come il flauto di Ian Anderson dei Jethro Tull nei momenti in cui ricorda un cantastorie.
Auto Reconnaissance è un album che riflette in pieno questo manifesto: nei sette brani che lo compongono si alternano veri e propri eventi musicali che propongono gli immaginari più diversi, condensati coerentemente all'interno dei singoli pezzi. L'opening track Life On Hold rappresenta un esordio che si impone gradualmente. Le tastiere e il basso sono dei punti di forza, l'organo in stile seventies è particolarmente brioso. Gli accordi di chitarra elettrica creano tensione insieme alla voce nelle strofe, ottenendo così in generale un brano dinamico da una struttura facilmente percorribile. Jinxed in Jersey è una suite di quindici minuti in cui si racconta una vera e propria storia. Inizialmente la voce segue le progressioni di accordi della tastiera e segue un gusto rètro; il pezzo, però, muta. Si susseguiranno parti in cui la voce parla e gli strumenti divagano serenamente quasi in sottofondo, parti hard rock e beat contemporanei. La narrazione assume la forma di un'allucinazione, grazie anche ai fiati suonati da Theo Travis (il quale ha collaborato, tra gli altri, con Robert Fripp e Steven Wilson). È davvero interessante analizzare gli incastri tra le voci e gli strumenti, i momenti psichedelici che la storia supporta anche visivamente. La performance straripa dal brano musicale, diviene irriducibile. Il terzo pezzo Under your Spell è più contenuto e regolare. La batteria si mantiene costante, la tastiera riesce ad emanciparsi dall'essere un mero accompagnamento prevedibile e aggiunge degli effetti sporadici. Anche in questo caso i fiati sono degni di nota. The Tower of Babel ha un impianto funk che fuoriesce soprattutto nel ritornello. Le tastiere vintage danno l'idea di un suono dalla forma di una sfera, animata dalla vivacità degli altri strumenti. Segue poi Lie Back & Think of England, composizione che sfiora la mezz'ora di durata. Il tono che prevale è l'attitudine riflessiva e nostalgica che talvolta può sfumare in altro, restando però il tetto sotto cui si svolge il brano. I cambi sono scalari, seguono le svolte intraprese dal flusso di pensieri della voce. Intorno alla metà del pezzo le parti esclusivamente strumentali ravvivano il clima di piattume che altrimenti rischiava di instaurarsi, presentando degli ottimi assoli. Viene seguito una specie di crescendo molto ordinato per cui si sfocia in labirinti dal gusto prog anni '70- sia nei momenti più densi, sia in quelli più distesi, ad esempio quando l'organo mantiene un lungo accordo su cui si stagliano basso e chitarra che dialogano in modo fitto e compatto mentre la batteria alle pelli aggiunge piano piano i piatti. Il pianoforte conclude delicatamente il tutto. Si giunge così a The Midas Touch, brano molto catchy dalle note soul. L'ultimo pezzo nonché bonus track Proxima è sincretico: all'atmosfera ambient se ne somma una jazz, una psichedelica, nonché tonalità che si collocano in mezzo alle diverse demarcazioni. A condurre la trasformazione può essere la linea di basso così come la tastiera o i fiati.
Auto Reconnaissance è un album davvero gradevole per la prolificità di influenze. In alcuni punti risulta prolisso ma mai troppo, in quanto nel momento in cui si sta rimarcando eccessivamente una medesima parte sopraggiunge un elemento di novità che la amplia. Andy Tillison riesce ad approfondire ogni direzione che ha individuato, rinnovando così l'intera concezione che si può avere di un genere.
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2
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buon disco questo nuovo dei The Tangent. Sostanzialmente sulla falsariga dei precedenti , anche questo lavoro si lascia ascoltare piacevolmente, benchè in certi momenti mi appaiono un tantino autoindulgenti (ma è un vezzo tipico di parecchi gruppi 'prog'). Qui di 'Hard' ve n'è ben poco e il disco potrà piacere agli estimatori del 'progressive' contaminato con il pop e il funk (di "dance elettronica" invece, come leggo in recensione, non v'è traccia). Album interessante, ben suonato e ben prodotto. voto 75\100
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1
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Buon disco, coerente con gli ultimi The Tangent, fortemente lanciati sul versante fusion della loro proposta. 77 |
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INFORMAZIONI |
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Tracklist
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1. Life On Hold 2. Jinxed In Jersey 3. Under Your Spell 4. The Tower Of Babel 5. Lie Back & Think Of England 6. The Midas Touch 7. Proxima
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Line Up
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Andy Tillison (Voce, Tastiere) Luke Machin (Chitarra) Theo Travis (Sax, Flauto) Jonas Reingold (Basso) Steve Roberts (Batteria)
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RECENSIONI |
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