|
20/04/24
THE OSSUARY
CENTRO STORICO, VIA VITTORIO VENETO - LEVERANO (LE)
|
|
|
22/09/2020
( 630 letture )
|
Direttamente dalle fredde lande norvegesi (per la precisione dalla città di Sandnes) ecco giungere una band dal nome invero impronunciabile, ma dall'attitudine interessante: loro sono gli Ormskrik, si sono formati nel 2015 e, dopo alcuni singoli e tanta pratica, ci consegnano ora il primo, omonimo album di una carriera che ci auguriamo essere lunga e proficua. Non diciamo questo soltanto per “cortesia”, ma proprio perché il loro debutto, un concentrato di black e thrash metal in pieno stile nordico, ci ha convinti.
Le danze sono aperte da Occultness, traccia che mostra da subito sia l'abilità tecnica e compositiva dei nostri, sia la buona (seppur non sfavillante) produzione ad opera della Fyskisk Format Records. Il cantante Gjøran Bårdsen strilla che è un piacere, alternando un buon scream ad un growl leggermente meno convincente, mentre i suoi compagni di band pestano a dovere, alternando bene parti più thrash a sfuriate tipicamente black. Non siamo di fronte ad un'opera trascendentale, ma i ragazzoni suonano bene e con convinzione: Destroyer of Worlds è decisamente più lunga della brutale opener e, come era facile immaginare, punta più sul thrash che sul black, con i chitarristi che macinano riff tipici del genere; verso la metà, in compenso, si assiste ad un sorprendente rallentamento melodico (i Metallica di Master of Puppets ringraziano) che, per quanto spiazzante, centra il bersaglio, consentendo poi alla canzone di decollare nuovamente senza stancare l'ascoltatore. Oblation, nella sua brevità, costituisce una sorta di intro della velocissima, assassina ed assai entusiasmante March of the Dead, una rasoiata di puro thrash vecchia maniera sormontata dall'ugola del cantante, qui autore di una delle migliori performance su disco. Descent to Madness vede i nostri variare ancora un po' la formula, addentrandosi in un mood più oscuro ed oseremmo dire lovecraftiano, che non rinuncia comunque ad assestare un colpo thrash/black come si deve. Ciò che stupisce di questo album, come detto poc'anzi, è la capacità dei nostri di aggiungere di volta in volta qualche spezia al piatto, facendolo risultare saporito senza dare troppa noia al palato; peccato che la successiva Deathwind sia una delle canzoni più deboli del lotto, pur essendo comunque un pezzo ben composto. Con Vegen Til i norvegesi propongono nuovamente un bell'intermezzo melodico in stile Dimmu Borgir prima maniera, che costituisce però (prevedibilmente) il preludio ad una canzone nuovamente veloce e priva di compromessi quale Helheim, una delle migliori composte dai nostri, che ci fa dimenticare il mezzo passo falso di Deathwind. The Morbid Arrives presenta una prima parte un po' debole, ma si fa a sua volta perdonare nella seconda, ben più convincente; ci avviciniamo alla fine e, per congedarsi, gli Ormskrik propongono prima la lugubre Hecatomb (con un titolo così, del resto...) e poi Eye for an Eye, nella quale tutti, a partire dal cantante, che lacera le proprie corde vocali, danno per l'ultima volta il massimo.
Ormskrik è un esordio che vale la pena tener d'occhio e pure d'orecchio: pur non inventando nulla, questi cinque norvegesi sanno davvero il fatto loro, avendoci regalato un disco thrash/black di squisita fattura e gradita violenza, con alcuni pezzi davvero ottimi ed un livello medio elevato. Non vediamo già l'ora di ascoltare il prossimo.
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
INFORMAZIONI |
|
|
|
|
|
Tracklist
|
1. Occultness 2. Destroyer of Worlds 3. Oblation 4. March of the Dead 5. Descend to Madness 6. Deathwind 7. Vegen til 8. Helheim 9. The Morbid Arrives 10. Hecatomb 11. Eye for an Eye
|
|
Line Up
|
Gjøran Bårdsen (Voce) Anders Skjæveland (Chitarra) Tormod Hansen (Chitarra) Erik Bakke (Basso) Kristoffer Fikstvedt (Batteria)
|
|
|
|
RECENSIONI |
|
|
|
|
|