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Dissonance - Look to Forget
19/09/2020
( 483 letture )
Possiamo affermare che l’Europa dell’est, ad esclusione forse della Polonia, non sia stata una delle zone più floride per il metal estremo in termini di nomi e uscite di grande spessore durante gli anni Novanta. O per meglio dire, se in alcuni casi la qualità non manca, talvolta con esiti sorprendenti, come nel caso dei Dissonance di cui tratteremo oggi, tuttavia è innegabile che non sia pervenuta una grande diffusione della musica prodotta. Questo, di fatto, ha portato alla formazione di una scena sterminata costellata di tantissimi piccoli nomi che per mille motivi non hanno mai riscosso il successo dei nomi di spicco, ma almeno hanno ricevuto una grande attenzione dalla maggior parte degli appassionati di musica estrema.

I Dissonance, band slovacca con un paio di album all’attivo, sono un esempio di quanto detto: musicisti che sulla carta avevano i numeri giusti per farsi notare, ma relegati al ruolo di semplici comparse all’interno di un calderone pieno zeppo di nomi e destinati praticamente all’oblio. Nonostante abbiano debuttato con Look to Forget nel 1994, in una delle annate chiave per lo sviluppo del death metal, il quartetto è praticamente sparito subito dopo, non prima di aver registrato un secondo lavoro. Dal punto di vista strettamente musicale c’è poco da dire. La musica dei Dissonance è inquadrabile come un death metal tecnico di stampo statunitense sulla scia di Human dei Death ( e ciò fa pensare nuovamente a quanto Chuck Schuldiner fosse influente e all’avanguardia ai tempi), ma con un growl che può ricordare vagamente il primo Luc Lemay dei Gorguts ai tempi di Considered Dead. Il più grosso complimento che si possa fare a Look To Forget è quello di aver di fatto dato origine ad un Human parte seconda: in otto tracce tutto richiama alla memoria l’opera quarta di Evil Chuck da riffing compatto, serrato e nervoso, ai fluenti assoli melodici, ai morbosi rallentamenti d’atmosfera. Per non parlare poi della sezione ritmica chiaramente ispirata alla tecnicissima accoppiata Steve Di Giorgio/Sean Reinert, con tanto di coltre fittissima di doppio pedale e drum fills sincopati lanciati a velocità folli. Da segnalare tra gli episodi migliori Mankind, Possessed By Desire, Insane Reality e la conclusiva The Limited Space perché ben rappresentano quanto detto fino ad ora piazzando di tanto in tanto idee intelligenti, ben eseguite e non necessariamente manieristiche nonostante la chiara fonte d’ispirazione.

Se preso considerando il contesto storico e la scena metal dell’epoca nel suo complesso, tenendo conto soprattutto dei gruppi internazionali, Look To Forget dei Dissonance risulta poco più che un lavoro di bottega preformato da onesti artigiani, certamente capaci ma legati a stilemi che per assurdo nel 1994 erano già archiviati e ormai in via di espansione verso nuovi orizzonti. Se invece consideriamo i Dissonance come un caso isolato, all’interno di una scena vastissima ma che per forze di cose era ancora poco conosciuta (ricordiamo che nel 1994 internet non era nemmeno lontanamente il pozzo d’informazione senza fine che è oggi), il debutto degli slovacchi risulta ai nostri occhi, e soprattutto alle nostre orecchie, un piccolo miracolo di ortodossia metallica vecchia maniera che sicuramente diletterà chi è cresciuto con i Death e in generale con l’old school. La verità, come si suole dire in questi casi, sta nel mezzo.



VOTO RECENSORE
74
VOTO LETTORI
71.5 su 2 voti [ VOTA]
gianmarco
Martedì 22 Settembre 2020, 13.42.25
1
tornati nel 2014 con un album di variazioni su 2poemi di Aleister Crowley.
INFORMAZIONI
1994
Czech Panorama
Death
Tracklist
1. Right To Submit
2. Invisible
3. Mankind
4. Candid Condolence
5. Feelings
6. Possessed By Desire
7. Insane Reality
8. The Limited Space
Line Up
Marian Misik (Voce, Basso)
Marius Kadk (Chitarra)
Vladimir Mitunik (Chitarra)
Pavol Jambor (Batteria, Tastiere, Violoncello)
 
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