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Scars - Predatory
09/09/2020
( 817 letture )
La storia degli Scars è davvero particolare. Il loro percorso è stato, a dir poco, accidentato. Una band che non si è smarrita neppure di fronte ai tanti no ricevuti e che non ha mai perso la fede anche quando gli anni passavano ed il telefono non squillava. Nel 1994 iniziarono a farsi conoscere grazie alla pubblicazione dello split Ultimate Encore, pubblicato dalla Encore Records e che dava la possibilità a tre band brasiliane emergenti -Scars, Zero Visionz e Distraught- di incidere quattro brani a testa. Quello split fu fortunato per gli Zero Vision che, messi sotto contratto dalla Roadrunner Records, pubblicarono il primo dei loro due l.p. (Acrid Taste). Ai Distraught andò parzialmente bene perché si accasarono con la stessa Encore e nel 1998 esordirono in studio incidendo Nervous System.

Di quella triade brasiliana i meno fortunati furono proprio gli Scars che, dopo la pubblicazione dello split, scomparvero dalla scena, riaffacciandosi solo nel 2005 con l’uscita di un e.p. dal titolo The Nether Hell. Il lavoro non ebbe un grande seguito, così che pure questa volta nessuna casa discografica si fece avanti. Ed allora nel 2008 si autofinanziarono e decisero di pubblicare in maniera indipendente il primo full-length da titolo Devilgod Alliance. L’uscita di quel lavoro lasciò tutto invariato. Nessuno busso alla porta per consentire agli Scars di proseguire la carriera. Tuttavia le performance live andavano bene e, si sa, i fans brasiliani sanno riscaldarti il cuore come pochi, tanto che i ragazzi proseguirono nelle loro performance, invitati alle manifestazioni ed ai festival sudamericani. Magari erano lì a suonare per primi, forse alle dieci del mattino. Eppure c’erano. Una caparbietà invidiabile e fuori dal comune. Proprio per dare sostanza all’attività live, nel 2019, venne fuori un cd live dal titolo Armageddon on Tour 2019, ancora una volta autoprodotto. Ed eccoci qui, in questo indimenticabile 2020: la Brutal Records dà una chance ai nostri brasiliani, autori di Predatory. La cover è ben curata. Il moniker campeggia su di un teschio il cui cervello è un mondo in fiamme. Una copertina apocalittica che ha il pregio di rappresentare graficamente il senso delle liriche, improntata alla morte ed allo spiritualismo più sinistro. La musica proposta è fondamentalmente votata tanto alla scuola thrash americana quanto a quella europea. Il merito è di aver saputo fondere la brutalità dei primi Kreator, a cui inevitabilmente si ispirano, allo stile Testament che albeggia in numerosi passaggi. Il fatto che la carriera dei ragazzi di Sao Paulo sia stata complicata per i motivi che sopra abbiamo richiamato li ha resi più forti, spingendoli verso sonorità ricercate, ma al contempo di immediato impatto. Con gli ascolti che si sono fatti fitti, il credito di Predatory è andato via via crescendo. L’approccio è stato sospettoso perché ero certo di dovermi nuovamente confrontare con la solita band brasiliana ispirata al canovaccio di Max Cavalera e delle sue creature. Ed invece no. Qualcosa dei Sepultura compare qua e là (come, ad esempio, nella ritmica del drumming durante l’esecuzione di Sad Darkness of the Souls o della title track), ma non c’è fortunatamente quella continua rincorsa a scimmiottare i connazionali più bravi e più conosciuti. La title track che apre il lavoro è un classico pezzo thrash old style. Ritmica serrata che alterna buone accelerazioni. These Blood Days ha velocità e lascia spazio a buoni spunti esecutivi (il virtuosismo della lead guitar di Thiago Oliveira). Uno dei brani di punta è Ghostly Shadows che si impone come apice roccioso dal quale emergono un buon palm-muting ed una ritmica convincente. Si tratta di una composizione di fattura al di sopra della media tanto da averne meritato decine di ascolti. Il lavoro dissonante delle chitarre è perfetto durante l’esecuzione di The 72 Faces of God, brano che recupera qualche passaggio che ha reso gloria gli Angra. La voce di Regis F. si ispira a quella di Mille Petrozza, una timbrica sporca che si sposa perfettamente con il genere proposto. Anche Armageddon ha muscolo e forza. È un brano coinvolgente con una parte centrale furibonda, al pari del suo titolo.

Non siamo di fronte al capolavoro; Predatory è un cd discreto la cui grande forza è quella di premiare la voglia di suonare questo genere, con orgoglio. Se non lo avessero avuto, l’orgoglio, degli Scars avremmo perso le tracce ancor prima di sapere della loro esistenza.



VOTO RECENSORE
74
VOTO LETTORI
52.28 su 7 voti [ VOTA]
d.r.i.
Venerdì 11 Settembre 2020, 12.07.12
1
Grazie Maxmad della recensione, li sto ascoltando ora su bancamp e devo dire davvero bravi. Darò successivamente il voto ma sicuramente si attesterà sul tuo o qualcosa di più. Unica pecca, non so se a causa dello streaming, a volte le chitarre sparano alto e distorce un pochino.
INFORMAZIONI
2020
Brutal Records
Thrash
Tracklist
1. Predatory
2. These Bloody Days
3. Ancient Power
4. Sad Darkness of the Soul
5. The Unsung Requiem
6. Ghostly Shadows
7. The 72 Faces of God
8. Beyond the Valley of Despair
9. Violent Show
10 Armageddon
11 Silent Force
Line Up
Regis F. (Voce)
Thiago Oliveira (Chitarra)
Alex Zeraib (Chitarra)
Marcelo Mitchè (Basso)
Joao Gobo (Batteria)
 
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